Elephant
Un fatto incredibile, accaduto nel 1999 negli Usa: due studenti in un liceo di Colombine uccisero sedici persone, tra studenti e professori, e poi eliminarono sé stessi. E non fu un massacro isolato, ma uno di otto simili, successi in soli due anni in quella nazione. Dopo il documentario Bowling a Colombine di Michael Moore, anche l’attuale film lo ricostruisce ad opera di Gus Van Sant, che all’ultimo Cannes vinse la Palma d’oro e il Premio per la miglior regia. L’autore non ha inteso girare una pellicola commerciale, adatta ad un pubblico vasto, ma seguire uno stile essenziale e serio, movendosi nell’ambito del cinema indipendente, lontano dagli obblighi di mercato. Sono presentati alcuni gruppi di studenti, dediti ad attività varie, durante il corso di una giornata nella loro bella scuola. Sono adolescenti normali. E normalmente si comportano anche i due, che alla fine scateneranno l’inferno. La cinepresa segue i giovani, silenziosamente, verso le intersezioni dei loro percorsi, che ci vengono mostrati più volte secondo le diverse provenienze, sullo sfondo di una colonna sonora, che riproduce, per lo più, solo i suoni naturali. L’effetto stereo, che il regista ottiene in tal modo, sveglia al massimo l’attenzione dello spettatore, che attende l’orribile conclusione, cercando di capire. Ma, neppure a strage compiuta, descritta senza particolari orripilanti, anche se in modo ugualmente agghiacciante, gli verranno indicate le cause scatenanti di natura psicologica o sociale. Ed è giusto, perché il male può covare dentro nascostamente, assecondato da un insieme di fattori, ma soprattutto da una volontà che attua una scelta disperata. Ma le armi potenti, che i due protagonisti acquistano molto facilmente attraverso Internet, parlano da sole. Denunciano una generale mancanza di valori, capaci di favorire l’accettazione della propria condizione. Il film indubbiamente fa soffrire, ma fa anche riflettere su un’enormità, che volentieri vorremmo dimenticare, ma che, come il titolo ricorda, è difficile da ignorare quanto un elefante in un salotto. Regia di Gus Van Sant; con Alex Frost, Eric Deulen, John Robinson.