Elezioni, immigrazione e sicurezza
La proposta di una nuova agenda in tema di migrazioni mette in evidenza la chiara presa di posizione di importanti realtà associative cristiane presenti nel nostro Paese, in risposta agli appelli di papa Francesco nella prospettiva dell’atteso accordo sul tema delle migrazioni da parte delle Nazioni Unite (Global Compact).
Il contesto generale
Spesso nell’ ambito politico, il tema migrazioni viene collegato strumentalmente, in tempi di campagna elettorale e di facile ricerca del consenso, a quello della criminalità comune e della sicurezza dei cittadini.
In realtà non c’è alcune nesso fra immigrazione e sicurezza. È un paradosso. I media tendono ad enfatizzare gli episodi criminali e a far passare quasi sotto silenzio il netto calo della criminalità in Italia negli ultimi anni a fronte di un aumento degli immigrati, rimarcando soprattutto la nazionalità degli autori dei reati a discapito di altre informazioni socio-demografiche. È gioco forza che l’opinione pubblica sia portata a credere, per contro, che la criminalità sia in aumento a causa dell’incremento del numero degli immigrati.
Il Rapporto dell’Osservatorio Europeo sulla sicurezza è molto esplicito in questo senso. I dati presentati non consentono di parlare di un’emergenza sicurezza in Italia, e smentiscono l’ipotesi di un aumento degli episodi di criminalità determinato da una maggiore presenza di immigrati. La criminalità in Italia è ai minimi storici, soprattutto per quanto riguarda i crimini più violenti e, per molti reati, Il livello di criminalità generale in Italia è in linea e, per alcuni valori, si situa al di sotto della media di altri Paesi europei (Francia, Germania e Regno Unito).
Tutti i dati confermano che in Italia l’aumento del numero degli stranieri dal 2008 al 2015 (quasi 1,8 milioni di persone, che sale ad oltre 2 milioni se consideriamo anche una quota di irregolari) non ha prodotto nessun aumento degli episodi di criminalità considerati.
Nonostante le statistiche ufficiali ci mostrino come in Italia non vi sia stata alcuna crescita dei reati, né ci si trovi di fronte ad una particolare emergenza sicurezza, la percezione della popolazione è che la criminalità in Italia stia crescendo e che ciò sia dovuto alla presenza degli immigrati e all’aumento dei flussi migratori degli ultimi anni.
La conferma viene da Marzio Barbagli, docente di Sociologia all’università di Bologna, che è stato il primo in Italia, dieci anni fa (“Immigrazione e sicurezza in Italia”, Il Mulino), ad affrontare in maniera esplicita il tema dei reati commessi dagli immigrati, venendo riconosciuto come la voce più autorevole ed imparziale in materia. In questo periodo di crescente preoccupazione sociale, i dati forniti da Barbagli fanno chiarezza su alcune questioni che dividono i cittadini e le parti politiche. La valutazione globale di Barbagli riguardo ai cinque indicatori analizzati (omicidi, aggressioni violente, rapine, sequestri/rapimenti, violenze sessuali) dimostra sostanzialmente che: in Italia gli stranieri regolarmente soggiornanti sono circa il 9 percento della popolazione e che la gran parte degli stranieri detenuti (circa il 90 percento) sono irregolari. Sono quindi gli stranieri irregolari ad ingrossare le fila della popolazione carceraria, a dimostrazione che investire in processi di regolarizzazione e integrazione è anche un’azione diretta di contrasto alla criminalità.
I programmi dei maggiori partiti
La linea della Lega è quella di “aiutarli a casa loro” con più cooperazione ed accordi con i Paesi di provenienza così da eliminare le cause economiche delle migrazioni. Per ridurre i flussi migratori la priorità sarà quella di ripristinare i controlli ai confini e di arginare l’afflusso in mare «tramite la pratica dei respingimenti umanitari». Per quanto riguarda la gestione in Italia, vengono previsti il respingimento dei migranti irregolari e un «severo controllo del territorio», oltre a «una rete di monitoraggio della gestione dei richiedenti asilo distribuiti sui territori». Il programma del partito guidato da Salvini Lega ruota attorno a una stretta sulle operazioni di soccorso, con ritorno forzato nei Paesi di provenienza per chi è in Italia illegalmente, oltre a più controlli sull’accoglienza e più sicurezza. Totale opposizione allo Ius soli.
Reale Fattibilità. I “respingimenti umanitari” sono già stati condannati dalla Corte europea per i diritti dell’uomo e il ritorno forzato per quasi 500mila persone è difficilmente attuabile prevedendo costi molto alti.
Forza Italia chiede un intervento internazionale che blocchi l’immigrazione dalla Libia tramite «un accordo internazionale con i libici per la creazione di campi profughi e il blocco delle imbarcazioni che portano immigrati». Sì ai “respingimenti assistiti”. Serve «un piano Marshall con i Paesi di emigrazione per scongiurare le partenze». Vanno firmati trattati per «riportare nei Paesi di provenienza i 466mila migranti clandestini oggi in Italia». No allo Ius soli.
La linea di FI è basata su quella che Berlusconi attuò quando era al governo: contrasto all’immigrazione illegale (legge Bossi-Fini), respingimenti e accordi con i Paesi di provenienza, Libia in primo luogo (come l’accordo ai tempi di Gheddafi), integrati da un “piano Marshall”.
Reale Fattibilità. Non ci sono misure innovative, ma una stretta generale. L’accento sulla sicurezza in Italia risponde a una domanda che viene dal territorio: difficile sarà attuarlo senza deludere le attese.
Il M5Stelle, ponendosi l’obiettivo “sbarchi zero”, punta non tanto a blindare le frontiere quanto a «rimuovere le cause che costringono a emigrare». Si propone, un embargo alla vendita di armi ai Paesi in guerra, il contrasto dello sfruttamento, una seria cooperazione allo sviluppo.
Si propongono: «vie legali e sicure di accesso all’Ue», esame più rapido delle richieste di asilo e la modifica dei regolamenti di Dublino, non solo con il ricollocamento obbligatorio e automatico dei richiedenti asilo che arrivano in Italia ma anche dei migranti economici.
Reale Fattibilità. Sono certe (e prevedibili) le barricate da parte dell’Europa, che a malapena tollererà la redistribuzione dei richiedenti asilo. “Più aiuti allo sviluppo” è una misura condivisa da tutti. La “fine dello sfruttamento” è enunciazione giusta, ma può suonare retorica e generica.
Il Pd propone di «controllare le frontiere, combattere i trafficanti di persone, salvare vite umane in mare e accogliere chi fugge da guerre e persecuzioni». Chiede la revisione del regolamento di Dublino, con redistribuzione dei richiedenti asilo in tutti i Paesi Ue. Corridoi umanitari solo in casi eccezionali, potenziamento degli accessi regolari con il sistema delle quote. Più aiuti allo sviluppo e accordi bilaterali tra Stati per la riammissione. Miglioramento del sistema di accoglienza per richiedenti asilo. Sì allo Ius soli.
Il programma del Pd in materia di immigrazione non è altro che la prosecuzione della linea Minniti: accordi con gli Stati di transito per fermare il flusso, più controllo sulle Ong, accoglienza degli aventi diritto. Dotando di risorse i Paesi di transito e inviando contingenti militari, si spera di bloccare i migranti prima che arrivino da noi.
Reale Fattibilità. La strategia ha già prodotto un drastico calo degli arrivi, ma è legata agli equilibri instabili di Paesi come la Libia. Prevede poco o nulla per ridurre la percezione di insicurezza in Italia.
Per Liberi e Uguali si punta all’abolizione della Bossi-Fini, all’introduzione di permessi di ricerca lavoro e a meccanismi di ingresso regolari, e si chiede la creazione di un unico sistema di asilo europeo che superi il criterio del Paese di primo accesso e comprenda «canali umanitari e missioni di salvataggio».
Si auspica altresì la creazione di un sistema di accoglienza «rigoroso, diffuso e integrato», superando la gestione straordinaria «che troppi scandali e distorsioni ha generato». Lo Ius soli è considerato «un riconoscimento doveroso a chi nei fatti è già italiano».
La linea di LeU in materia di migrazioni è una linea classica “di sinistra”. E quindi: salvataggi in mare, supporto alle Ong, accoglienza, asilo a chi fugge da guerre e carestie, canali umanitari. Teoricamente come e meglio di oggi, con mantenimento (e/o aumento) dell’accoglienza di quanti arrivano nel nostro Paese.
Reale Fattibilità. Il sistema unico di asilo europeo non sarà in discussione a Bruxelles, ma una più equa redistribuzione dei richiedenti asilo si scontrerà con le prevedibili opposizioni che emergeranno.