Elogio di Junker all’Italia
Parole importanti, che hanno onore e piacere a tutti quanti dalle più alte cariche istituzionali fino all’ultimo cittadino che in vario modo si impegnano nell’accoglienza di chi arriva nel nostro Paese. «L’Italia fin dal primo giorno fa tutto ciò che può fare sulla crisi migratoria. Ha salvato e salva l’onore dell’Europa. Perciò – ha aggiunto – dobbiamo essere più solidali sia con l’Italia sia con la Grecia che non sono responsabili della loro posizione geografica. Sono lì dove si trovano e di questo dobbiamo tenerne conto.
Di fronte alle conseguenze del flusso migratorio, il Consiglio d’Europa – ha ricordato Juncker – ha preso una decisione a maggioranza qualificata, ma c’è un certo numero di Paesi membri che non accetta questa decisione: se l’Europa comincia a non rispettare le norme giuridiche in questo campo, noi saremo perduti. Vorrei che un certo numero di Stati membri capisse: qui si tratta di mettere in pratica, e tradurre in legge, l’idea che abbiamo dell’Europa e dell’uomo. Non si può dire, «noi non facciamo entrare nel nostro territorio uomini e donne di colore, e che non sono cattolici: ebbene, questo non è ciò che appartiene alla natura vera dell’Europa».
Parole di peso che controbilanciano la saturazione per le troppe altre contro chi arriva nel nostro Paese. Parole pronunciate dai politici che ci hanno nauseato. Parole inutili. L’elogio del presidente della Commissione Europea invece per chi opera quotidianamente in una emergenza mai conclusa, da sollievo. Rasserena anche se si sa che non si fa mai abbastanza, che si potrebbe fare di più, che a volte anche nel mondo della solidarietà ancora prevalgono i campanilismi. Ancora troppo sono coloro che vogliono avere l’esclusiva di salva-vite. Ma la bellezza di operare a volte in situazioni disperate per strappare dalla morte anche una sola vita, per trovare un letto, una sistemazione a una mamma con il bimbo di pochi mesi. Anche solo una doccia o un pasto caldo, è soddisfazione. Non per sentirsi il cuore in pace, non per credersi chissà chi, non per… No, nulla di tutto questo. Nemmeno soltanto per sentirsi rivolgere un grazie. No, la soddisfazione è tutta dentro nel profondo del cuore. Racchiuso nell’istinto di ogni uomo e ogni donna che ancora sa riconoscere il valore della vita, di ogni vita, di tutte le vite.
Il grazie di Juncker è al Paese, alla politica, alle istituzioni. Ma è il grazie che arriva al cuore di ciascuno, come un messaggio personale a quanti, e sono tanti, davvero tanti nella nostra Italia, che vivono e difendono la vita, che creano isole di la solidarietà per animare sempre il vivere quotidiano e per la solidarietà spendono le forze migliori.