Elezioni amministrative, tagli e bilanci trasparenti

Non è credibile alcuna promessa irrealizzabile per catturare consensi. Impossibile, ancorché ingiusto, l’aumento di imposte e tasse, ma possibile e doverosa la riduzione di spese inutili e irragionevoli. Occorrono però una vera competenza e bilanci pubblici trasparenti e comprensibili non solo dai tecnici
SINDACI ANSA

Tra qualche mese il Paese sarà interessato dalla tornata elettorale per le elezioni amministrative.

Cittanuova.it ha cominciato ad entrare nel merito delle questioni con l’intervista a Marco Bersani di Attac a proposito della questione della gestione dei beni comuni a cominciare dall’acqua. È auspicabile che in campagna elettorale, da parte dei candidati, non si presentino “libri dei sogni” che promettano mari e monti per catturare consensi, pur nella consapevolezza della scarsa fattibilità di progetti che non trovino adeguata copertura finanziaria oppure che trovino vincoli attuativi insuperabili nelle leggi di stabilità.

I programmi elettorali (dei candidati a sindaco e a consigliere comunale) dovrebbero essere incentrati su tematiche molto concrete relative alla costruzione di un bilancio comunale realistico, che coniughi in modo equilibrato sobrietà ed efficienza, e che, accanto a ogni “promessa elettorale”, indichino anche in che modo si ritiene di individuare la corrispondente copertura di spesa.

Queste consultazioni elettorali vengono definite “amministrative” proprio perché dovrebbero tendere (e riuscire) a selezionare un ceto politico che, oltre a possedere auspicabili pre-requisiti (storie personali e professionali trasparenti, sperimentate virtù civiche…), dovrebbe evidenziare anche competenze di natura “amministrativa” e di gestione di bilanci ovviamente con riferimento a contesti molto diversi tra loro come può essere una metropoli o un comune con pochi abitanti.

Coloro che saranno eletti dovranno tener conto, da un lato, delle ridotte disponibilità finanziarie su cui i comuni potranno far calcolo (dovute sia alla progressiva diminuzione dei trasferimenti statali e regionali, sia all’annunciata cancellazione di una fonte cospicua di entrate costituita dall’IMU e dalla TASI per le abitazioni principali), e, da un altro lato, delle esigenze prioritarie di cui dovranno occuparsi nell’esercizio del mandato: gestione e tutela del territorio, fornitura dei servizi essenziali ai cittadini, garanzia di un sistema di sicurezze sociali per le fasce più deboli.

Riguardo al primo aspetto (esigenza di implementare le entrate), è fin troppo ovvio che non si potrà ulteriormente aumentare la fiscalità locale (addizionali Irpef, TARI, ticket per le mense ed i trasporti scolastici, costo della mobilità pubblica urbana, costo della fornitura di acqua e depurazione, etc.) che ha ormai raggiunto limiti di insostenibilità. Le nuove entrate dovranno necessariamente venire, da un lato, dalla capacità progettuale per concorrere ai bandi nazionali ed europei, e, da un altro lato, dal recupero dell’evasione/elusione dei tributi locali (utilizzo del suolo pubblico, spazi pubblicitari, oneri di urbanizzazione…) che, specie nelle città del Sud del Paese, è quantificabile nel 50-60%.

Riguardo al secondo aspetto (esigenza di razionalizzazione delle uscite, per finalizzarle ad un uso più efficiente/efficace e riequilibratore della spesa sociale), sono anzitutto possibili tagli consistenti: eliminazione delle consulenze esterne (in gran parte clientelari ed inutili, perché sostituibili dalla valorizzazione delle risorse interne all’Ente); riduzione del numero degli assessori (alcuni con rubriche del tutto ininfluenti) e delle relative indennità; riduzione del numero dei Consigli circoscrizionali e delle relative indennità; funzionamento “reale” dei nuclei di valutazione dei dirigenti, con la conseguente attribuzione delle eventuali “premialità” solo nei casi di effettivo raggiungimento degli obiettivi prefissati; riduzione delle spese per la realizzazione di “grandi eventi”, con dubbia ricaduta sull’economia del territorio; riduzione dei contributi a pioggia (in odore clientelare) a enti e associazioni culturali e/o sportive e a organizzatori di sagre, limitandosi a sostenere solo le (poche) iniziative di valenza riconosciuta.

Le risorse attinte dai bandi nazionali/europei, dalla spending-review sopra citata, dal recupero dell’evasione/elusione, costituiranno le disponibilità aggiuntive agli introiti ordinari dei finanziamenti statali/regionali e della fiscalità locale, su cui le amministrazioni che risulteranno vincenti nella prossima tornata elettorale potranno contare per la costruzione di un Bilancio che possa consentire il perseguimento degli obbiettivi presentati nel programma elettorale.

Un’ultima considerazione. I bilanci dovranno essere trasparenti, veritieri e “leggibili” anche da parte dei cittadini amministrati (e non solo degli addetti ai lavori, come il segretario comunale o i revisori dei conti). A tal fine non solo dovranno essere depurati dei crediti inesigibili (cancellazione dei residui perenti) – che sovente vengono riportati da un anno all’altro per esigenze di “quadratura virtuale” – e dovranno evidenziare l’indebitamento dell’Ente (mutui contratti, debiti fuori bilancio da riconoscere, entità dei contenziosi in essere con terzi…).

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