Enrico Letta e la sua sfida nel Pd

Letta votato in maniera unanime alla segreteria di un partito che vuole rifondare. Un discorso di investitura molto deciso, con prese di posizione che faranno discutere. Dallo ius soli per i migranti alla questione Regeni Egitto ei paradisi fiscali in Europa
Enrico Letta al pd di Testaccio, foto Ap

Enrico Letta è stato eletto, domenica 14 marzo 2021, segretario del Pd a larga maggioranza (860 voti a favore, solo 2 no e 4 astenuti) dall’assemblea del partito riunitasi virtualmente via web.

Un consenso unanime che segnala una tregua tra le diverse correnti di una compagine politica che viene accredita attualmente al 4° posto nei sondaggi elettorali e prova a ricompattarsi dopo le dimissioni traumatiche di Nicola Zingaretti che ha confessato di vergognarsi delle lotte di potere e di attaccamento alle poltrone di un partito che stenta ad essere presente sui territori.

Letta si è detto consapevole di avviare un percorso di rifondazione del Pd e ha tenuto un discorso di investitura che assomiglia molto ad una lezione di politica del prestigioso istituto (Sciences Po) che ha finora diretto a Parigi. Si è ritirato in Francia dopo la breve esperienza di presidenza del consiglio interrotta nel febbraio 2014 dalla sfiducia dell’allora segretario dem Matteo Renzi che ha poi ha preso il suo posto a Palazzo Chigi. Non si era mai vista una tale ostilità personale al passaggio di consegna tra due premier, tra l’altro provenienti dalla ex Democrazia cristiana.
Enrico Letta è nato nel 1966 a Pisa da una famiglia, originaria della Marsica in Abruzzo, che annovera personaggi di rilievo come lo zio Gianni Letta che rappresenta il punto di stabilità autorevole del mondo berlusconiano.
Pisa è stata per lungo tempo una città “rossa”, passata ora sotto il governo della Lega, con un forte movimento studentesco egemonizzato dalla sinistra estrema. È anche un luogo emblematico del cattolicesimo sociale, con una traccia importante dell’insegnamento di Giuseppe Toniolo e l’adesione ai fermenti riformatori della Dc che si riconosceva in Aldo Moro e nel segretario Benigno Zaccagnini.

Letta appartiene a questa scuola di pensiero che ha, poi, trovato in Prodi un punto di riferimento naturale, anche se il maestro di entrambi è stato Beniamino Andreatta, fondatore del centro studi Arel di cui Letta è tuttora segretario generale. Così come, lasciati gli altri incarichi, è rimasto presidente dell’Istituto intitolato a Jacques Delors, figura chiave per capire l’europeismo di Letta. Il politico francese, tuttora vivente, per 10 anni (1985-1995) presidente della Commissione europea. Un socialista proveniente da quel  personalismo cristiano che ha costituito la base della formazione dei giovani di azione cattolica delle generazione di Letta e Ceccanti (attuale parlamentare del Pd e ex presidente della Fuci).
Da queste radici si comprende non solo il riferimento, nel discorso di Letta, a papa Francesco ma anche a don Primo Mazzolari e la citazione del motto fatto proprio da  Andreatta: “niente è più sovversivo della verità“.

Sul registro della verità, Letta, oltre alla necessità di riorganizzare il partito sui territori a partire dalle periferie, ha messo in evidenza alcuni punti significativi.
Da ex presidente del consiglio che ha promosso l’operazione umanitaria “Mare Nostrum” dopo la tragedia (368 morti accertati) del naufragio dei migranti a Lampedusa del 2013, ha ribadito l’intenzione di riproporre lo ius soli come un percorso per riconoscere la cittadinanza italiana ai migranti. Un messaggio diretto a Salvini che ha posizionato, nel governo Draghi, Nicola Molteni, l’autore dei suoi decreti sicurezza del Conte 1, come sottosegretario agli Interni.

Il nuovo segretario del Pd ha attaccato l’Egitto sulla questione della detenzione dello studente Patrick Zaki e la morte di Giulio Regeni, affermando di voler fare «una una battaglia fino in fondo». Presa di posizione che deve fare i conti con le forniture di armi che l’Italia assicura al governo di al Sisi (denunciate penalmente dai genitori di Regeni) e la trattativa dell’Eni sullo sfruttamento di un grande giacimento di gas in Egitto.

Letta ha, poi, detto senza mezzi termini che l’Europa è stata finora fermata nella costruzione del suo “pilastro sociale” dalla contrarietà del Regno unito e che ora, libera da tale ostacolo, l’Ue a 27 stati può compiere quel passo necessario a realizzare il disegno politico originario e svolgere un ruolo decisivo nel mondo. Si comprende in tal senso il dichiarato impegno a far scomparire ogni paradiso fiscale all’interno dell’Europa.

Sarà importante, quindi, la Conferenza sul futuro dell’Europa, promossa dalla Ue, che durerà un anno a partire dal prossimo 9 maggio.
Non ha fatto sconti neanche alla Polonia, il neo segretario del Pd, accusata di non rispettare i diritti civili mentre l’Europa rappresenta un’area libera da ogni discriminazione verso il mondo lgbt. Lanciando, in tal modo, un messaggio alla componente “liberal” dei dem.

Il Pd di Letta non sarà certo a favore della legge elettorale proporzionale ma ha come riferimento l’esperienza dell’ Ulivo e quindi il modello maggioritario, con l’intenzione di estendere il voto ai sedicenni.

In questo senso un M5S a guida Giuseppe Conte si presenta idoneo a stipulare un’alleanza stabile con una piattaforma condivisa di impronta progressista e riformista. Due aggettivi che Letta ha usato per definire i contenuti e il metodo di agire accompagnati alla radicalità del comportamento.

Mettendo assieme l’anima ( gli  ideali) e il cacciavite ( la capacità di intervenire concretamente). Un discorso fatto nella consapevolezza di trovarsi nell’ora più buia del Paese dal dopoguerra, per la crisi pandemica e sociale, indicando una linea che cerca di raccogliere il consenso perduto di tanti elettori e attivisti del centrosinistra piuttosto che attrarre consensi dagli ambienti del centrodestra.

La vigilia dell’elezione a segretario, Letta si è recato in una delle poche sezioni ancora vive e attive del Pd, quella del popolare quartiere di Testaccio a Roma, ma la Capitale è molto più estesa in tanti quartieri molto più periferici, che vivono un senso di abbandono.

Una suggestione per capire il riferimento che sono questi i luoghi da contendere, come ha detto Letta, alla Lega. E, si può aggiungere a ragione, a Fratelli d’Italia che rappresenta da sola, con l’eccezione del solitario Fratoianni di Sinistra italiana, l’opposizione parlamentare al governo Draghi.

Una politica che sappia parlare la stessa lingua da Bruxelles all’ultima frazione d’Italia. Una sfida difficile che Letta dovrà affrontare in prospettiva del congresso che prima o poi il Pd dovrà tenere affrontando la questione centrale della sua identità culturale e politica.

 

 

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