Equitalia chiude nel 2017: che succederà?
Finalmente pubblicato su Gazzetta Ufficiale l’attesissimo decreto fiscale n. 193/2016 collegato alla Legge di Stabilità che sarà approvata entro fine anno. Tra le principali novità arriva l’ufficializzazione della chiusura – entro giugno prossimo – di Equitalia, e la sanatoria sulle cartelle di pagamento emesse tra il 2000 e il 2015.
Il decreto legge, contenente tutta una serie di disposizioni urgenti in materia fiscale, è entrato immediatamente in vigore. Con la chiusura di Equitalia il governo intende incoraggiare gli evasori a regolarizzare la propria posizione così da recuperare le somme che spettano al Fisco e, conseguentemente, rimpinguare le casse dello Stato. Il nostro Presidente del Consiglio ha ricordato che Equitalia è nata da un’idea giusta, ma il modello su cui si è sviluppata è stato inutilmente polemico nei confronti dei cittadini, altamente vessatorio. Invece, sempre secondo Renzi, il nuovo meccanismo di riscossione che entrerà in vigore da luglio del prossimo anno, prevede di recuperare le somme senza scatenare una guerra contro i contribuenti.
Dal primo luglio del 2017 i compiti di riscossione passeranno quindi ad un nuovo ente pubblico economico, chiamato “Agenzia delle Entrate – Riscossione o Equientrate”, che rappresenterà però solo una soluzione transitoria fino alla completa unificazione con l’Agenzia delle Entrate.
Vediamo con maggior dettaglio come avverrà la riscossione delle tasse e dei balzelli degli italiani.
L’Agenzia delle Entrate-Riscossione e i nuovi poteri
L’attività di riscossione dei tributi sarà svolta, a partire dal 1° luglio 2017, dalla nuova Agenzia delle Entrate-Riscossione e questo nuovo Ente sarà direttamente controllato dall’Agenzia delle Entrate e sottoposto alla vigilanza del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Nello stesso tempo, l’Agenzia delle Entrate acquisterà tutte le azioni di Equitalia (il 49%) detenute dall’Inps.
Questo nuovo organismo di riscossione avrà più poteri rispetto al suo predecessore. Potrà accedere a tutte le banche dati dell’Inps e alle informazioni sul reddito dei contribuenti che erano aperte all’Agenzia delle Entrate.
Infatti come stabilito dall’art. 3 del decreto fiscale, chiamato proprio “Potenziamento della riscossione”, il nuovo Ente potrà utilizzare le banche dati e le informazioni alle quali solo l’Agenzia delle Entrate è autorizzata ad accedere, anche ai fini delle funzioni relative alla riscossione.
In questi dati sono incluse le informazioni relative ai rapporti di lavoro o di impiego che si possono ottenere accedendo direttamente alle specifiche banche dati dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale. In definitiva sarà possibile, a partire dal 2017, applicare tutti i poteri dell’Agenzia delle Entrate non solo all’individuazione delle evasione, ma anche alla fase del pignoramento e dell’ipoteca.
Cosa succederà al personale di Equitalia
Il D.L. n. 193/2016 prevede che l’attuale personale di Equitalia con contratto a tempo indeterminato sia trasferito alla nuova Agenzia delle Entrate-Riscossione. Malgrado non sia previsto nessun licenziamento, tale trasferimento non sarà automatico: il personale, infatti, dovrà superare una procedura di selezione basata sulla verifica delle competenze e della professionalità acquisita.
Questo significa che la trasformazione del sistema di riscossione, avverrà in due tempi, e come confermano i primi provvedimenti procedurali ci si concentrerà dapprima sugli aspetti organizzativi più che sul cambio di sistema nell’attività di riscossione vera e propria. Sembra che il nuovo Ente erediterà tutte le regole adottate da Equitalia, a cominciare dalla riscossione a mezzo cartella esattoriale che è oggi la prerogativa principale dell’organo di riscossione.
Cosa potrebbe accadere alle cartelle di Equitalia
La chiusura di Equitalia e l’avvio del nuovo apparato dell’Agenzia delle Entrate – Riscossione potrebbe essere anche una buona occasione per molti contribuenti per sfruttare i termini di decadenza della riscossione per la prescrizione. Potrebbe accadere infatti che le cartelle esattoriali non ancora pagate, durante il prevedibile farraginoso passaggio con il nuovo sistema di riscossione dell’Agenzia delle Entrate – Riscossione, potrebbero scadere di efficacia per decorrenza di termini di prescrizione. Se infatti i termini per la prescrizione, che per esempio sono di 10 anni per l’Irpef e per l’Iva e di 5 anni per tutti i tributi locali e per le multe, sono prossimi a decorrere, è probabile che il tempo perso nella transizione da un ente all’altro porterà il superamento della data di scadenza delle cartelle stesse.