Elezioni, la partecipazione popolare nasce dal dialogo

Prima ancora della frammentazione dei partiti esiste una pluralità di visioni contrapposte sul futuro del Paese. Non si può restare in mezzo al guado ma occorre arrivare ad un sistema in grado di garantire  governabilità e alternanza. Un percorso che richiede la necessità di un dialogo aperto e competete tra i cittadini prima ancora dei partiti. Una possibile contaminazione positiva nella ricerca del bene comune. Contributo al dibattito verso le elezioni politiche del 25 settembre promosso da Città Nuova. Vedi Focus
Elezioni. Foto La Presse

Ed eccoci anche questa volta alle elezioni anticipate. Non è la prima volta. Dal 1948 ad oggi è successo nove volte su diciotto legislature, esattamente la metà. I governi poi sono stati sessantaquattro.Dal

Questi numeri mi danno l’idea che, pur avendo cambiato diverse volte la legge elettorale, il nostro sistema soffre di una instabilità intrinseca. Vista la frammentazione dei partiti, che con gli anni tende ad aumentare, la legge elettorale attuale, il cosiddetto Rosatellum, ben spiegata su Città Nuova da Iole Mucciconi  il 5 agosto, a mio avviso ha il pregio di indurre i partiti più piccoli ad allearsi in coalizione con partiti più grandi, limitando così tale frammentazione.

Nonostante la quota maggioritaria di questo sistema, che sacrifica almeno in parte la rappresentatività, non viene garantita però la governabilità.

Infatti all’indomani del voto può succedere, come è successo anche nel 2018, che nessun partito o coalizione riesca a formare il governo e che, non volendo tornare immediatamente al voto, col rischio di ripetere la stessa situazione, le alleanze presentate agli elettori si sciolgano per farne di nuove, spesso molto instabili.

Così in questa legislatura abbiamo avuto il governo Conte 1 (M5S-Lega), poi il Conte 2 (M5S-Pd), infine il governo di unità nazionale con Draghi, anche questo caduto in anticipo per le continue tensioni legate alle scelte da fare.

A contribuire alla frammentazione possono essere anche i personalismi e i particolarismi esasperati, ma credo che alla base la nostra realtà sia questa: abbiamo molti partiti che hanno ricette diverse per il Paese, spesso addirittura opposte.

Quando sento dire da alcuni che i partiti, di solito non il proprio, non dovrebbero inseguire il consenso ma essere “responsabili”, lo traduco così: questi partiti non dovrebbero cercare di fare ciò per cui i propri elettori li hanno votati, ma quello che altri sostengono. Io credo invece che un partito deve rispondere prima di tutto ai propri elettori, non a quelli degli altri, perché esprime una parte. Ovviamente se accetta di governare in coalizione dovrà fare compromessi e mediazioni, ma non può rinnegare il proprio mandato, questo sì sarebbe irresponsabile.

Ecco perché nonostante gli sforzi, le alleanze troppo eterogenee non durano. Il problema è che sono gli italiani ad avere idee molto diverse su come governare un Paese e non è facile fare sintesi.

Così io continuo ad auspicare, come Napolitano quando era presidente della repubblica, una riforma istituzionale che garantisca la governabilità e l’alternanza.

Certo, a seconda del sistema scelto potremmo avere anche governi molto di parte, che magari non esprimerebbero neppure la maggioranza assoluta degli elettori, ma che potrebbero applicare le loro soluzioni prendendosene la responsabilità, senza scarica barile.

Inoltre un governo non può ignorare gli altri elettori, le forze sociali, le associazioni, i sindacati, ecc. che, se in grave disaccordo con i provvedimenti attuati, non aspettano certo le successive elezioni per farglielo sapere!

I cittadini avranno poi la possibilità di valutare le soluzioni adottate con l’esperienza e convincersi della loro bontà anche se precedentemente contrari, piuttosto che diventare insoddisfatti, anche se precedentemente favorevoli.

Dal giudizio complessivo degli elettori può scattare poi l’alternanza. Non ho pregiudiziali sul sistema da adottare, fosse la riforma proposta e quasi attuata da Renzi o la repubblica presidenziale proposta da Meloni. Basta che garantisca la governabilità e l’alternanza.

Veniamo a come vivere queste elezioni, in particolare come aderente al Movimento politico per l’unità (Mppu), che ricordo essere un movimento trasversale a tutti i partiti. Le mie sono solo riflessioni personali che offro a tutti.

Mi ricollego a quanto ho scritto sopra riguardo le diversissime idee politiche degli italiani, che ovviamente sono presenti anche nel Mppu. facendo un esempio concreto. In questi giorni in una chat ho iniziato un dialogo con una persona che vede l’autonomia differenziata, prevista dalla nostra Costituzione ma non ancora attuata, come una “sciagura” per le regioni del Sud, perché aumenterebbe ulteriormente il divario con quelle del Nord.

Io la penso all’opposto e invece auspico ardentemente l’autonomia a tutti i livelli, come applicazione del principio di sussidiarietà. Siamo agli antipodi. Uno pensa che una eventuale riforma sarebbe una sciagura, l’altro che potrebbe migliorare i servizi ai cittadini, magari diminuendo i costi, innescando un circuito virtuoso di emulazione.

Possiamo rimanere così; se vince una certa coalizione la riforma non avrà luogo; se vince un’altra la riforma potrebbe vedere la luce e in questo caso si potrà dare un giudizio a posteriori.

Oppure possiamo, come abbiamo iniziato a fare, argomentare da subito le nostre opinioni, sostanziandole anche con i dati per quanto possibile. Nell’esempio citato il mio interlocutore, un amministratore locale, è molto più preparato di me e mi costringe a documentarmi, a non accontentarmi delle conoscenze finora acquisite.

Forse rimarremo ognuno della sua idea, ma sicuramente arricchiti dai ragionamenti, dalle paure e dalle speranze dell’altro.

Scusate, ho dato per scontati il rispetto e l’ascolto reciproco, che sono la premessa per un vero dialogo. Ho fatto questo esempio perché spero che il confronto non solo tra i politici, ma tra tutti i cittadini, non si basi sugli slogan o, peggio ancora, sugli attacchi personali o sulla demonizzazione dell’avversario, ma sui contenuti.

Parliamo sempre più di questi: come vogliamo stare in Europa; come vogliamo attuare la giustizia sociale; come ridare fiato all’economia; che scuola vogliamo; come migliorare l’ambiente; ecc.

È vero, non possiamo essere tutti laureati in scienze politiche, ma come cittadini un’idea almeno sulle tematiche principali ce la dobbiamo fare, per poter dare sostanza alla nostra democrazia, con una vera partecipazione di popolo. Chissà che, iniziando dagli elettori e contagiando i politici, possiamo svelenire già questa campagna elettorale, per mettere in evidenza un’idea di bene comune per l’Italia, necessariamente frutto di un pensiero plurale.

Contributo al dibattito verso le elezioni politiche del 25 settembre promosso da Città Nuova con questo articolo di invito pubblicato il giorno 8 agosto 2022.Vedi i diversi contributi del Focus 

 

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