Elezioni europee. Primi nodi per la lista Tsipras
Tsipras, chi? Giovane ingegnere greco (compirà 40 anni nel mese di luglio), autore di studi relativi alla pianificazione territoriale della città di Atene, Alexis Tsipras è il leader di Syriza, la coalizione nata nel 2004 in Grecia che raggruppa partiti della sinistra radicale, politici indipendenti di area socialista democratica e gruppi ambientalisti di sinistra, la cui componente più significativa è rappresentata dal partito Synaspismos.
La sua prima apparizione sulla scena politica risale al 2006, allorché viene eletto consigliere comunale della città di Atene. Nel 2009 Syriza si presenta alle elezioni legislative greche e Tsipras viene eletto per la prima volta nel Parlamento ellenico. Nel maggio del 2012 in Grecia si vota ancora per il rinnovo del Parlamento, e viene affidato l'incarico di formare un nuovo governo proprio a Tsipras, che, tuttavia, considerata la frammentazione del quadro politico, è costretto a rinunciarvi quasi subito. Si torna quindi al voto il mese successivo: con il 30 per cento prevale il partito di Antonis Samaras (Nuova Democrazia), che guiderà il nuovo governo. Tsipras, con il suo partito, arriva secondo con il 27 per cento dei consensi. Nel suo programma spiccava l’impegno a rinegoziare con l’Europa il piano di austerity, lacrime e sangue, imposto dalla troika alla Grecia.
Nel dicembre del 2013, a Madrid, al IV Congresso della Sinistra Europea, Tsipras viene candidato ufficialmente, con l’84 per cento dei consensi, alla presidenza della Commissione europea nelle elezioni del 25 maggio prossimo.
L’altra Europa con Tsipras. Con questo nome, a partire dall’appello di alcuni intellettuali (Andrea Camilleri, Paolo Flores d’Arcais, Barbara Spinelli ed altri), che riceve in breve tempo alcune migliaia di adesioni, nasce in Italia una lista autonoma della società civile a sostegno della candidatura di Tsipras, identificato come il simbolo della lotta all’austerità. La lista, oltre a quello di alcune Associazioni, ottiene il sostegno di Sel, Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani, Azione Civile.
La piattaforma politica per far uscire il vecchio Continente dalla crisi viene declinata nei dieci punti proposti nel Manifesto della lista, in cui si delineano le coordinate del sogno auspicato per l’Europa: «un’Europa al servizio dei cittadini, invece che un’Europa ostaggio della paura della disoccupazione, della vecchiaia e della povertà. Un'Europa dei diritti, anziché un'Europa che penalizza i poveri, a beneficio dei soliti privilegiati, e al servizio degli interessi delle banche». Per Tsipras: «L’Unione Europea sarà democratica o cesserà di esistere. Per noi, la democrazia non è negoziabile». Questo l’orizzonte.
Per la presentazione della lista occorre raccogliere 150 mila fime (30mila per ciascuna delle cinque circoscrizioni) entro il 16 aprile.
I paletti posti dai firmatari dell’appello, riguardo all’identikit della lista cui dare vita, erano chiari. Una lista promossa da movimenti e personalità della società civile, autonoma dagli apparati partitici, che, con Tsipras candidato, mobiliti cittadine e cittadini verso un’Altra Europa. Una lista che potrà essere sostenuta, come nel referendum acqua, dal più grande insieme di realtà organizzate e che non si manterrà con i rimborsi elettorali.
Una lista composta in coerenza con il programma, che candidi persone, anche con appartenenze partitiche, ma che non abbiano avuto incarichi elettivi e responsabilità di rilievo nell’ultimo decennio.
Una lista che sostiene Tsipras ma che non fa parte del Partito della Sinistra Europea che lo ha espresso come candidato. Anche se – si legge nell’appello – «i nostri eletti siederanno nell’europarlamento nel gruppo con Tsipras (GUE-Sinistra Unitaria europea)».
Subito polemiche interne. A poche settimane dalla nascita (e con la prospettiva di appena due mesi dalle elezioni europee) si registrano le prime crepe, tutte interne al raggruppamento che si riconosce nella nascente lista per Tsipras. Nessuno si faceva soverchie illusioni, nella consapevolezza che non è semplice la convivenza fra soggetti della società civile e partiti politici, soprattutto nella prospettiva di una competizione elettorale, allorché le fibrillazioni si acuiscono per il solito problema: le candidature.
Due i motivi di frizione: il ritiro della candidatura di Antonia Battaglia (pugliese, attivista di Peacelink) in polemica con Sel per la vicenda dell’Ilva, essendo presenti fra i candidati due dirigenti di quel partito nel tarantino («o io o loro»), e l’esclusione dal Comitato dei garanti di Paolo Flores d’Arcais ed Andrea Camilleri (due dei firmatari dell’appello generativo della lista), che – di fronte alla scelta – si erano espressi a favore della candidata della società civile e contro i candidati di partito.
Il leader di Sel, Nichi Vendola, minimizza le polemiche classificandole quali «beghe di provincia, da lasciare alla provincia». Ma la querelle tracima gli argini di un terreno circoscritto ad un territorio, considerato che lo stesso Tsipras ha dovuto scrivere una lettera a D’Arcais e Camilleri (che nel frattempo ha ritirato la propria personale candidatura), provando a stemperare le tensioni.