Epatite A in aumento in Italia
Torna all'attacco il virus dell'epatite A, che negli ultimi mesi, in Italia, ha fatto registrare un aumento delle persone infette. Tutta colpa, pare, di una serie di partite di frutti di bosco provenienti dall'estero e lavati con acqua contaminata, ma ugualmente messi in commercio. Dopo i primi casi di infezione, è scattato l'allarme. Eseguiti i controlli, si sono susseguiti anche i sequestri, ma il danno, ormai, era fatto.
Ma come si diffonde l'epatite A? E come ci si può difendere dal virus? Questa infezione ha un periodo di incubazione di 15-45 giorni e spesso ha un decorso asintomatico, nel corso del quale, cioè, non si avvertono sintomi della malattia. Successivamente si manifestano un colorito giallognolo della pelle e della parte bianca degli occhi, inappetenza, febbre, malesseri generali. L'epatite si può verificare, di solito, per il consumo di frutti di mare crudi o di altri alimenti (anche frutta e verdura) contaminati.
Per contrastare il virus la soluzione più semplice da adottare è quella di consumare il cibo dopo averlo cotto. Questo vale per i frutti di mare, ma anche per i frutti di bosco, spesso usati crudi per decorare le torte e altri dolci.
Per prevenire l'infezione, è importante lavare con accuratezza frutta (sarebbe preferibile sbucciarla) e verdure. Ci si deve lavare con cura le mani dopo essere andati al bagno, dopo aver cambiato il pannolino ai bambini e prima di cucinare o di mangiare. Una persona infetta, infatti, può contaminare con le mani sporche i cibi con cui viene a contatto. Se non si è sicuri della purezza dell'acqua, ad esempio di un pozzo, è meglio evitarla e bere acqua del rubinetto o da bottiglie sigillate. Evitare, poi, se si va in luoghi a rischio (soprattutto all'estero) di mangiare cibi crudi e di bere bevande preparate con acqua corrente o in cui vengono aggiunti pezzetti di ghiaccio fatti con acqua di provenienza incerta. Se poi si vuol stare tranquilli, ci si può anche vaccinare, una pratica consigliata soprattutto ai soggetti a rischio, come chi viaggia in Paesi dove l'epatite A è molto diffusa, o a chi lavora a contatto con i malati.