Egitto, contraddittoria Costituzione
L’Egitto è, dunque, arrivato a uno dei momenti chiave della sua storia, soprattutto di quella recente. In questi giorni (14 e 15 gennaio) cinquantatre milioni e trecentosettantamila cittadini sono chiamati a votare per la nuova Costituzione. Circa 680 mila egiziani espatriati hanno, invece, già votato, l'8 e il 9 gennaio, in ambasciate e consolati all'estero. Sono circa 14 mila gli uffici dove si stanno espletando le operazioni referendarie. I sondaggi prevedono una partecipazione massiccia, nonostante che molti fedeli delle correnti islamiste non eserciteranno il loro diritto in segno di protesta contro il colpo di Stato che ha tolto di mezzo Morsi, eletto democraticamente, ma spazzato via da una rivoluzione popolare, terminata tragicamente dopo settimane di confronto in piazze avverse fra i sostenitori delle due fazioni.
Le previsioni dicono che coloro che approvano la nuova Carta costituzionale sono circa il 90 per cento, ma è necessario attendere che tutto sia finito per avere la certezza della volontà popolare. In mezzo alle operazioni di voto, che hanno visto centinaia di egiziani già in fila dalle prime ore del mattino, insieme a grande entusiasmo, si è avvertita, tuttavia, anche forte tensione. A fronte di uno spiegamento enorme delle forze di sicurezza – circa 200 mila uomini dell’esercito e della polizia – ci sono stati incidenti e scoppi di bombe, con una decina di morti in vari punti del Paese. Già in passato in occasione di elezioni o consultazioni referendarie non erano mancati incidenti con vittime. Per ora, gli incidenti non sono stati superiori a quanto successo in altre occasioni.
In generale, la grande maggioranza del popolo, il "cittadino normale" è a favore della nuova Carta costituzionale, anche se c’è la coscienza che resta migliorabile sotto diversi punti di vista. Chi, invece, non accetta la nuova proposta sono i Fratelli musulmani che, con le misure varate dal governo ad interim, sono nuovamente passati alla clandestinità, con decine e decine dei loro capi e seguaci ora incarcerati. Diversa la posizione dei salafiti, normalmente considerati un gruppo omogeneo e compatto che, invece, sta rivelando contraddizioni e differenze interne, che si sono acuite nel corso dell’approntamento della nuova Costituzione. Alcuni si sono dichiarati favorevoli, ma pare solo per questioni di calcolo politico, mentre altre frange sono su posizioni nette di rifiuto, denunciando il fatto che il colpo di Stato del 3 luglio scorso ha escluso dal processo costituente la Fratellanza musulmana, rendendo con questa impossibile l’elaborazione di una Costituzione realmente condivisa.
Sul fronte opposto, i militari e il capo dell'esercito, gen. Abdel Fattah al-Sisi, sperano in una stragrande maggioranza di sì. Significherebbe un'approvazione popolare del loro operato nell'allontanare Morsi dal potere. Per assicurarsi il maggior numero di consensi, i media di Stato hanno lanciato una grande campagna propagandistica, mentre la polizia ha arrestato coloro che sostenevano il no. Fra questi vi sono non solo i Fratelli musulmani, ma anche personalità laiche, che hanno combattuto per estromettere Hosni Moubarak, rifiutato l'islamismo di Morsi e che temono ora una dittatura militare. Nei giorni scorsi sono circolate voci a sostegno di una candidatura di al-Sisi come presidente. Il generale è visto come garante dell'ordine e come un freno all'islamismo, che nell'ultimo anno ha causato perdite economiche e una discesa in picchiata del turismo. Con ogni probabilità, un'ondata di sì a questo referendum potrebbe spingere il generale a candidarsi alle elezioni presidenziali. Tale mossa scontenterebbe i Fratelli musulmani, ma anche molti attivisti laici della Primavera araba, che sperano in un Egitto più democratico.
Per i rappresentanti delle diverse Chiese cristiane, con la grande maggioranza dei copti ortodossi, il fatto che la religione dello Stato sia l’Islam e che la shari'a rimanga la fonte d'ispirazione principale della nuova Costituzione non pare rappresentare un problema o destare preoccupazione. Fra coloro che hanno lavorato alla nuova versione – i cosiddetti cinquanta saggi – tre erano cristiani. E la loro presenza ha in qualche modo garantito un riconoscimento sufficiente per la minoranza cristiana. Infatti, gli osservatori affermano che la garanzia dell’osservanza dei diritti della donna e delle varie minoranze, rappresenta, forse, la novità più incoraggiante del documento.
C’è chi in Egitto, sia tra i cristiani che tra i sostenitori della cosiddetta Primavera, stigmatizza certe posizioni dei media in Occidente, che tendono a dare un’impressione dell’Egitto attuale come di uno Stato di polizia, dove sia in atto una forma di dittatura da parte dell’esercito. Senza dubbio la polizia è più presente di quanto non fosse in passato e agisce con maggiore fermezza, ma secondo queste tendenze, è tutto spiegabile a fronte di una situazione di insicurezza generale sia per l’ordine pubblico che per la situazione economica.