Elezioni a geometria variabile

La tornata elettorale del prossimo 28 ottobre mette in campo tanti big della politica isolana. Poco si dice sui programmi, indispensabili invece per una scelta libera e non clientelare
Palermo

A seguito delle dimissioni del presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, sono state fissate al 28 ottobre le elezioni per il rinnovo del Parlamento siciliano. Mai forse elezioni regionali si sono svolte in un clima di sfiducia e da “fine impero”. La crisi economica è entrata anche nei palazzi della politica ed ha fatto parecchie vittime. Fra queste speriamo anche il clientelismo, ma aspettiamo notizie in tal senso! E allora, qualcuno potrebbe chiedersi su cosa si sta basando la campagna elettorale in Sicilia.

Cattive notizie. Nubi nere si addensano sui clienti… La situazione è davvero grave se il neo possibile candidato di centrodestra, Nello Musumeci, dichiara che non c’è un euro in cassa per la campagna elettorale e che saranno costretti ad aprire una pubblica sottoscrizione aperta a chi vorrà e o potrà aiutare il candidato presidente nella corsa a Palazzo d’Orleans. Ecco, appunto il centrodestra. Gianfranco Micciché, storico coordinatore di Forza Italia in Sicilia, poi in rotta di collisione con il Pdl tanto da formare un suo partito (Grande Sud), ha giocato di fino. Mentre tutti i colonnelli del Pdl erano occupati a dir di no alla sua candidatura – che, per la verità, non dispiaceva a Berlusconi –, Gianfranco ha messo a segno una operazione geniale: il Pdl vedeva nel ticket La Galla (attuale rettore dell’università di Palermo) e Musumeci della Destra
Sociale di Storace la quadratura per la loro coalizione. Miccichè ha fatto di meglio proponendo Musumeci candidato del centrodestra e mettendosi lui stesso da parte. Questa operazione ha sciolto il sangue nelle vene dei colonnelli del Pdl e così sul nome di questo gentiluomo di destra al momento si sta aggregando buona parte del centrodestra: Pdl, Destra di Storace, Grande Sud.

Ma cosa ben più interessante – almeno agli occhi di Berlusconi – il possibile rientro all’interno del centrodestra del partito di Lombardo l’Mpa, fino a ieri alleato con il Pd e nemico dichiarato del Pdl. Sparigliare, è quello che ha saputo fare Micciché, è una tecnica rischiosa ma di sicuro effetto in politica. Questa notizia deve aver entusiasmato Berlusconi: da una sconfitta sicura e mortificante in Sicilia, probabilmente si potrebbe giungere ad una partita aperta contro il centrosinistra.

Il centrosinistra, appunto. Qui lo sparigliamento è avvenuto da sé, senza merito di nessuno. Rosario Crocetta, ex sindaco antimafia di Gela e oggi eurodeputato del Pd, si è auto-candidato e sul suo nome a fatica si è andata via via coagulando una convergenza di Pd, Udc e Api una alleanza inedita ma forse sponsorizzata da Roma. Il Sel di Vendola ha candidato Claudio Fava e Italia dei Valori non esprime alcun candidato al momento.

E Futuro e Libertà (Fli)? Sono stati lasciati a piedi dall’Mpa di Lombardo e adesso si sentono attratti dalla coalizione che appoggia Crocetta. Ma vorrebbero portare con sé Raffaele Lombardo che è però osteggiato da Pd e Udc. Nello sparigliamento generale si potrebbe inserire un’altra variante non meno interessante: il partito dei sindaci. Questi hanno iniziato a incontrarsi per individuare un loro candidato alla Presidenza della Regione. Ritorna il modello del 1993 con le “geometrie variabili”? Quello che preparò la discesa in campo di Berlusconi con due coalizioni diverse: il Polo delle libertà con la Lega al nord, e quello del Buon Governo con An al Sud? Non credo vi siano le condizioni e non è più il 1993. Anche Berlusconi sa che lo scarto con il Pd è ancora netto e ben marcato. Certo, chi vincerà in Sicilia parte con il piede giusto per le elezioni politiche. Ma anche chi dovesse perdere – ed evitare il tracollo previsto – potrebbe rimodulare la sua presenza in Parlamento contando forse ancor più di oggi.

Insomma, Lombardo dimettendosi da Presidente, anticipando le elezioni siciliane al 28 ottobre, voleva mettere “in sicurezza” le elezioni regionali da influenze dei partiti romani. Invece questa tornata elettorale regionale è senz’altro quella più influenzata dalla politica nazionale degli ultimi anni. Ma, a sua volta, è determinante per la politica nazionale come non mai.
Ma forse Lombardo con le sue dimissioni tutto questo se lo aspettava.

E i programmi? Bella domanda che gli elettori dovrebbero porsi, accanto ad altre di diversa natura: ad esempio, qual è stata la mia attenzione negli ultimi quattro anni nei confronti della politica? Quante ore ho dedicato alla partecipazione? Chi ho votato nella passata legislatura? Per quale motivo? Lo rifarei?
Perché, alla fine, scopriamo che i programmi siamo noi e che la politica è una scienza esatta. È come la matematica e non appena riesci a toglierle il velo della freddezza, ne scopri la poesia, la musicalità, la passione. Anche la politica ha una sua musicalità. Questione di scoprirla.

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