Emergenza rifiuti
«La situazione dei rifiuti in Sicilia è drammatica». Il presidente della Regione, Nello Musumeci non usa mezzi termini per descrivere la situazione. Come già i suoi predecessori, spiega che quella ambientale, in Sicilia, è una vera e propria emergenza. Musumeci si è insediato da un mese e mezzo e, da quel momento, ha dovuto fare i conti con le mille urgenze della Sicilia.
Le polemiche sulle elezioni, sul voto agli “impresentabili”, sui “pacchetti di voti” che, nell’isola, contano ancora molto e lanciano candidature importanti, dalle polemiche sugli stipendi dei manager dopo le dichiarazioni del presidente dell’Ars, Gianfranco Micciché, dal ruolo di Vittorio Sgarbi nel suo governo regionale come assessore ai Beni culturali.
È tutto in salita il cammino del neo governatore siciliano, il “fascista perbene”, come viene definito: un uomo che proviene dalla destra tradizionale, legata al Movimento Sociale Italiano, che è riuscito a centrare l’elezione alla testa di una sua lista “Diventerà Bellissima” e che governa con alleati di diversa estrazione (Fratelli d’Italia, Forza Italia, Noi con Salvini, ex centristi). La coalizione è coesa, ma non troppo: le diverse “anime” sono una realtà evidente e le fibrillazioni si contano già dalle prime settimane.
Oltre alle polemiche tra le diverse “anime” della sua coalizione, Musumeci deve ora fare i conti con le problematiche dell’isola. Il problema dei rifiuti è in testa. La Corte dei Conti, di recente, ha detto che la situazione è preoccupante. A dir poco. Trema soprattutto la Sicilia occidentale, dove la discarica di Bellolampo (Palermo), dopo tante proroghe, ora sembra essere arrivata ad un punto di non ritorno. Tra un mese chiuderà i battenti. Dove finiranno i rifiuti del capoluogo isolano e di altri comuni del comprensorio? Bisogna allargare la sesta vasca e realizzarne una settima, ma i tempi non saranno brevi.
Musumeci sa che è emergenza vera e non fa nulla per nasconderlo. Nella conferenza stampa del 3 gennaio, snocciola i dati della raccolta differenziata in Sicilia, che sarebbe appena al 10/ 15 per cento (e non al 20 come sosteneva il precedente governo Crocetta). In Sicilia si producono 5300 tonnellate di rifiuti al giorno e, ancora oggi, la maggior parte va in discarica. A Bellolampo finiscono 1300 tonnellate al giorno. Da qui a un mese bisognerà trovare un’alternativa. Che in Sicilia non c’è. Il neo-presidente ha nominato nuovo dirigente del settore Salvo Cocina, un manager di provata esperienza. Ora bisognerà fare delle scelte. Nell’incontro con i giornalisti, convocato all’inizio dell’anno, Musumeci chiede poteri speciali e annuncia che andrà a Bruxelles per cercare di recuperare quei fondi che non ha potuto ottenere perché manca un piano dei rifiuti organico. Si parla di qualcosa come 350 milioni che nell’isola forse non arriveranno mai. Musumeci vuole provare a rimediare.
C’è poi la gestione ordinaria, affidata ai comuni, tramite le Ato in liquidazione (con un debito di 18 milioni complessivi sul groppone) e le Ssr (le società di ambito dei comuni) mai veramente decollate.
Il governatore si rivolge al governo nazionale: chiede poteri speciali (per dieci mesi) per gestire Bellolampo e per i rapporti con i comuni. Pensa alla possibilità di sciogliere i consigli comunali dei comuni che non fanno la raccolta differenziata. Pensa alla possibilità di mandare all’estero i rifiuti, Francia o Germania sono le ipotesi. Ma tutto questo farebbe lievitare i costi, in alcuni casi potrebbero persino raddoppiare. Da 120 euro a tonnellata si potrebbe raggiungere la soglia di 240. Il bando potrebbe essere triennale: il trasporto dovrebbe avvenire via mare. I rifiuti dovrebbero essere imbarcati nei porti. Entro il 2019 (cioè entro due anni), Musumeci vuole realizzare dieci impianti di raccolta differenziata. E superare così lo scoglio dell’emergenza attuale, cominciare a programmare ed a camminare con le proprie gambe. Si pensa anche agli inceneritori.
L’interlocutore del Governatore è a Roma, è il governo Gentiloni, anch’esso in scadenza. Il ministro Galletti ha risposto a ruota a Musumeci, lo invita a non scaricare il problema su altri. Le emergenze oggi sono in Sicilia e nel Lazio: entrambi hanno bisogno di portare altrove i loro rifiuti. Ma per la Sicilia le distanze e la necessità del trasporto via mare potrebbero far lievitare i costi.
Galletti non risponde alla richiesta di stato di calamità (o di emergenza) chiesta da Musumeci. Ribadisce che la competenza non sarebbe del ministro dell’Ambiente, ma della presidenza del Consiglio, tramite il Dipartimento di Protezione civile. Ma le sue parole suonano come un mezzo stop a Musumeci. E indirettamente, soprattutto ai suoi predecessori, a vent’anni di gestione dissennata e squilibrata.
Il dialogo tra la Regione e il governo non sarà facile. Sullo sfondo, le elezioni politiche imminenti che potrebbero mutare gli scenari e le scelte (alcuni schieramenti, come il movimento 5 Stelle) sono contrari agli inceneritori. Musumeci, dunque, dovrà affrontare l’emergenza e insieme provare a programmare. Più compiutamente, con tutta probabilità, dopo il 4 marzo.