Elezioni in Gabon, è scontro sulla vittoria di Ali Bongo

Grande confusione nello Stato africano dopo le votazioni. Il vincitore sarebbe il presidente uscente, ma l'opposizione che sostiene Jean Ping, ex presidente dell'Unione africana, contesta con violenza il risultato. La cautela delle istituzioni internazionali
Libreville

Sono giorni molto tesi e forse anche molto temuti quelli che si stanno succedendo in Gabon dopo le elezioni presidenziali di sabato scorso. Tutta l’attenzione è rivolta alla Commissione elettorale nazionale autonoma e permanente (Cenap) che ha proclamato vincitore il presidente uscente Ali Bongo, che avrebbe avuto la meglio sullo sfidante Jean Ping, ex presidente dell’Unione Africana. Il condizionale è d'obbligo vista l'incertezza nell'esame dei dati, le proteste nel Paese e la richiesta di trasparenza della comunità internazionale.

 

La tensione a Libreville è palpabile, così come negli angoli più nascosti di questo piccolo Paese dell’Africa centrale produttore di petrolio. Ali Bongo e Jean Ping erano stati i candidati che avevano ottenuto maggiori consensi rispetti agli altri sette in corsa. Ma che l'esito sarebbe stato incerto era stato chiaro già domenica scorsa, quando entrambi hanno rivendicato la propria vittoria.

 

Nei giorni scorsi Jean Ping aveva lasciato intendere di essere ormai il nuovo capo di Stato. «Le tendenze generali ci danno la vittoria in questa importante elezione presidenziale», aveva dichiarato ai suoi sostenitori e ad alcuni giornalisti. Jean Ping aveva dichiarato che sulla base della quasi totalità dei verbali dei seggi era in grado di affermare di essere il vincitore; affermazione fatta anche da Ali Bongo, con i due che si accusano reciprocamente di grossi brogli. Fino a quando è stata proclamata la vittoria di Bongo, che ha scatenato le vive proteste degli oppositori.

 

Il Gabon prevede un sistema elettorale uninominale a turno unico, in cui il candidato che ottiene più voti viene eletto. Nelle ultime elezioni del 2009 Ali Bongo (figlio dell’ex presidente Omar Bongo, morto nel 2009) l’aveva spuntata con il 41,73 per cento dei suffragi; ma affrontava all’epoca un’opposizione agguerrita e dispersa, con nientemeno che 22 avversari.

 

La paura di possibili manifestazioni
Gli osservatori internazionali temevano contestazioni da parte del fronte che si sarebbe ritrovato sconfitto e i timori hanno trovato conferma: in una campagna elettorale di cui si è deplorato il clima di odio e i propositi violenti, la ventilata sconfitta di Jean Ping ha fatto degenerare la situazione.


A Port-Gentil, città petrolifera e capitale economica del Gabon, il 2009 non è stato dimenticato. Dopo l’annuncio della vittoria di Ali Bongo erano scoppiati dei tumulti, in cui si erano contati anche dei morti. Era stato instaurato il coprifuoco e incendiato il consolato francese. La maggior parte dei gabonesi vuole un cambiamento, perché, come l’opposizione gridava durante la campagna elettorale, «non vogliamo una dinastia Bongo». Il Gabon, come molti Paesi africani, ha capito che la libertà e il cambiamento hanno un costo; e, qualunque sia il risultato di questa tornata elettorale "storica", la democrazia sarà stata esercitata.


Un’oasi di pace nel cuore dell’Africa
Il Gabon è un’oasi di pace in un’Africa centrale preda di violenze tribali e tensioni religiose nella Repubblica Centrafricana, del flagello di Boko Haram in Camerun, delle tensioni sociali in Ciad e in Congo, e delle manifestazioni contro il presidente Kabila che non intende lasciare il potere nella Repubblica Democratica del Congo. La scarsa popolazione e le importanti risorse forestali e petrolifere gli hanno permesso di diventare uno dei Paesi più prosperi dell’Africa: si tratta di una delle più vecchie zone petrolifere del continente, con una produzione di 225 mila barili al giorno già nel 1975, che gli valse l’ammissione all’Opec. Nel 1998 venne raggiunto il picco di 350 mila barili al giorno; dal 2001 la produzione è però stagnante attorno al 150 mila. Il Paese ha conosciuto un tasso di crescita significativo (attorno al 5 per cento annuo in media) a partire dal 2010; ma la tassazione della produzione petrolifera, insieme alla caduta del prezzo del greggio e a una durevole crisi dei conti dello Stato apparsa nel 2013, indeboliscono l’economia. Il tasso di crecita registrato nel 2015 non dovrebbe essere superiore al 4 per cento, contro il 6 per cento inizialmente previsto (fonte: Banca degli Stati dell’Africa Centrale).

Al momento in cui pubblichiamo, la Commissione elettorale nazionale ha convalidato l’elezione di Ali Bongo. Il ministro degli Interni, l’unico che può ufficialmente proclamare il risultato, non ha però ancora ufficializzato la vittoria del presidente uscente. Nel Paese sono scoppiate proteste e disordini

 

(Traduzione di Chiara Andreola)

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