Ermanno Olmi e Ipotesi Cinema
La figura di Ermanno Olmi si distingue nell’universo del cinema italiano per la capacità di guardare i moti invisibili dell’animo umano, l’attenzione al vissuto quotidiano e la disponibilità a seguire il cammino formativo dei giovani registi. Elisa Allegretti e Giancarlo Giraud, operatori culturali ed esperti di linguaggio cinematografico, hanno voluto dedicare al regista de L’albero degli zoccoli una monografia dal titolo Ermanno Olmi/ l’esperienza di Ipotesi Cinema, edita dalla genovese Le Mani in collaborazione con i Cinecircoli Giovanili Socioculturali. Olmi, che ha dato capolavori alla nostra cinematografia – basti ricordare, oltre al già citato L’albero degli zoccoli (1977), Il posto (1961), I fidanzati (1963), La leggenda del santo bevitore (1998) e l’ultimo Il mestiere delle armi (2001) – è diventato con la creazione del laboratorio “Ipotesi Cinema” un maestro per tanti giovani desiderosi di avventurarsi nel difficile mondo della cinematografia. Esperienza unica in Italia, quella di “Ipotesi Cinema”: nata nel 1982 a Bassano del Grappa, è portata avanti da Olmi con un gruppo di cineasti, eterogeneo per età, esperienza, capacità, idee, linguaggio, stile; omogeneo per anticonformismo, rifiuto del falso, dello stereotipo, per curiosità e rispetto della realtà come essa è, per il desiderio di originalità, autenticità, novità. E proprio da questa “eterogeneitàomogeneità ” scaturisce la dinamica formativa di “Ipotesi Cinema”, attraverso un percorso che privilegia il confronto e la verifica delle proprie idee. Tutta l’esperienza di Olmi si è intersecata con quella di “Ipotesi Cinema”, dove imparare ad usare la macchina da presa era secondario rispetto alle relazioni umane e artistiche. Questa delle relazioni umane è stata la motivazione profonda di Olmi, non solo per la “scuola” di Bassano ma anche per ogni suo progetto cinematografico, nel quale la dimensione del rapporto umano precedeva ogni aspetto tecnico. Di qui si comprende come egli abbia potuto realizzare capolavori con gente semplice e per niente orientata alla cinematografia e con grandi attori professionisti. Dice Olmi: “Anch’io sfrutto l’interprete, ma non in quanto attore, ma in quanto persona, e a questa persona chiedo non l’aspetto esteriore ma la sua vita, per cui egli viene coinvolto privatamente… La persona che viene coinvolta in un mio film si presenta con la propria pelle. Di que- sta persona io colgo le azioni che essa farà spontaneamente senza la mediazione dell’artificio dell’attore”. Il libro ci permette di entrare nella vita di Olmi non tanto attraverso un percorso critico dei suoi numerosi film, ma attraverso una serie di interviste a persone che hanno lavorato con lui, da Mario Brenta autore dei film Maicol (1989) e Barnabo delle montagne (1994), a Giuseppe Piccioni autore di film di grande impatto come Fuori dal mondo (1999) e Luce dei miei occhi (2001). Dice Piergiorgio Gay, regista emergente del cinema italiano, assistente di Olmi per molti anni e tra i fondatori di “Ipotesi Cinema”: “Quello che si impara a lavorare con lui non è tanto la tecnica (in realtà con lui non è che chiacchieriamo di cinema, anzi parliamo in generale delle cose): uno impara ad essere qualcuno come persona e come essere umano e credo che questo sia fondamentale quando vuoi esprimerti attraverso un libro o un film; se prima non c’è questa presa di posizione sulla realtà, una riflessione su quello che si vede, trovo difficile fare questo lavoro. Io ho imparato questo”.