Con Egonu, per un’Italia contro il razzismo
“Questa è l’ultima partita con la Nazionale”. Si era sfogata così, all’inizio dell’ultimo finesettimana, senza mezzi termini e in lacrime, la stella dell’Italia femminile della pallavolo, Paola Egonu.
Al termine della schiacciante vittoria azzurra sugli USA, valevole il bronzo mondiale, il suo amarissimo commento ha fatto il giro del mondo sui social attraverso un video in cui la nostra “cannoniera” parla con il suo procuratore, Marco Reguzzoni. “Non puoi capire, non puoi capire: mi hanno chiesto perché sono italiana”, il suo labiale sofferente per allusioni razziste. Egonu, che dopo il punto della vittoria era rimasta a lungo in campo abbracciata ad altre compagne, ha poi abbassato il tiro a mente più fredda: “Sono stanca, ho solo bisogno di una pausa”.
Il procuratore della campionessa ha poi spiegato ai colleghi Sky: “Si tratta di uno sfogo a fine partita dopo una delusione. Paola non ha espresso un buon gioco ed è stata attaccata duramente per non aver raggiunto l’obiettivo della finale. Mi ha detto che era in difficoltà, che non sta bene”.
Ha ribadito che per lei è un onore vestire questa maglia e che non ce l’aveva con nessuno, è solo molto dispiaciuta perché quando non gioca bene viene sempre messa sotto accusa. E questo la ferisce. È un essere umano e il suo è stato solo uno sfogo che finisce lì”.
Intanto la stessa Egonu ha poi chiarito nel corso del finesettimana: “Ogni volta vengo presa di mira, fa male essere attaccata perché io ci metto sempre il cuore e non manco mai di rispetto. Spero di essere un punto di riferimento della nazionale. Mi fa ridere pensare di aver letto persone che mi hanno chiesto perché sono italiana e mi chiedo perché io rappresenti persone del genere. Ma sono fiera della squadra, del gruppo, di me stessa perché non era facile scendere in campo. È sempre un onore portare la maglia azzurra. È brutto da dire, non vorrei togliere meriti o rispetto alle mie compagne, ma quella presa di mira sono sempre io. Si va sempre a vedere come io ho sbagliato, come io potevo fare meglio. Mentalmente – sottolinea -sono arrivata al punto in cui vorrei avere un’estate libera per staccare e apprezzare ancora di più quello che faccio. Non so quand’è iniziato tutto questo. Ovviamente è una cosa bellissima perché mi prendo sempre il peso e da quando sono in nazionale il risultato l’abbiamo sempre fatto: ringrazio sempre le mie compagne”.
Non sono tardati i messaggi delle più alte cariche dello sport e del governo. Con una telefonata affettuosa di totale vicinanza, il Presidente del Coni, Giovanni Malagò, ha invitato Egonu a non prendere decisioni affrettate e riposare, pronto a considerare l’eventualità di raggiungerla in Turchia, dove si trasferirà a giocare. “Piena solidarietà alla campionessa di volley Paola Egonu dal premier Mario Draghi nella telefonata di questa mattina. L’atleta azzurra è un orgoglio dello sport italiano: avrà future occasioni per vincere altri trofei indossando la maglia della Nazionale”, si legge invece da un tweet di Palazzo Chigi.
“Paola Egonu è attaccatissima alla maglia azzurra, il suo è stato uno sfogo a caldo determinato da quattro imbecilli da social”, ha sottolineato poi Giuseppe Manfedi, presidente della Federazione pallavolo, ai colleghi dell’Ansa. “L’episodio di ieri ha oscurato l’ennesima impresa di queste ragazze capaci di andare a conquistare il bronzo mondiale – ha affermato: – Paola veniva da sei mesi di ritiro, era normale che fosse stressata. Adesso ci calmiamo tutti, la prossima convocazione è ad aprile 2023 e non ho motivo di pensare che lei non ci sarà: tra l’altro, la pallavolo propone integrazione piena, altro che razzismo”.
Attestati pubblici di solidarietà tramite social network sono arrivati anche da tutti i principali leader di partito, tra i quali Giuseppe Conte, Enrico Letta, Matteo Salvini.
Particolarmente accorato quello del presidente della Camera uscente Roberto Fico, che facciamo nostro: “Un abbraccio forte a Paola Egonu, la nostra campionessa di volley, orgoglio per il nostro Paese. Le sue lacrime di ieri sono una ferita per l’intera comunità. Gli episodi di razzismo sono purtroppo ancora frequenti e sono intollerabili in una società che deve essere coesa. Quante donne e uomini devono ancora subire insulti e discriminazioni per il colore della propria pelle? È compito di tutti noi dare messaggi forti e chiari contro ogni discriminazione e forma di intolleranza”. Ma davvero, ha un qualche senso, ancora, discettare sui legami tra nazionalità e colore della pelle, degli occhi o delle mani? Lo ha mai avuto? E con quali ragioni?
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