Eichmann e la banalità del male
Oggi è una giornata speciale, nella quale vogliamo mantenere attiva la memoria di uno dei capitoli più tristi dell’umanità: la Shoah.
Durante il processo contro Adolf Eichmann, responsabile della logistica di quel genocidio, ci si attendeva di essere in presenza di un mostro, un essere malvagio ed antisociale. Hannah Arendt invece scandalizzò i suoi concittadini descrivendolo come una persona normale, un padre di famiglia, una persona amichevole (leggi “La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme“, una lettura che consiglio a tutti). Eichmann aveva inoltre un senso del pudore. Durante la sua prigionia, il carceriere ebbe un gesto gentile: per alleviare il tedio delle lunghe ore senza far niente, offrì al prigioniero delle letture. Tra queste capitò anche Lolita, di Nabokov, la torrida relazione pedofila tra un quarantenne e la sua figlioccia 12enne. Dopo poche pagine, Eichmann scandalizzato restituì il libro: «Non leggo queste sconcezze», aggiunse. L’uomo che aveva mandato allo sterminio centinaia di migliaia di esseri umani nudi lesi anche nel loro pudore, oggetto di scherno e di oscenità mentre s’incamminavano verso la morte, era un uomo pudico (!), convinto tra l’altro di non avere colpe. Aveva obbedito agli ordini.
Arendt non solo scandalizzò, ma venne addirittura criticata aspramente. Un massacratore di ebrei “doveva” essere un malvagio. Non si colse, allora e forse neppure oggi, la profondità della riflessione e del suo messaggio, perché non inventava niente, solo stava cogliendo un aspetto della nostra condizione umana. Il Male può anche essere il risultato di una catena di banalità che ignorano le conseguenze dei propri atti quando insieme ignorano la dignità di coloro che ne sono destinatari. Non è necessario scomodare la psicopatia per fare del Male (con la maiuscola), basta trasformare uno sterminio in burocrazia con pratiche da evadere, in gestione logistica, in ordini da eseguire, in noiose riunioni organizzative, in leggi da applicare, in compiti da svolgere… anche quando si tratta di racimolare vagoni e locomotrici per spedire migliaia di esseri umani alle camere a gas.
Arendt ci mostrò che il Male è anche (o spesso) il prodotto finale di tanti mali assunti in dosi omeopatiche. Cioè, quando in modo concatenato si smette di fare il bene. Fu criticata anche perché, stando così le cose, le mostruosità possono essere commesse da chiunque, non solo dai mostri. La saggezza biblica, infatti, ci dice che Caino dopo il fratricidio ebbe figli, fu padre, sposo e fondò una città (comunità politica). Non era un mostro. Ma non era immune dalla mostruosità.
Oggi non sono mostri quelli che stanno impedendo alle navi delle ong di salvare vite umane, prendendo in sede di governo tale decisione, emettendo decreti, direttive ministeriali poi mandate da funzionari via mail, copiate, timbrate e archiviate da altri funzionari, da prefetture che le applicano, che dispongono la burocrazia per eccepire i salvataggi, indicare i porti lontani, applicare tasse e costi sempre più esosi: gente che compie il suo dovere, che fa il suo lavoro, che esegue ordini emessi legalmente, secondo le forme previste dal diritto… solo che dietro ogni “innocuo” atto ci sono persone che moriranno, c’è lo spettro di un male in dosi omeopatiche che non arriva a svegliare le coscienze, altrimenti si coglierebbe che stiamo cessando di fare del bene (salvare vite) che è sempre l’anticamera del Male. E insieme alla dignità di affogati che non salviamo, affonda sempre di più anche la nostra dignità, quando tralasciamo di opporci a tali mostruosità. È bene tenerlo presente nel giorno della Memoria. Ricordiamo non per nostalgia, ma per evitare le mostruosità.
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