Ermitage segreto

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Il Museo Statale dell’Ermitage, che occupa alcuni dei più bei palazzi sulla riva del fiume Njeva, possiede un fascino che cresce man mano che si percorrono sale e gallerie.Alla fine del nostro percorso, dopo alcune ore, avendo visitato varie decine di sale piene di quanto di meglio ha prodotto l’arte europea dei secoli scorsi, ci viene in mente di chiedere alla nostra accompagnatrice del Servizio Stampa di visitare la sala dove si trovano alcune opere di Michelangelo. È chiusa – ci risponde – per mancanza di personale. Ma con una gentilezza sorprendente si dà subito da fare e, dopo una telefonata, ci conduce ad una porta che ci viene aperta. Al centro di una grande sala, in cui la temperatura piacevole fa capire che l’impianto dell’aria condizionata non è costretto a lottare con le folle dei visitatori, sta la statua del Ragazzo rannicchiato: un Michelangelo segreto.Almeno in questi giorni. Non è stata l’unica sala che hanno fatto aprire appositamente per noi. All’Ermitage lavorano circa duemila persone e proprio quest’anno del centenario, assediato com’è dai turisti, il museo mette alla prova le capacità di ciascuno. Ogni sala deve avere un sorvegliante. Il lavoro è pagato poco e viene svolto in genere da pensionati che arrotondano in questo modo il budget familiare. Capita così che, per l’assenza di qualcuno, non sia possibile tenere aperte tutte le sale. Oltre a ciò, nel Palazzo d’Inverno, che un tempo accoglieva la famiglia reale russa, ci sono sempre lavori di restauro in corso. Quest’anno, poi, il museo ha cercato di prepararsi al giubileo dei 300 anni della fondazione di San Pietroburgo con l’apertura di nuovi reparti. Ma alcuni degli spazi appena restaurati restano chiusi, sempre per problemi di personale. Quel tanto che non si vede Come altri grandi musei, l’Ermitage obbliga a fare delle scelte su quello che si può vedere in una visita limitata nel tempo. Eppure viene esposto al pubblico solo il 7 per cento dei circa 3 milioni di opere d’arte che costituiscono il fondo del museo. Secondo Larissa Aerova, direttrice del Servizio Stampa dell’Ermitage, una delle attuali battaglie è di avere nuovi spazi per potere aprire altre esposizioni. Attualmente il museo occupa, oltre al Palazzo d’Inverno, co- struito da Bartolomeo Rastrelli per l’imperatrice Elisabetta Petrovna, anche i palazzi annessi: Piccolo Ermitage,Grande Ermitage e Nuovo Ermitage. Recentemente, poi, sono stati messi a disposizione del museo il palazzo Menscikov e una parte del Quartier Generale, la grande caserma dei tempi imperiali che sta dall’altra parte della piazza dove attualmente vengono allestite le esposizioni temporanee. Ma esiste già un grosso progetto per trasformarlo in un edificio attrezzato modernamente per ospitare un museo d’alto livello. Quest’anno, inoltre, è stato inaugurato il nuovo deposito di conservazione del fondo, situato nella periferia della città, dove saranno custodite le opere che non trovano posto nelle sale d’esposizione. Si tratta di un edificio di 16 mila metri quadri, attrezzato con la tecnologia più moderna per la creazione di un microclima adatto alla conservazione dei quadri. Ma attualmente nel Palazzo d’Inverno ci sono ancora depositi di conservazione, dove si trova un’enorme quantità di opere. La nostra curiosità ha trovato però la comprensione del Servizio Stampa ed abbiamo avuto così la rara opportunità di vedere una di queste segrete dell’Ermitage. Proprio dalla sala dove sono esposte le sculture del Canova, una porta ci apre il passaggio a quelle che un tempo dovevano essere delle scale di servizio del palazzo imperiale.Al piano superiore ci aspetta un collaboratore scientifico del museo, che si presenta semplicemente come Slava, un vezzeggiativo che spesso si usa in Russia. Ci spiega che lui, avendo a suo carico solo la pittura spagnola dei secoli XVII e XVIII, deve limitarsi a farci vedere quei quadri. Ci conduce in una grande stanza occupata da decine di grandi pareti scorrevoli verticali che lui incomincia a estrarre, premurandosi di commentare ogni opera. Questa Madonna è di Cerezo, ed è un originale che in alcuni cataloghi era considerato perduto fino a poco fa…. Quel ritratto è di Velázquez…. Questi sono di Murillo. Alla nostra domanda sulle possibilità che ha il museo di esporre alcuni di questi lavori, Slava ci racconta che 20 anni fa hanno organizzato un’esposizione su Murillo, e solo allora alcuni di questi quadri vennero esposti. L’Ermitage è dotato anche di officine di restauro specializzate per le diverse tecniche ed epoche, dalla pittura medioevale alla tempera, alla pittura su tela, ai disegni e carboncini; e addirittura di un’officina di restauro e riparazione di meccanismi, che si occupa soprattutto di orologi e strumenti musicali. Con l’aiuto degli amici Il museo si mantiene per il 50 per cento con i sussidi dello stato, mentre il restante 50 per cento deve trovarlo con l’aiuto di sponsor. Ce ne parla Larissa Aerova, aggiungendo che l’Ermitage ha attualmente molti sponsor e club di amici, che danno la possibilità di intraprendere nuove iniziative, lavori di restauro e azioni d’interscambio con altre grandi organizzazioni culturali a livello mondiale. Ci ricorda l’esempio della Banca Intesa di Milano, che ha finanziato il restauro delle sale del Rinascimento Veneziano, riaperte per l’occasione dei 300 anni di San Pietroburgo. Negli ultimi anni si sono fatti avanti anche molti sponsor russi.Tra questi ha un posto di rilievo la compagnia Interros dell’ex-ministro Vladimir Potanin, che ha recentemente regalato al museo il famoso ed enigmatico Quadrato Nero del pittore minimalista Kazimir Malevic.Ci sono poi diversi club di amici dell’Ermitage all’estero, che regolarmente collaborano con le iniziative del museo. Nello stesso Palazzo d’Inverno si è trovato spazio per allestire nuove iniziative commerciali, un tempo inusuali qui. Sono aumentati i negozi dove si vendono non solo le tradizionali guide del museo, ma anche copie delle opere più ricercate, porcellane uguali a quelle usate dalla famiglia reale e addirittura repliche di alcuni dei mobili che arredavano i palazzi della corte russa. Sopravvissuto a rivoluzioni e cambiamenti politici, l’Ermitage affronta le sfide di una Russia che, a modo suo, tende verso un’economia liberale. LE ORIGINI DEL MUSEO Due anni dopo la sua ascesa al trono, nel 1764, l’imperatrice Caterina II la Grande acquistò la prima grande collezione, composta di 225 quadri, soprattutto di autori fiamminghi e olandesi, che un commerciante di Berlino (Johann Ernst Gotzkowski) aveva raccolto per il re Federico II di Prussia, il cui tesoro, dissanguato da una lunga guerra, non era più in grado di sostenere spese di questo genere. Da allora il palazzo si è continuamente arricchito di nuovi tesori d’arte che Caterina faceva cercare in tutta Europa. Secondo Viacjaslav Fjodorov, conservatore del reparto di Storia e Cultura della Russia dell’Ermitage, Caterina II è da considerare tra i cinque più grandi collezionisti d’arte a livello mondiale. L’imperatrice non badava a spese. L’acquisto della collezione di Robert Walpole, primo ministro britannico e grande collezionista di arte, nel 1779, dopo la sua morte trovò l’opposizione del governo inglese, che non voleva uscissero dall’Inghilterra quelle opere uniche. Ma Caterina offrì una tale somma di denaro che gli eredi riuscirono a rimuovere i divieti del governo. Nel 1783 il catalogo dei quadri contava già 2658 opere. In una lettera a M. Grimm, nel 1790, l’imperatrice scriveva: Il mio museo nell’Ermitage contiene, oltre ai quadri e alle opere di Raffaello, 38 mila libri, quattro stanze piene di disegni, diecimila pietre lavorate… . Ed era solo l’inizio.

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