Emergenza profughi siriani alla stazione Centrale

Aperti due nuovi dormitori, forniti tre pasti al giorno: l'assistenza messa in campo dall'unità di crisi del comune cerca di fronteggiare gli arrivi di migranti. Donne e bambini piccoli sono stati ospitati nella moschea e l'Arm ha messo a disposizione bus gratuiti per il trasporto mentre c'è chi specula sulla tragedia
Senza tetto a Milano

La stazione Centrale di Milano, molto più che quella di Garibaldi o di Lambrate, nei giorni di pioggia e di primo freddo “raccoglie” un’infinità di persone. I passeggeri passano veloci con i loro trolley o le valigie gonfie. I pendolari, con la borsa, ex ventiquattrore, ora porta computer e infinite carte d'ufficio. A sostare perennemente su panchine e anfratti sono gli habitué. Barboni, tossici, ubriachi e piccioni è questo il “ceppo solido” il vero popolo della Centrale, un mix che l’umidità rende quasi appiccicato ai passanti. Capire quanto accade qui è impresa da detective: osservare e osservare ancora per capirci niente o quasi.

A parte le facce note dei borseggiatori, del meridionale che domanda di cambiare venti euro “falsi”, della rom col bicchiere di carta del Mec a caccia di spiccioli. E dei venditori di elicotterini e bolle di sapone. Ora sono in transito qui anche tanti profughi della Siria, in arrivo dal sud Italia, fuggiti dai vari Cie, e diretti nei paesi del nord Europa. Si riconoscono subito: sono divisi in gruppi per non dare nell’occhio. Qui s’incontrano con dei loro connazionali regolari, che li rifocillano con cibo bevande e soprattutto compagnia, in attesa di capire il treno o di trovare il mezzo giusto che li aiuterà a raggiungere la destinazione.

Soprattutto li aiutano a riconoscere chi potrebbe approfittare del loro disagio per crearne altro. Sì, ci sono anche questi: sono nordafricani, e anche italiani, che in genere offrono passaggi, propongono alloggi, inventano possibilità di fuga. Rapine e truffe, sulla pelle di questi poveri cristi, si patteggiano qui, sotto le arcate della stazione Centrale. La stazione  è passaggio obbligato, per i profughi, ma se sono fermati, dalla Polfer, devono chiedere asilo in Italia e rinunciare alla meta. Qui scatta lo sciacallaggio più vigliacco, nei loro confronti.  Alloggio, lavoro e tutta una serie di servizi, come quello dell’accompagnamento in Questura per le domande di asilo. Tutto ovviamente a suon di quattrini: servizi strapagati spesso in cambio di nulla o di informazioni insufficienti.

A spiegarmelo è un giovane uomo con alle spalle la permanenza in un centro di identificazione ed espulsione in sud Italia, poi finalmente la fuga. Pochi soldi in tasca ma sufficienti per raggiungere Milano e un sogno: arrivare a Düsseldorf. Ma in Centrale qualcosa non ha funzionato. L’incontro con un nordafricano, la promessa di una stanza per dormire e poi al mattino dopo, alle nove precise, sarebbe stato accompagnato in Questura per il disbrigo delle pratiche. Tutto naturalmente pagato all’istante. Così se ne sono andati tutti i soldi. La stanza s’è rivelata un dormitorio comune in compagnia dei barboni. E al mattini dopo, non s’è presentato chi lo avrebbe dovuto accompagnare.  Queste sono solo alcune delle pagine tristi che si scrivono giorno dopo giorno sotto l’atrio della stazione Centrale a Milano.

Intanto l'amministrazione corre ai ripari e da alcuni giorni ha aperto due dormitori con 200 posti letto, docce e servizi igienici dove gli agli ospiti vengono dati abiti puliti e pasti caldi tre volte al giorno. L’assistenza è stata messa in campo dall’unità di crisi costituita dal Comune e sostenuta dal contributo economico del ministero degli Interni attraverso la prefettura.  La Protezione civile sta portando cibo e bevande calde, scarpe, vestiti, coperte e sacchi a pelo in stazione.  Circa 40 fra donne e bambini piccoli sono stati ospitati nei locali della moschea siriana, ma tutti troveranno posto nei dormitori accompagnati dai bus dell'Atm che effettuerà il trasporto gratis.

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