Election day: si vota per regioni, comuni e referendum

Sembra quasi fatta per la data del 20-21 settembre per le elezioni regionali, per le amministrative in circa mille comuni e per il referendum sul taglio dei parlamentari, la riforma “cavallo di battaglia” dei 5 stelle. Le incognite del voto dopo la pandemia
Foto Massimo Paolone/LaPresse

Sette regioni al voto nel prossimo autunno. Si vota per il rinnovo dei consigli regionali e per l’elezione dei presidenti in Toscana, Campania, Puglia, Liguria, Marche, Veneto, Valle d’Aosta. Il governo verso il varo del provvedimento che fissa al 20-21 settembre l’election day, con un accorpamento delle elezioni regionali, delle amministrative in più di mille comuni e del referendum per il taglio dei parlamentari. La decisione finale è attesa per lunedì. In Sicilia, invece, le elezioni amministrative, in 52 comuni, si terranno il 4 ottobre: la decisione è stata assunta dal governatore Nello Musumeci.

La scelta della data non è stata facile: bisognava tenere conto di varie esigenze. C’era l’incognita della data di avvio del nuovo anno scolastico, con la possibilità di dover chiudere le scuole a pochi giorni dall’apertura, probabilmente per un periodo più lungo rispetto al passato se saranno necessari interventi di sanificazione. C’era la necessità di accorpare le date elettorali e quella del referendum, cosa chiesta soprattutto dai grillini, che ascrivono grande importanza al referendum su una legge da loro stessi voluta e caldeggiata. C’era la necessità di non rinviare ad autunno inoltrato la data per il rischio di una seconda ondata della pandemia che rischierebbe di fermare ancora tutto. La scelta del 20-21 settembre sembrava essere l’ipotesi ottimale. L’anno scolastico potrebbe cominciare il 23 settembre. La prossima settimana sarà decisiva.

Foto Massimo Paolone/LaPresse
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Al voto andranno sette regioni con storie diverse e situazioni politiche diverse. La Liguria ricandiderà Giovanni Toti, il presidente di Forza Italia che è stato tra i protagonisti della storia recente della Regione, con la vicenda del crollo del ponte di Genova e della ricostruzione, affidata al commissario straordinario per la ricostruzione, il sindaco Marco Bucci. La Campania ricandiderà l’uscente del centrosinistra Vincenzo De Luca, personaggio eclettico, le cui esternazioni hanno fatto storia. Così come fece storia, 5 anni fa, la decisione della commissione antimafia (in quel tempo presieduta da Rosi Bindi) di inserirlo nella lista dei personaggi “dubbi”. La nomination negativa dell’antimafia non creò ostacoli a De Luca, anzi gli fece quasi da volano. Oggi De Luca si ricandida ed avrà, verosimilmente, l’appoggio di parti del centrodestra. Il centrodestra è in difficoltà, anche a causa delle recenti inchieste giudiziarie. Ma anche a sinistra non è esclusa l’ipotesi di una discesa in campo di Luigi De Magistris, attuale sindaco di Napoli.

Nel Veneto, il leghista Luca Zaia potrebbe sfruttare il vantaggio dell’ottima performance della sua regione nella gestione della pandemia: il disastro della Lombardia, ancora oggi regione con il maggior numero di contagi, rende più evidenti i meriti di una regione che ha avuto la forza di attuare il cosiddetto “modello Crisanti”, con tamponi a tappeto e isolamento di tutte le persone venute in contatto con i contagiati.

Nella Marche c’era l’incognita della legge elettorale. La regione puntava a modificare la legge elettorale, introducendo il turno di ballottaggio, attualmente non previsto. Non sarà consentito: le regioni non potranno modificare la legge nell’immediatezza del voto. L’attuale governatore di centrosinistra Luca Ceriscioli non dovrebbe ricandidarsi.

In Puglia, scontata la ricandidatura dell’uscente Michele Emiliano. Il centrodestra appare compatto sulla possibilità di candidare l’ex presidente Raffaele Fitto, che guidò la regione dal 2000 al 2005, ma che è stato anche ministro degli Affari regionali.

La Toscana è stata sempre amministrata dal centrosinistra: il centrodestra cerca di scardinarla. Storia parallela a quella dell’Emilia Romagna, anch’essa regione rossa per eccellenza, che 5 mesi fa ha confermato l’uscente Stefano Bonaccini. Il centrosinistra potrebbe puntare sull’uscente Eugenio Giani, la Lega ha proposto l’europarlamentare Susanna Ceccardi, su cui dovrebbe confluire tutto il centrodestra. Il PD e la Lega sono i due partiti più votati, con quest’ultima ad incalzare da presso il Partito Democratico.

In Valle d’Aosta, dove il consiglio regionale era stato sciolto per infiltrazioni mafiose, le candidature sono ancora incerte.

L’incognita, in tutte le regioni, è rappresentata dal Movimento 5 Stelle. Al momento appare remota l’ipotesi di candidature comuni con il centrosinistra: i candidati vengono scelti con il sistema usuale delle primarie. Reggono alcune possibilità diverse, come in Puglia, dove però in passato il presidente Emiliano si era espresso con toni duri nei confronti dei grillini e dove un ex penta stellato, Mario Conca, potrebbe essere anch’egli candidato per le regionali. L’ipotesi di un candidato comune Pd-5 Stelle regge anche in Liguria, dove un’alleanza funzionale a tentare di contrastare Toti potrebbe contribuire a creare il collante su una candidatura comune.

Stavolta si va al voto. E conteranno i voti, non i sondaggi, che tanto hanno condizionato la vita pubblica nell’ultimo periodo, soprattutto nell’ultimo anno. Si va al voto dopo la pandemia, che ha fortemente condizionato la vita degli italiani.

Per quanto riguarda i comuni sguardo puntato soprattutto sui capoluoghi di provincia: sono Chieti, Matera, Crotone, Reggio Calabria, Lecco,  Mantova, Fermo Macerata, Andria, Trani, Nuoro, Arezzo, Enna, Agrigento, Bolzano, Trento, Aosta, Venezia (questi ultimi capoluoghi di regione).

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