Elezioni Usa: ha vinto la democrazia
Le elezioni di Midterm del 2022 dovevano segnare una nuova crisi per la democrazia americana: uno tsunami di colore rosso, il colore dei repubblicani, avrebbe spazzato via la rappresentanza democratica al Congresso, con i negazionisti delle elezioni 2020 e i teorici della cospirazione installati nei posti chiave del governo del Paese. L’onda rossa, poi, spinta dai sostenitori del movimento MAGA (Make America Great Again- Fare l’America nuovamente grande) avrebbe incoronato come candidato unico alle presidenziali del 2024, Donald Trump, il loro ispiratore. Niente di tutto questo è accaduto. La volontà degli elettori ha messo all’angolo i cospirazionisti e l’infuriato ex presidente, che per il 15 novembre preparava “il grande annuncio” della sua candidatura alle presidenziali, dopo mesi di suspence. Stamani il New York Post ha riservato una copertina irriverente all’ex presidente paragonandolo al personaggio di una canzone infantile, caduto in disgrazia, incapace di riabilitarsi. Il Post richiama i repubblicani a rimettere insieme il partito, anche se circa 200 di candidati affiliati a Trump sono stati eletti in cariche minori e potrebbero continuare ad avvelenare il dibattito politico. Al momento né i democratici, né i repubblicani possono dichiararsi vincitori. Il Senato resterà in bilico fino al 6 dicembre quando si sfideranno al ballottaggio i due candidati afroamericani della Georgia, che non sono riusciti a superare la soglia del 50%. Al momento 49 seggi sono stati assegnati ai repubblicani e 48 ai democratici. Ne servono 51 per assicurarsi la maggioranza. Per una conferma della vittoria alla Camera, bisognerà forse attendere dieci giorni, poiché il metodo di conteggio nello stato dell’Arizona ritarderà i risultati. Mentre scriviamo, secondo i dati di AP, i repubblicani contano su 207 seggi e ne servono 225 per assicurarsi la maggioranza. I democratici ne contano 184. La rimonta del partito democratico ha sorpreso gli analisti, ma le urne li hanno premiati, anche in risposta alla difesa della libertà di scelta sull’aborto, messa in discussione dal ribaltamento della sentenza Roe v. Wade che da quasi 50 anni ne proteggeva il diritto a livello federale. I referendum su un inasprimento delle norme per vietare l’interruzione della gravidanza, sono stati bocciati in tutti gli stati proponenti. I repubblicani moderati e che si sono scostati da Trump hanno contribuito ad affondare la barca del negazionismo puntando su lotta all’inflazione e alla criminalità; mentre si sono defilati sul tema aborto o si sono associati ai democratici meno estremi. Gli elettori, alla fine, hanno punito quei candidati che hanno cercato di rivoltarsi contro la democrazia e le sue regole, stanchi di una partigianeria demonizzante che non sta conducendo il Paese da nessuna parte, soprattutto quando bisogna fare i conti con prezzi cresciuti oltre l’8% in un anno, cure mediche sempre più costose, debiti studenteschi, case inavvicinabili, lavori senza garanzie.
Partiti polarizzati e antagonisti su tutto non riescono più a rappresentare in pieno gli elettori, che hanno scelto di restare indipendenti e non iscriversi a nessun partito. Sono loro ad aver fatto la differenza alle urne, impegnandosi per un candidato e non per un’ideologia. E’ questo quello che è accaduto a John Fetterman, candidato al Senato della Pennsylvania, che pur avendo subito un ictus che ha compromesso, in parte, la campagna elettorale, è stato premiato dagli elettori per la sua storia personale di impegno e per la sua capacità di mostrarsi debole di fronte ad un candidato sostenuto da Trump, televisivamente di successo eppure incapace di convincere.
Tra i repubblicani la stella è stata il governatore della Florida, Ron DeSantis, che ha vinto la rielezione con quasi 20 punti percentuali di differenza rispetto all’avversario. Gli statunitensi lo vedono come il prossimo candidato alle presidenziali, ma Trump lo ha già avvertito di mettersi da parte, minacciandolo davanti alla stampa “rivelazioni inquietanti”: un registro che potrebbe non ottenere i risultati sperati, come hanno appena provato i risultati delle urne.
Il presidente Joe Biden, intervenendo ieri, in conferenza stampa per commentare i risultati ha dichiarato di essere pronto a lavorare anche con l’opposizione e ha già chiamato il futuro portavoce repubblicano della Camera e fissato un appuntamento dopo il suo rientro dal G20 in Indonesia. Biden, deriso per il suo ottimismo sui risultati elettorali, ha avuto ieri la sua rivincita: i democratici hanno perso, ma non tragicamente come ventilato da settimane. Chi invece ha vinto è proprio la democrazia. “Gli elettori hanno inviato un messaggio chiaro e inequivocabile: vogliono preservare la nostra democrazia e proteggere il diritto di scelta in questo Paese”, ha detto Biden aggiungendo che non vogliono “ogni giorno una battaglia politica costante” perché “il futuro dell’America è troppo promettente, troppo promettente per essere intrappolato in una guerra politica senza fine”. E il futuro è stato disegnato anche dai giovani che sono andati a votare con dati da record, magari non convinti dall’anziano Biden, ma attirati dalle battaglie per il clima, i diritti civili, l’istruzione.
E’ vero che gli Stati Uniti non sono fuori pericolo e il declino democratico non è al palo, ma le elezioni di Midterm sono state un segno forte di ripresa e di buona salute, che va mantenuta fino alle presidenziali del 2024.