Emergenze e mercati comuni

7 giorni, 7 notizie poco conosciute: governo in Libia; bambini somali; il caos yemenita; nuovi presidenti in Costa Rica e Sudafrica; ancora proteste in Thailandia; l’Asean unisce il commercio
Costa rica

Mercoledì 7 maggio: esecutivo d’emergenza in Libia

Ahmed Miitig è il nuovo primo ministro libico. Formerà, a quanto sembra, un governo d’emergenza, con lo scopo di riaffermare concretamente «la sovranità dello Stato su tutto il territorio libico», come ha affermato il neo-premier. Imprenditore di Misurata, indipendente, seppur sostenuto dai partiti islamici, è stato eletto in una seduta caotica del Parlamento, perché secondo alcuni deputati non avrebbe raggiunto il quorum di voti necessario nella votazione valida (la terza, 113 voti rispetto ai 120 necessari), mentre nella quarta vocazione (di discutibile costituzionalità) l’ha spuntata con 121 voti. Uno specchio della Libia attuale.

Giovedì 8 maggio: i bambini somali rischiano la vita

La situazione di conflittualità somala continua a creare situazioni di estrema emergenza anche dal punto di vista dell’alimentazione. Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, in visita alla Fao, a Roma, ha sottolineato la necessità di intensificare gli sforzi per lottare contro quella fame che nel Paese del Corno d’Africa sta mettendo a rischio la vita di 50 mila bambini. A tre anni dalla devastante carestia che aveva colpito la Somalia, e che in due anni aveva fatto 260 mila vittime, metà dei quali bambini. Oggi il rischio è diminuito ma non eliminato, tanto che si teme un’onda lunga di morti tra i più piccoli e indifesi.

Venerdì 9 maggio: Yemen, una polveriera

Non se ne parla quasi mai, dello Yemen, che pure è sprofondato in una sorta di guerra civile che miete vittime ogni giorno. È di oggi un atto simbolico della grande anarchia che regna nel Paese, soprattutto per la presenza di milizie qaediste che s’oppongono al regime e che usano munizioni ed esplosivo di cui godono in abbondanza: l’assalto niente meno che al palazzo presidenziale nella capitale San’a. Cinque le vittime tra le guardie presidenziali. L’attentato pare una risposta all’uccisone, da parte delle truppe governative, di uno dei capi di al-Qaeda in Yemen, Al Shabwani, «unoi dei mebri più pericoli e ricercati di al-Qaeda».

Sabato 10 maggio: Costa Rica, giura il presidente

In Costa Rica ha giurato il presidente eletto, Luis Guillermo Solís, alla presenza dei capi di Stato di tutti i Paesi centroamericani. Le elezioni dello scorso 2 febbraio si erano risolte in un testa a testa tra il neo-presidente e lo sfidante Johnny Araya, risoltosi poi nel secondo turno del 6 aprile, che aveva dato la vittoria a Solís con una percentuale inattesa di voti, il 77,9 per cento. Il discorso d’insediamento è stato tutto centrato sulla lotta alla corruzione, il male certamente più grave che affligge tutti i Paesi della zona. «È corrotto chi ruba le risorse dello Stato – ha detto Solís –, ma anche chi non amministra la cosa pubblica per il bene del Paese».

Domenica 11 maggio: Sudafrica, Zuma bis

L’African National Congress, guidato dal presidente Jacob Zuma, ha vinto le elezioni legislative sudafricane, ottenendo così il via libera per un secondo mandato alla guida del Paese che fu di Mandela, fondatore dell’Anc. Il partito è alla guida del Sudafrica sin dalle prime elezioni libere, tenutesi vent’anni fa ormai. Il 75 per cento degli aventi diritto ha votato, con un quasi-plebiscito in favore di Zuma, ben il 62 per cento dei voti espressi. Ma il risultato, di 4 punti inferiore alla precedente tornata elettorale, non permetterà al partito di Zuma di varare le annunciate riforme costituzionali senza l’accordo con l’opposizione.

Lunedì 12 maggio: Thailandia, non basta la testa del premier

Dopo essere riusciti a cacciare la premier Yingluck Shinawatra, destituita in effetti da una sentenza della Corte costituzionale con l’accusa di abuso di potere, la folla degli oppositori al governo guidato dalla famiglia di Thaksin Shinawatra (il fratello della premier destituita, imprenditore televisivo costretto all’esilio) chiede anche la testa del nuovo premier, l’ex-ministro del Commercio dal nome impossibile da pronunciare per noi occidentali, Niwattumrong Boonsongpaisan. Il leader dell’opposizione, Suthep Thaugsuban, ha chiesto la testa del nuovo primo ministro, considerato «un facente funzione con scarso potere».

Martedì 13 maggio: mercato comune all’Asean

In Myanmar si è concluso il 24° vertice dell’Asean, l’Associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico, composto da dieci Paesi: Brunei, Cambogia, Filippine, Indonesia, Laos, Malaysia, Myanmar, Singapore, Thailandia e Vietnam. Un gruppo di nazioni in grande crescita economica, pur ancora attraversata da problemi di rispetto dei diritti umani e di partecipazione dei popoli alla gestione del potere politico. La decisione presa non è da poco: il prossimo anno sarà aperto un mercato comune. Mezzo miliardo di essere umani ne beneficierà.

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