Eliud Kipchoge riscrive la storia della maratona
«Ognuno di noi, se si prepara, nella sua vita può raggiunge risultati impossibili: volevo ispirare tante persone nell’idea di spingersi oltre i limiti umani. Ci ho provato tante volte e questa volta ci sono riuscito». Queste le prime parole di Eliud Kipchoge, subito dopo essersi consacrato primo atleta nella storia mondiale capace di scendere sotto le due ore nella maratona, col tempo di 1h59’40”. L’atleta keniano 35enne è riuscito nella sua impresa sulle strade di Vienna, centrando un successo clamoroso, anche se realizzato non in una gara agonistica ufficiale, e frutto di un gioco di squadra più «in condizioni da laboratorio sportivo» che da competizione ordinaria, come lo ha definito lo stesso protagonista.
Una storia leggendaria
«Sono convinto di farcela questa volta – aveva affermato Kipchoge in conferenza stampa: – corro per scrivere un capitolo di storia. Voglio dimostrare alla gente che esistono limiti nella testa». Due anni fa a Monza, sfiorò il record dei record correndo in 2h00’25” ma, ieri, domenica 13 ottobre, accompagnato da una squadra di “lepri” d’eccezione lungo un percorso nel parco del Prater sulla sponda del Danubio, per l’occasione riasfaltato, ha scritto il suo nome sopra quello di tutti i grandi di una disciplina nobilissima che affonda le sue radici nell’antica Grecia, avendo segnato la storia delle stesse olimpiadi.
Il successo, finanziato dal colosso chimico londinese Ineos, non intacca quello ufficiale delle gare di maratona, che tanto per cambiare appartiene allo stesso Kipchoge, con 2h01’39” a Berlino. La storia millenaria di questa disciplina viene dunque aggiornata da una pagina indimenticabile: dal mito di Filippide, e di quella sua tragica marcia da Maratona ad Atene per annunciare la vittoria dei greci sui persiani, conclusa con la morte dello stesso atleta (nel 490 a.C.), all’odierna incredibile corsa contro il tempo tra le nebbie di Vienna, sono passati 2.500 anni di fascino e ammirazione, rimasti intatti con la loro sfida ai fatidici 42,195 chilometri.
Una squadra da sogno
Senza dubbio, i viali del Prater, grande polmone verde della capitale austriaca famoso per il parco divertimenti e la grande ruota (Riesenrad), hanno fatto da cornice a una sfida studiata nei minimi dettagli per assicurare le condizioni più favorevoli sia dal punto di vista meteorologico sia da quello tecnico-logistico. Se il parco ad esempio è dotato di alberi ad alto fusto atti a costituire una barriera naturale a protezione degli atleti contro il vento, il tracciato, un anello di 9,4 chilometri da ripetere quattro volte e mezza circa, ha visto prodigarsi per il campione ben 41 “lepri”, ovvero atleti di caratura mondiale avvicendatisi al comando per dettare il ritmo ideale al fine di correre sotto le due ore. Allievo dell’ex siepista keniano Patrick Sang, Kipchoge è stato favorito da grandi atleti quali l’etiope Selemon Barega, fresco vicecampione mondiale dei 5000 metri a Doha, come anche dallo statunitense Matthew Centrowitz, campione olimpico in carica dei 1.500, e dai fratelli norvegesi Jakob, Henrik e Filip Ingebrigtsen. Per agevolare ulteriormente la missione è stata predisposta un’autovettura che proiettava sull’asfalto un raggio laser di colore verde, rifornimenti dedicati, un seguito di tecnici in bicicletta dotati di computer sul manubrio e una precisa formazione di corsa del gruppo per l’accennato continuo avvicendamento del pacemaker impegnato a garantire un ritmo di 2’50” a chilometro.
Tra annali e statistiche
Dopo il leggendario Roger Bannister che percorse un miglio in quattro minuti nel 1954, ecco 65 anni dopo un nuovo atto da scolpire tra gli annali di sport. «Mi aspetto che, dopo oggi, più persone riescano a correre sotto le due ore. I 41 pacemaker sono tra i migliori atleti di tutto il mondo: a tutti voglio dire grazie per aver svolto il lavoro, perché assieme abbiamo fatto la storia», ha aggiunto a fine gara Kipchoge. Per le statistiche, la prima miglior prestazione mondiale di maratona riconosciuta dalla Iaaf risale a 111 anni fa, quando il 24 luglio del 1908 a Londra, nella prova olimpica, l’americano Johnny Hayes corse in 2 ore 55’18″4. Mentre il primo record mondiale di maratona, così definito dalla Iaaf, era quello del 14 aprile 2002, quando a Londra lo statunitense Khalid Khannouchi terminò la gara in 2 ore 05’38.