Erdogan ad Atene, una visita storica finita male

Su invito greco, ma forzato da parte turca, il presidente di Ankara pare aver fatto naufragio al Pireo. Un crescendo di tensione, offese e provocazioni, la richiesta di revisione del Trattato di Losanna del 1923…
Recep Tayyip Erdogan e Alexis Tsipras

Dopo 65 anni un presidente turco si è recato in visita ufficiale in Grecia, ma le cose non sono andate forse come lui sperava. I problemi sono cominciati già nel volo verso Atene. Entrando nello spazio aereo greco, tre aerei F-16 sono decollati per accompagnarlo fino all’aeroporto di Atene, secondo il protocollo. Ma il pilota turco ha chiesto ai piloti greci di allontanarsi, perché non aveva bisogno del loro aiuto. Ma i piloti greci hanno continuato a fare il loro lavoro secondo gli ordini e il protocollo. Quindi, arrivato all’aeroporto, Erdogan ha impiegato venti minuti per scendere, mentre ad esempio Obama si era sbrigato in cinque minuti.

Le misure di sicurezza erano incredibili, mentre solo poche settimane fa Macron aveva passeggiato con sua moglie lungo via Ermou, la strada più affollata di Atene, senza particolari misure di sicurezza. Nei “palazzi”, Erdogan ha iniziato subito a provocare gli interlocutori: ha rimproverato Tsipras perché, secondo lui, gli aveva promesso l’estradizione dei piloti turchi arrestati mesi prima ma non l’aveva fatto, criticando per di più il sistema giudiziario greco perché i giudici della Corte Suprema avevano negato l’estradizione. Come se non bastasse, ha da subito messo in dubbio il Trattato di Losanna che tra l’altro aveva stabilito I confini tra I due Paesi. In più ha messo sul piatto della bilancia la questione della minoranza turca in Tracia che, secondo lui, non ha lo stesso livello di sviluppo di altre regioni greche.

Bruxelles, Berlino e Washington hanno commentato che il diritto internazionale deve essere rispettato e che la revisione di un Trattato internazionale è fuori discussione. Bruxelles ha sottolineato che un Paese candidato a entrare nell’Unione europea deve rispettare le convenzioni e che i giudici greci devono essere rispettati, soprattutto da un presidente che ha messo in prigione più di 400 giudici senza accuse precise.

La visita ha provocato tensioni anche tra le forze politiche. L’opposizione ha accusato il governo per aver invitato il presidente turco nel momento in cui si conoscevano le sue posizioni e intenzioni.

La stampa ha avuto pane per i suoi denti. Certi analisti politici hanno sostenuto che Erdogan ha mantenuto un tale atteggiamento provocatorio a fini interni turchi. Altri hanno visto nel suo comportamento l’intenzione di non lasciare la Grecia avere un suo ruolo nell’accesso della Turchia nella Ue. Altri ancora hanno osservato come il governo abbia sottovalutato le intenzioni del presidente turco e abbia considerato la visita come una occasione di ristabilire e migliorare le relazioni bilaterali. E non manca chi sostiene che questa sia stata una visita inutile e pericolosa.

Probabilmente tutte queste analisi hanno una loro parte di verità. Rimane il fatto che le relazioni bilaterali non sono migliorate dopo una visita che pur ha avuto un suo carattere storico. È semplicemente avvenuta. E di questo non si potrà non tenerne conto.

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