Enorme incendio a Evia

Ad un anno dalla tragedia di Mati, scoppia un altro furioso incendio in un’isola protetta. L’aiuto degli italiani e degli spagnoli

Pochi giorni dopo l’anniversario della tragedia di Mati è tornata l’emergenza incendi nel centro dell’isola greca di Evia. Il premier ha annullato le sue vacanze. Le autorità elleniche hanno dichiarano lo stato di emergenza e hanno chiesto aiuto all’ Unione europea. Sono arrivati Canadair dall’Italia e dalla Spagna. Per ora non si contano vittime grazie alla prontezza di riflessi delle autorità e ad un buon coordinamento.

Alle tre del mattino di martedì e divampato un fuoco selvaggio al centro del isola di Evia –ovviamente un rogo doloso – alimentato da forti venti. Sono stati evacuati subito quattro villaggi – Kododespoti, Makrymalli, Stavros e Platania – e anche il Monastero Panagia Makrymalli. Centinaia di vigili del fuoco, volontari e autorità locali hanno dato priorità alla salvezza di vite umane mentre nello stesso tempo hanno cercato di salvare i patrimoni della gente dell’area in fiamme. Lo sforzo dello spegnimento degli incendi continua in condizioni estremamente difficili.

Si tratta di una foresta protetta della rete “Natura 2000” dell’Ue, rifugio di fauna e flora selvagge. Migliaia di ettari sono stati bruciati, oltre ad alcune case e a un certo numero di macchine, ma fortunatamente non ci sono state vittime almeno per ora.

Questa volta il meccanismo statale ha funzionato in modo quasi impeccabile e a tutti i livelli. Ci si chiede il perché. Perché solo ora e non l’anno scorso a Mati? I mezzi e le risorse umane sono le stesse. Ovviamente il coordinamento, l’atteggiamento e il comportamento delle autorità sono stati diversi, anche perché l’esperienza drammatica dello scorso anno ha reso tutti più attenti. Degli osservatori commentano che il successo del nuovo governo dipenderà principalmente da parametri come questo che da fattori finanziari o economici, per i quali lo spazio di manovra è limitato, o dalla gestione dei problemi di sicurezza nazionale, come la questione macedone e quella turca, per i quali il fattore esterno ha sempre un ruolo importante.

L’ anniversario della tragedia a Mati è stato segnato anche da un altro fatto triste, la morte di Kostas Arvanitis, il pescatore che aveva salvato settanta persone tuffatesi in acqua e costrette a nuotare per ore a Kokkino Limanaki. Il signor Kostas era già malato di cancro, ma non aveva esitato nemmeno un attimo nel recarsi con la sua barca sul posto della tragedia e salvare la gente. Quella orribile note Kostas Arvanitis ha salvato non solo le settanta persone ma anche l’umanità e la solidarietà.

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons