Elisabetta diventa mamma

Una donna considerata anziana ha ricevuto il grande dono della maternità, condividendo questa gioia con la cugina Maria
Raffaello, "Visitazione" (1517)

Safina Namukwaya, di Masaka, vicino Kampala, in Uganda, ha segnato un record: è la neo mamma più anziana d’Africa, avendo partorito due gemelli all’età di 70 anni. Non era nuova a imprese simili: a 67 anni, infatti, aveva avuto un’altra figlia. Safina si era sottoposta a cure per la fertilità, che evidentemente hanno funzionato. Anche se diversi medici e conoscenti parlano di “miracolo”. Pure un’italiana, la signora Flavia, ha segnato un record nostrano, diventando mamma a 63 anni e mezzo, mediante la fecondazione assistita praticata a Kiev.

Ai tempi della Bibbia non c’erano le innovazioni mediche che oggi rendono possibili tali prodigi (che qualcuno ritiene discutibili). Ma miracoli di quel genere accadevano, eccome. Donne sterili, anziane, o sterili-e-anziane, che partorivano per intervento di Dio. Il termine “anziana” quando si parla dei tempi biblici va però preso con le molle. Nel I secolo, l’aspettativa di vita era molto più bassa rispetto ai giorni nostri, e le condizioni sanitarie, la mortalità infantile, le malattie e le guerre contribuivano a ridurre la durata della vita. Una donna era considerata anziana intorno ai 40-50 anni. Chi superava i 50-60 anni era particolarmente longeva. Se si va a ritroso nel tempo, sulla soglia del II millennio a.C., ai tempi di Sara e Abramo, l’aspettativa di vita risultava essere ancora più bassa, attestandosi sui 30-40 anni. Quindi Sara che diventa mamma di Isacco da “anziana”, poteva avere poco più di 30 anni! Ed Elisabetta, che è del I secolo a.C., poteva avere circa 40 anni quando è diventata mamma.

Ora narriamo la sua storia. Suo marito, Zaccaria, è un sacerdote appartenente alla “classe di Abia”. All’epoca le classi sacerdotali erano 24, e a rotazione si occupavano del culto del tempio in Gerusalemme. Ogni classe lavorava quindi due settimane l’anno. Non erano certamente stressati i sacerdoti di allora! A Zaccaria accade un fatto straordinario mentre è il suo turno di compiere il rito dell’offerta dell’incenso. Gli appare l’angelo Gabriele. Zaccaria rimane di sasso. È incredulo, sconvolto. L’angelo gli dice che sua moglie Elisabetta diventerà madre, gli comunica il nome del figlio, e anche la sua missione, che paragona a quella del profeta Elia, il cui ritorno era considerato segno dell’imminente venuta del Messia. Zaccaria rimane di stucco, poi cerca di riprendersi. Cerca di far ragionare l’angelo. Gli fa notare che sia lui sia sua moglie sono anziani, e che sua moglie Elisabetta è sempre stata sterile. Ma all’angelo non piacciono quei ragionamenti. Gli dice: «Io sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a portarti questa lieta notizia. Tu sai che tutto è possibile a Dio. Perché non mi credi? Diventerai muto finché non sarà nato il bambino». Zaccaria conclude la cerimonia e torna tra i fedeli. Ma non riesce a parlare. Come può raccontare che cosa gli è successo? Passati i giorni del servizio al tempio, se ne torna a casa. Guarda la moglie Elisabetta, e le fa cenno che è diventato muto. Prova a spiegarsi a gesti. Poi la prende tra le braccia e si unisce a lei, come si fa tra sposi. Qualche tempo dopo, Elisabetta si accorge di essere incinta. Una gioia immensa! Per 5 mesi non dice a nessuno della sua gravidanza. Vuole godersi quel regalo del Signore senza dar adito alle malelingue del suo piccolo paese, che non attendono che un motivo per lanciarsi in pettegolezzi. Un giorno Elisabetta vede arrivare al suo villaggio sua cugina Maria. Una bella sorpresa, è da tanto che non la vede. Maria è più giovane di lei, e abita ad alcuni giorni di cammino. Appena la saluta il bambino che porta in grembo si muove, ha come un sussulto. Allora abbraccia la cugina e dalle sue labbra escono parole che mai si sarebbe aspettata di dire: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?». Elisabetta s’accorge che anche Maria è incinta. Le due donne si appartano. Maria le racconta quello che le è successo. Di come aveva visto l’angelo Gabriele, che le aveva annunciato che, sebbene vergine, sarebbe diventata mamma di un bambino speciale, il “Figlio dell’Altissimo”. Le aveva pure detto come chiamare il bambino: Gesù. Elisabetta rimane a bocca aperta: «Anche mio marito Zaccaria ha ricevuto la visione dell’angelo Gabriele, e anche a lui ha detto che nome dare al bambino: Giovanni». Si guardano negli occhi: «Perché è successo questo a noi?». Elisabetta le chiede: «E Giuseppe come l’ha presa?». «Giuseppe è un uomo di Dio ‒ dice Maria ‒. Subito si è arrabbiato, ma poi ha capito. Ora è pronto per il grande destino che Dio ci ha riservato». Maria dice allora alla cugina delle parole bellissime, un inno di affidamento a Dio, un canto di fiducia nella sua potenza e protezione. Usa le parole che conosce, quelle dell’Antico Testamento. Questo inno sarà poi chiamato Magnificat. Maria rimane con la cugina alcuni mesi. È lì quando nasce il piccolo. E quando alla circoncisione Elisabetta vuole che sia chiamato Giovanni, anche se per le consuetudini del tempo avrebbe dovuto chiamarsi Zaccaria, come il padre. Le due cugine rimangono insieme ancora alcuni giorni. Elisabetta guarda il neonato mentre lo allatta al seno, Maria guarda il suo pancione che cresce e sente il bambino muoversi. E si chiedono: «Che saranno mai questi due bambini?».

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