Energia, perché così cara? Le alternative possibili
Energia. Il prezzo internazionale delle materie prime – energetiche e non – è normalmente stabilito in contratti a lungo termine, con una quota fissa ed una legata alla media dei prezzi del libero mercato; prezzi questi molto ballerini, calcolati sulla media giornaliera degli scambi di materie prime, che possono andare alle stelle o crollare per la differenza tra domanda ed offerta e per fattori più diversi.
Malgrado siano solo una piccola percentuale, gli scambi nel libero mercato muovono grandi volumi di denaro ed hanno una influenza rilevante: il contenuto di una petroliera in viaggio dal golfo Arabico all’Europa può essere acquistato e venduto anche decine di volte tra “traders”, società intermediarie che operano a servizio delle industrie; con la loro attività speculativa esse contribuiscono alla formazione dei prezzi delle materie prime, nel caso del petrolio quelli dei grezzi Brent e WTI che troviamo su Internet.
Similmente funziona il mercato del gas naturale: i gasdotti collegano direttamente il produttore ed il consumatore, ma lungo il loro percorso il gas è anche dirottabile verso depositi sotterranei per accumularvi le quantità che nei mesi estivi non troverebbero utilizzo.
In questi depositi viene accumulato anche il gas eccedente i volumi minimi di contratto: in Europa il gas siberiano può essere accumulato sia nei depositi russi che in quelli europei: secondo la stampa internazionale, la russa Gazprom nei mesi scorsi ha privilegiato l’accumulo nei suoi depositi russi anziché nei depositi europei da essa gestiti: la Comunità Europea chiede adesso agli operatori di giungere all’inizio dell’inverno con il depositi pieni almeno al 90%.
Il gas naturale spedito via gasdotto è regolato da contratti a lungo termine, con la parte variabile del prezzo correlata al prezzo libero del petrolio: in questi mesi esso è all’incirca raddoppiato, mentre quello del gas naturale scambiato tra i “traders” è aumentato sette volte.
Il gas naturale liquefatto, l’LNG, è caricato su navi gasiere nei Paesi produttori per essere immesso nelle reti dei Paesi consumatori dopo essere nuovamente gassificato: in Italia è ricevibile in tre terminali marittimi attrezzati per scaricarlo; alcune regioni italiane negli anni scorsi hanno rifiutato i permessi a chi proponeva di attrezzare le nostre coste con ulteriori impianti di gassificazione, rifiutando anche le soluzioni galleggianti che non hanno impatto sul territorio: con gli ultimi decreti, il governo Draghi si stia ravvedendo.
Ultimamente il mercato del LNG è ben rifornito dal gas americano, che sotto il profilo delle emissioni è più penalizzante di quello russo, perché estratto tramite la fratturazione di rocce compatte intrise di idrocarburi, con emissioni di metano nell’atmosfera: la invasione dell’Ucraina ci sottrae una risorsa meno impattante sotto il profilo ambientale, che avremmo potuto ricevere tramite il gasdotto Nord Stream 2, adesso bloccato dalla Germania per l’invasione dell’Ucraina.
Una ragione di più per ridurre quanto prima l’utilizzo del gas potenziando solare ed eolico, magari anche a spesa di qualche sacrificio paesaggistico, che comunque non sarebbe irreversibile, perché fra 30 anni si potranno smontare tutte le pale eoliche.
In questi mesi nell’impianto di fusione nucleare del consorzio ITER di cui l’Italia è un socio importante, per la prima volta in Gran Bretagna si è innescato un piccolo sole, producendo una considerevole quantità di energia: ma l’energia illimitata a basso costo la avremo solo fra trent’anni.
Fino ad allora, pretendere che lo stato si debba indebitare per permettere ai cittadini di consumare illimitatamente energia a basso prezzo, significa prevaricare sui cittadini di Paesi finanziariamente più deboli per impadronirsi a loro scapito di una maggiore fetta dell’energia disponibile, quando già ne stiamo consumando molto di più della media mondiale.
Riguardo ai prezzi del gas ed alle possibili truffe, è opportuno che il governo controlli adeguatamente prezzi ed aziende commerciali, provvedendo a sussidiare le aziende energivore maggiormente dipendenti dai prezzi del libero mercato ed i consumi base di energia delle famiglie a minor reddito.
Converrebbe invece chiedersi come mai il consumo mondiale di energia risulti superiore alla capacità di produzione di nuova energia rinnovabile, portandoci ad un ritorno ai combustibili fossili ed a prezzi impossibili.
Forse non ci siamo abbastanza rivolti alla energia più rinnovabile di tutte, “quella che non si consuma”; il 40% delle emissioni del nostro Paese è legato al riscaldamento e condizionamento delle abitazioni, dovremmo dedicarci ad adeguarle tutte al massimo grado di coibentazione: in questo settore il governo italiano sta investendo molto – a mio parere troppo – regalando il Super bonus del 110% agli italiani più benestanti, quelli che si sono saputi organizzare.
Forse sarebbe stato più opportuno, rendere obbligatorio nell’arco di dieci anni, almeno nei conglomerati urbani, l’adeguamento al massimo grado di coibentazione, consentendo una agevolazione inferiore ma automatica e garantendo quando richiesto il finanziamento dell’opera, da rimborsare nel tempo utile a ricuperarne il costo con il risparmio energetico.