Elezioni europee, in Sicilia Forza Italia è il primo partito

Nell’isola un risultato diverso rispetto al resto del paese. Il ritorno in campo, dietro le quinte, degli ex governatori Raffaele Lombardo e Totò Cuffaro. Quest’ultimo, dopo la condanna per concorso esterno in associazione mafiosa, è tornato in sella e ha fondato la nuova Dc siciliana. Il recordman di preferenze è Edy Tamajo di Forza Italia. L’ex sindaco Leoluca Orlando dovrebbe staccare il biglietto per Bruxelles. Probabile l’approdo in Europa degli ex Caterina Chinnici e Pietro Bartolo.
Il segretario di Forza Italia Antonio Tajani e il capogruppo di Forza Italia alla Camera Paolo Barelli durante la conferenza stampa sui risultati delle elezioni europee, Roma, 10 giugno 2024, ANSA/VINCENZO LIVIERI
Il segretario di Forza Italia Antonio Tajani e il capogruppo di Forza Italia alla Camera Paolo Barelli durante la conferenza stampa sui risultati delle elezioni europee, Roma, 10 giugno 2024, ANSA/VINCENZO LIVIERI

Il risultato delle Europee in Sicilia segna dati diversi rispetto al resto del paese. Forza Italia è il primo partito nell’isola con il 23,6 per cento delle preferenze. Un dato che raddoppia (e anche qualcosa in più) i risultati degli azzurri a livello nazionale.

La performance di Forza Italia consolida la leadership del centrodestra, che in Sicilia non è mai stata in discussione: si aggiunge al 20,18 per cento di Fratelli d’Italia e al 7 per cento della Lega. Il centrodestra in Sicilia conquista quindi più della metà dei voti e lascia il resto agli altri partiti.

I 5 Stelle, terzi con il 16 per cento, dimezzano i voti rispetto a 5 anni fa e il Pd non va oltre il 14 per cento. Nell’isola c’è da registrare anche il risultato personale di Cateno De Luca (parlamentare regionale, sindaco di Taormina ed ex sindaco di Messina, di Santa Teresa Riva e di Fiumedinisi, il suo paese natale). De Luca aveva tentato la grande performance con la lista “Libertà”, erede politico di “Sud chiama Nord”, soggetto politico da lui fondato.

Il 7 per cento in Sicilia, unito a un risultato molto piccolo nelle altre circoscrizioni, non permettono a De Luca di staccare il biglietto per Bruxelles, come certo era prevedibile, ma il politico peloritano sperava di “contarsi” per “contare di più” anche nello scacchiere regionale.

Ma per leggere il risultato elettorale bisogna valutare anche il voto di “chi non c’era”, o meglio, non era ufficialmente in campo ma lavorava dietro le quinte. Gli anni più recenti sono stati quelli del ritorno in Sicilia di Totò Cuffaro, l’ex presidente della Regione che era stato condannato a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa e che – scontata la condanna di carcere a Rebibbia – è tornato nell’isola dapprima alla chetichella, poi fondando un partito che ha chiamato “Democrazia Cristiana Sicilia”.

Oggi la Democrazia Cristiana di Cuffaro (da non confondere con la quasi omonima DC di Gianfranco Rotondi) è una realtà che conta parecchio nel panorama regionale. In vista delle Europee, Cuffaro ha tentato un accordo (poi sfumato) con Italia Viva di Matteo Renzi e infine ha stretto un patto federativo con Noi Moderati scegliendo di sostenere un candidato all’interno della lista di Forza Italia.

L’apporto della DC ha accresciuto senz’altro il peso specifico e il risultato elettorale di Forza Italia, che si spiega anche così. E ora Cuffaro punta a contare di più nel governo regionale e a dettare alcune scelte.

Il suo ritorno alla politica attiva – dopo la pesante condanna e gli strascichi di una vicenda dura – ha fatto discutere: ancora qualche settimana fa Teresa Principato (l’ex procuratore aggiunto a Palermo, ora in pensione) durante un incontro pubblico aveva detto: «Ho pensato che questa Sicilia dimentica tutto». È un dato che i fatti giudiziari non sembrano aver avuto effetto sulle preferenze e sulle scelte dei siciliani e oggi Cuffaro è probabilmente l’uomo che conta di più nello scacchiere politico siciliano.

Scontata la condanna, Cuffaro ha il diritto di tornare alla politica attiva e il consenso è la chiave della democrazia. Ma una riflessione su ciò che accade − e su quali siano i meccanismi che determinino le scelte e le decisioni di alcune fasce di elettorato – è quasi d’obbligo.

Nel consenso di Forza Italia c’è da leggere anche il consenso che arriva da un altro ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo.

Gli altri dati parlano di un Pd che fatica ancora e che, anche a livello regionale, è molto diviso e di un Movimento Cinque Stelle che qualche anno fa primeggiava in Sicilia e oggi mantiene un consenso certamente dimezzato, ma comunque consistente. È il terzo partito dell’isola e si piazza davanti al Pd.

L’alleanza AVS (Allenza verdi e Sinistra) stacca un buon risultato e permetterà probabilmente l’approdo a Bruxelles dell’ex sindaco di Palermo Leoluca Orlando, l’uomo dalla carriera politica lunghissima e che a quasi 77 anni ha ancora voglia di giocare un ruolo nello scacchiere italiano ed europeo.

Se andiamo ai nomi degli eletti, segnaliamo il risultato assolutamente positivo di Edy Tamajo (assessore regionale in quota a Forza Italia, recordman di preferenze con quasi 120.000 voti), Marco Falcone (100.000 preferenze) e Caterina Chinnici che si piazza al terzo posto tra gli azzurri, ma che potrebbe tornare a Bruxelles se uno dei due eletti (probabilmente Tamajo) rinuncerà.

Chinnici era appoggiata anche da Raffaele Lombardo. Chinnici ha fatto molto discutere: figlia del consigliere istruttore Rocco Chinnici, uno dei magistrati uccisi dalla mafia, era stata assessore alla Famiglia, alle Autonomie locali e alla Funzione pubblica nel governo Lombardo, poi aveva aderito al Pd e con quel simbolo sedeva tra gli scranni del Parlamento Europeo. Un anno fa, a causa di disaccordi con la segretaria Elly Schlein, ha lasciato il Pd e ha aderito a Forza Italia.

Per i 5 Stelle approderà a Palermo Giuseppe Antoci, ex presidente dell’Ente Parco dei Nebrodi, finito nel mirino della criminalità organizzata per aver combattuto la cosiddetta “mafia dei pascoli”: le organizzazioni criminali si accaparravano i terreni per poter chiedere i contributi all’AgEA (Agenzia per le erogazioni in agricoltura). Fu promotore di un “protocollo di legalità” e nel maggio 2016 sfuggì ad un agguato mafioso mentre stava tornando a casa.

Nel Pd è stato eletto Giuseppe Lupo e se scatterà un secondo seggio toccherà all’uscente Pietro Bartolo, già medico a Lampedusa, noto come “il medico dei migranti”.

In Fratelli d’Italia, dietro a Giorgia Meloni che non andrà a Bruxelles, ci sono Giuseppe Milazzo e – a seguire – Ruggero Razza.

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