Eichmann trovava sconcio leggere «Lolita»

Riflessioni dopo la giornata della memoria. La Shoa non venne perpetrata da psicopatici abbruttiti dall’ignoranza. Ci fu una impalcatura giuridica, una logistica, una ingegneria, una amministrazione economica dello sterminio...
(AP Photo/Markus Schreiber)

Quando si crede che lo sterminio della Shoah avvenne condotto da ignoranti psicopatici, esseri primitivi abbruttiti dalla vita, si commette un errore. La Shoah ebbe una base ideologica (condita anche da falsi tipo la baggianata del “Protocollo dei savi” di Sion), alla quale lavorarono non solo Rosenberg ma anche lo stesso Hitler.

Ebbe un’impalcatura legale, alla quale contribuirono giuristi come Theodor Maunz, ministro per l’Educazione e la cultura della Baviera, che nel ’43 scriveva: «Gli ordini del Fürher… sono al centro del presente sistema giuridico» (Gestalt und Recht der polizei, p. 44). La “soluzione finale”, infatti, fu una semplice direttiva, un ordine di Hitler, applicata utilizzando anche un apposito vocabolario zeppo di eufemismi per evitare i turbamenti delle coscienze.

La Shoah contò su una logistica organizzata per il sistematico spostamento di milioni di persone da una regione all’altra, da un Paese all’altro. Si pianificò, si programmò. E ci fu anche un’ingegneria del massacro per provvedere alle infrastrutture necessarie, le camere a gas. Lavoro che ebbe bisogno di chimici, medici ed altri specialisti impegnati a trovare il modo per uccidere nel modo più letale possibile. E ci fu anche una burocrazia economica e amministrativa che dava relazione dell’operato, spostava masse di denaro e di oggetti preziosi sottratti alle vittime.

Alla testa degli Einsatzgruppen nell’Europa dell’Est vennero messe persone colte e con un’educazione, professionisti e laureati, specialisti, persino un dottorato (uno che in effetti di dottorati ne aveva due, voleva che si rivolgessero a lui dicendo due volte: prof, prof), proprio per poter persuadere meglio i membri di quelle unità a continuare il loro massacro nel caso fosse necessario.

Gente, dunque, che si dedicava al lavoro di trovare il mezzo più rapido ed economico possibile per mandare a morte milioni di persone e poi seppellirle. Calcolavano il numero di pallottole, il logorio delle armi, il costo della benzina dei camion che uccidevano come camere a gas, ma usando quelli di scarico. Mi immagino giornate di riunioni, pratiche, bolli, timbri, corrispondenza da un capo all’altro del Reich. Burocrati che tornavano magari a casa stanchi di tanto “lavoro” da fare. Un’immensa banalità al servizio della morte, nella quale una grande quantità di persone non poneva interrogativi alla propria coscienza. E non era difficile essere esentati da tali compiti, lo si poteva chiedere senza patire conseguenze gravi. Lo si poteva fare, ma non lo fecero! La loro morale era stata ottenebrata in modo subdolo. Mandare al massacro divenne normale: prima legale, poi morale e dunque accettabile e con tanto di alibi. Molti di loro si difesero, asserendo di non aver mai fatto del male a nessun ebreo… mica erano delinquenti, loro avevano una morale!

Eccome. Durante la prigionia di Eichmann a Gerusalemme, un suo custode gli passò un libro per occupare il tempo. Si trattava di “Lolita”, testo che dopo qualche pagina il prigioniero restituì scandalizzato perché lo trovò pieno di sconcezze… Colui che aveva organizzato il massacro efficiente di milioni di persone colpevoli di essere ebree, trovava sconcio leggere “Lolita”.

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