Elezioni in Argentina, tiene la maggioranza

Il progetto di Cristina Kirchner mantiene con gli alleati la maggioranza in Parlamento, ma subisce dure sconfitte nei principali centri urbani del Paese. Si consolidano gli avversari e per il kirchnerismo sarebbe l’occasione propizia per un’autocritica.
Elezioni in Argentina
I rapporti di forze nel parlamento argentino non sono cambiati sostanzialmente dopo le elezioni di medio termine di questa domenica. Gli elettori hanno rinnovato la metá dei deputati ed un terzo dei senatori. La maggioranza “kirchnerista” al governo dal 2003, conserva sostanzialmente, ed anzi aumenta lievemente il numero dei seggi e mantiene insieme agli alleati la maggioranza propria nelle due camere.

 

Ció nonostante si puó parlare di elezioni-castigo per la maggioranza che ha perso nei grandi distretti elettorali del Paese, quelli con maggiore popolazione (la provincia di Buenos Aires e la omonima capitale nazionale, Cordoba, Mendoza e Rosario, dove si sono affermati, con ampio margine di voti, proposte alternative a quella della presidente Cristina Fernández de Kirchner.

 

Sebbene le vittorie in altre provincie hanno consentito di mantenere il numero di seggi ed anche di accrescerlo leggermente, la maggioranza non puó non constatare la seria sconfitta patita nel suo bastione elettorale, la provincia di Buenos Aires, dove la propria lista di deputati é stata sconfitta duramente, con un margine di quasi 12 punti percentuali, da quella dell’ex capo di gabinetto, Sergio Massa, attualmente sindaco della cittá di Tigre, nei pressi della capitale.

 

Ed é possibile che sia questo il dato piú sostanziale di queste elezioni: il logorio interno della maggioranza, accentuato da una ondata di scandali per corruzione al quale il governo non sembra poter porre rimedio. Se altri avversari hanno da presentare un progetto ideologico differente, essere sconfitti da un ex integrante della compagine di governo denota che anche internamente il progetto dei Kirchner risente di scricchiolii. A questo punto un esame autocritico da parte della maggioranza di governo sarebbe non solo necessario, ma indispensabile. Anche se lo stile della presidente Cristina non confermerebbe questa predisposizione. Attualmente, la presidente é convalescente dopo l’intervento chirurgico subito due settimane or sono per rimuovere un ematoma formatosi tra craneo e cervello. Il verticalismo che caratterizza il Fronte per la Vittoria (FpV), il suo partito, insegna che bisognerá attendere il suo ritorno sulla scena politica prima di prendere atto della lettura dei risultati di questa domenica.

 

Alcuni media, impegnati in una lunga e dura battaglia contro il kirchnerismo, hanno celebrato frettolosamente i risultati come una severa sconfitta. In qualche caso segnalando che il 70 per cento degli argentini questa domenica ha votato contro il governo. Una lettura faziosa che non tiene conto che, mutatis mutandis, anche nelle cittá dove hanno trionfato, con ampio margine di voti, gli avversari di Cristina Fernández de Kirchner, una grande maggioranza non ha votato per loro.

 

Soprattutto non tiene conto che quando si proiettano queste proposte alternative a livello nazionale, nessuna di essere raccoglie adesioni che superino il dieci per cento. Un dato importante per chi nutre ambizioni in vista delle presidenziali del 2015, come nel caso del sindaco di Buenos Aires, la capitale, per il quale la vittoria ottenuta questa domenica é segno che é giunto il momento per il gran salto. 

 

Nel frattempo, ci sono le questioni che il Paese ancora non ha risolto e che cominciano a diventare urgenti: l’inflazione che non conosce soste e che rosicchia i redditi fissi al ritmo del 25 per cento annuale, i segni di inefficacia nella gestione, ad esempio, nei trasporti pubblici, in particolare le ferrovie, dove gli incidenti si susseguono con paurosa frequenza, la bolletta energetica sempre piú cara e la sempre minore trasparenza nella gestione, avvolta spesso da una cortina impenetrabile di silenzio, poco compatibile con le esigenza generalizzata di una migliore qualitá della democrazia.  

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