Elezioni e questione migranti, un confronto ragionevole

Intervista a padre Camillo Ripamonti SJ, responsabile del Centro Astalli per i rifugiati promosso dalla Jsr, rete internazionale dei gesuiti  

I migranti e richiedenti asilo a Roma non sono confinati fisicamente solo nelle grandi periferie sconosciute. Se ne vedono parecchi nel centro storico, vicino al Campidoglio, intorno alla struttura del Centro Astalli, collegato al servizio internazionale per i rifugiati JSR promosso dai Gesuiti, che si trova sul retro del rinascimentale Palazzo Venezia, ex ambasciata dell’impero austroungarico e poi sede simbolica del regime fascista. Guerre, dittature, sconvolgimenti geopolitici sono sempre all’origine delle sofferenze dei popoli costretti a migrare.

Alla vigilia delle elezioni politiche, col tema dei migranti che è centrale, abbiamo posto alcune domande a padre Camillo Ripamonti SJ, responsabile del Centro che ha diverse sedi in Italia e non si limita a prestare assistenza. La presa di posizione del Centro non passa mai inosservata, come conferma il fatto che il Centro Astalli presenterà il 25 gennaio il tema della giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2018 con l’intervento del presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinal Gualtiero Bassetti.

Una recente affermazione del ministro degli Interni Minniti ha confermato la possibilità di infiltrazioni di terroristi islamisti tra i migranti che arrivano in Italia sui barconi. Affermazioni da prendere sul serio e che rafforzano il timore diffuso di una migrazione di massa percepita come un‘invasione pericolosa. Quale è la vostra opinione in merito?

Non posso entrare nel merito dell’affermazione del ministro perché Minniti avrà senz’altro una serie di elementi che lo portano a fare questa affermazione. La mia perplessità riguarda l’opportunità di una tale dichiarazione in questo momento storico legato al periodo preelettorale senza aggiungere altri elementi a tale valutazione. Noi, come centro Astalli, partiamo dal lavoro di accoglienza e integrazione dei migranti e rifugiati, osservando che gli attacchi terroristici in Europa, finora, sono stati perpetrati da persone immigrate di seconda generazione malamente integrate nei diversi Paesi.  Per questo motivo, l’impegno prioritario, che noi portiamo avanti come parte della società civile, è orientato ad una giusta integrazione che ostacola l’insorgere di quel rancore all’origine dell’adesione alle ideologie integraliste e alle strategie del terrore.

Il timore verso i flussi migratori si accompagna, in certe letture diffuse anche in ambito moderato, alla percezione di una specie di lenta ma decisa sostituzione etnica della popolazione europea in crisi demografica con culture di altra provenienza che minacciano diritti acquisiti dai cittadini occidentali…

I numeri ci dicono che non esiste un’invasione verso l’Italia e complessivamente il territorio europeo. Gli immigrati provenienti dal Nord Africa si sono assestati intorno a 100 mila persone nel 2017.  Il fenomeno migratorio va visto e interessa un contesto mondiale e, in tale prospettiva, bisogna riconoscere che il flusso di migranti forzati e rifugiati (stimati in 65 milioni) interessa solo marginalmente il nostro continente. Circa 45 milioni di queste persone sono sfollati interni nei propri Paesi e gran parte del resto si ferma nelle nazioni limitrofe ai territori da dove fuggono. Parlare di invasione è perciò decisamente esagerato e fortemente strumentalizzato in termini politici. Soprattutto è una scelta molto pericolosa in questo momento storico dove stanno rialzando la testa le forze dichiaratamente xenofobe e razziste che si servono dell’odio per i loro fini strategici. Per questo motivo è importante l’impegno delle associazioni e di parte della società civile, sostenute dall’esempio di papa Francesco, che lavorano per una pacificazione della nostra società, altrimenti esposta ad una desolante lotta tra poveri. Le quattro parole usate dal papa (accogliere, proteggere, promuovere, integrare) per il messaggio della giornata del migrante vanno proprio verso questa direzione di una società coesa che non alimenta odio e denigrazione.

La diminuzione dell’arrivo dei migranti è vista come effetto dell’azione del ministro Minniti (che Scalfari definisce “buona politica”) di controllo delle frontiere esternalizzate in territorio libico tramite il sostegno alla loro guardia costiera e all’accordo con i sindaci e capitribù dell’entroterra. Anche il voto straordinario sulla missione in Niger risponde a tale strategia di difesa delle frontiere che non sono i nostri confini geografici naturali. Quale è il vostro parere in merito?  

Noi siamo stati sempre contrari all’accordo del 2016 tra Unione europea e Turchia e abbiamo espresso perplessità verso l’accordo con la Libia, e ora per la missione in Niger, perché, appunto, esternalizza le frontiere bloccando i flussi migratori senza risolvere i problemi che sono all’origine di tali fenomeni. Le persone scappano da miseria, fame e conflitti. Bisognerebbe intervenire con politiche internazionali efficaci per sanare queste gravi ingiustizie e i conflitti che le alimentano. Cosa che evidentemente non stiamo facendo come comunità internazionale. La lotta al traffico e allo sfruttamento dell’immigrazione va compiuta decisamente, ma non impedendo alle persone di partire. Si tratta di assicurare a coloro che scappano da miseria e guerra dei percorsi protetti e sicuri verso i nostri Paesi. Bisogna investire a livello europeo sui corridoi umanitari e sulla ripartizione solidale dei migranti che arrivano sul nostro territorio. Le politiche europee sono state invece un fallimento come abbiamo visto nella mancanza di volontà a cambiare il regolamento di Dublino che obbliga la gestione del migrante al solo Paese di primo approdo del migrante impedendone la circolazione nel territorio dell’Unione europea.

In questo senso si spiega anche la vostra contestazione della distinzione artificiosa tra migranti economici e quelli per motivi umanitari…

In questo momento storico è difficile operare tale distinzione perché c’è chi scappa ad esempio davanti ad un territorio che soffre gravi mutazioni climatiche e ambientali come la progressiva desertificazione di certe aree. Altre volte è proprio il problema ambientale che scatena un conflitto. In Italia inoltre non c’è la possibilità di far arrivare tramite un decreto flussi delle persone per motivi di lavoro. Un ostacolo in tal senso è rappresentato dalla legge Bossi Fini.

La proposta di legge “Ero Straniero” che avete promosso tramite sottoscrizione popolare, è stata sostenuta da una rete trasversale di associazioni ma anche da forze politiche come i radicali. Come pensate di proporre questi temi nell’attuale fase di campagna elettorale?

La proposta di legge resta in piedi anche nella prossima legislatura. In questa fase, evitando ogni strumentalizzazione partitica, invitiamo ogni forza politica ad esprimersi su questioni ineludibili in tema di migrazione per chi vuole governare questo Paese. Pensiamo alla questione della cittadinanza emersa con il dibattito sullo ius soli temperato e ius culturae, al reato di clandestinità e al sistema di integrazione da potenziare secondo il modello dello Sprar. Un confronto aperto che sollecitiamo in maniera ragionevole con tutti.

 

 

 

 

 

 

 

 

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