Elezioni, la parola ai turchi
Abbiamo potuto raggiungere alcuni nostri osservatori nella città di Istanbul, per avere il polso della situazione creatasi immediatamente dopo le elezioni svoltesi durante il weekend, di cui abbiamo riferito ieri.
Riepiloghiamo: le operazioni di spoglio si sono protratte per tutta la notte e sono terminate nella mattinata di lunedì. Dai grafici disponibili si evince subito l’omogenea diffusione dell’elettorato dell’Akp, Partito per la giustizia e lo sviluppo, (43,7 per cento al livello nazionale). In alcune regioni dell’Ovest si è affermato, invece, come da tradizione, il partito di opposizione Chp, Partito popolare repubblicano, (25,7 per cento). Ci sono poi delle macchie di leopardo: l'Mhp, Partito del movimento nazionalista, (17,6 per cento) e nel Sud-Est, anche qui come vuole una tendenza acquisita da tempo, il Bdp, Partito della pace e democrazia, (4,4 per cento). Alcuni esperti hanno voluto fare un'analisi più precisa, cercando di distinguere tra i risultati dei grandi comuni e i vari municipi delle metropoli e dei rispettivi hinterland. Emerge il consenso capillare e popolare dell’Akp, comunque.
Quale allora il significato di questi risultati? I dati di Ankara e Istanbul, con una netta maggioranza dell’Akp, rappresentano, senza dubbio un termometro indicativo per le future elezioni politiche. I risultati della capitale, Ankara, sono stati più travagliati in quanto il risultato non appariva scontato. Per tanti l’esito non è stato una sorpresa. I grossi partiti sono cresciuti a discapito dei piccoli. C’è stata una notevole mobilità di elettorato da un partito all’altro e viceversa. Per esempio, elettori non soddisfatti della politica di Erdogan, accusato da molti di megalomania e autoritarismo, nonché di corruzione, hanno dato la loro preferenza al Chp. A fronte di questo, i delusi del Chp (anche qui per trascorsi di corruzione e di una politica senza veri progetti ma di semplice lotta di potere) hanno preferito favorire l’Akp. In generale, si pensa che il 60 per cento dell’elettorato del Chp sia composto di laici moderati che lo preferiscono come male minore all’Akp.
E come valutare, allora, la performance elettorale del partito di maggioranza? Un dato senza dubbio interessante è che l’Akp è cresciuto del 5 per cento rispetto alle municipali del 2009. E questo, davvero, nonostante tutto; soprattutto nonostante la corruzione emersa negli ultimi mesi in seno al partito e alla famiglia del premier, ma anche il fatto che l’opposizione abbia messo in campo i suoi uomini migliori. È chiaro che l’Akp è il partito che, in questo momento, più esprime l’identità del popolo turco.
E a proposito dei contrasti fra Erdogan e il riformatore religioso Gülen si parla di lotte intestine all’interno dell’Akp proprio per l’influenza del leader religioso sufi. In realtà, pare che tali problemi si situino a livello di élite e che tocchino solo alcune frange del potere. I risultati sembrano dire che il popolo è decisamente dalla parte di Erdogan.