Educatori certificati, non improvvisati

In tempi di maltrattamenti negli asili e nelle case di riposo, la Camera approva la legge sugli educatori. Un testo che nasce dal basso e si alimenta delle esperienze di tutti. La laurea triennale diventa obbligatoria. Tre le figure professionali previste, oltre alla fase transitoria
Educatrice

Con 263 voti a favore è passato il testo “Disciplina delle professioni di educatore professionale socio-pedagogico, educatore professionale socio-sanitario e pedagogista”. «Finalmente viene riconosciuto a 150mila educatori e pedagogisti un ruolo adeguato, valorizzato e qualificato», ha detto la relatrice Milena Santerini (Democrazia Solidale-Centro Democratico). Due le sue sottolineature: «Il fatto che si riconosca l’importanza dell’educazione per la cura dello sviluppo della persona e il fatto che questa funzione indispensabile debba essere svolta da persone con una precisa competenza, frutto di una specifica cultura professionale». Come? Obbligandoli a una laurea triennale per poter esercitare.

 

«Educatori non ci si improvvisa» – spiega Vanna Iori, deputata Pd e prima firmataria della legge che riguarda tutti i fruitori dei servizi educativi, dai bambini agli anziani, dai disabili ai detenuti, dagli immigrati ai tossicodipendenti. La normativa in materia è complessa e attende da oltre 20 anni di essere rivista.

 

Lo standard di riferimento è europeo e il titolo varrà anche all’estero. Il testo è la sintesi di esigenze e bisogni di educatori e pedagogisti: nasce dal basso e si alimenta delle esperienze di tutti. Regolata nel dettaglio la fase transitoria: chi ha 20 anni di servizio avrà immediatamente il titolo professionale, per gli altri servirà un corso intensivo di un anno.

 

Oggi nelle professioni educative ci sono laureati che provengono da due facoltà (Scienze della Formazione e Medicina), ci sono anche non laureati o senza titolo che lavorano da decenni perché non era richiesto un titolo specifico all’assunzione. Quali i cambiamenti? A legge approvata, la laurea triennale è obbligatoria per accedere alle professioni educative. Il titolo di laurea avrà valore europeo.

 

Si definiranno tre figure professionali di educatore professionale socio-pedagogico, educatore professionale socio-sanitario e di pedagogista, con le rispettive competenze e ambiti. Sono previste norme transitorie per il passaggio prevedendo, ad esempio, un tempo e un percorso formativo privilegiato per non penalizzare chi già lavora senza laurea, riconoscendo il lavoro svolto come competenza formativa.

 

D'ora in poi quindi al posto degli attuali “educatori” (quelli che escono da Scienze dell’educazione e della formazione) e “educatori professionali” (quelli che escono dai corsi collegati alle facoltà di medicina) avremo l’educatore professionale socio-pedagogico (qualifica col diploma di Scienze dell’educazione e della formazione) e l’educatore professionale socio-sanitario (diploma di laurea abilitante di un corso di laurea delle professioni sanitarie della riabilitazione).

 

Come sarà la fase transitoria? Chi all’entrata in vigore della legge ha già una laurea della classe L-19 si vedrà attribuita la qualifica di educatore professionale socio-pedagogico mentre gli educatori senza laurea per i prossimi tre anni potranno completare la loro formazione e avere la qualifica di educatore professionale socio-pedagogico frequentando un anno di corso intensivo (60 crediti, da svolgersi presso le università, anche tramite la formazione a distanza), a patto di avere uno di questi requisiti: un diploma magistrale rilasciato entro il 2002; lavorare come educatore nelle amministrazioni pubbliche a seguito del superamento di un pubblico concorso; aver svolto l’attività di educatore per non meno di tre anni, anche non continuativi. Gli educatori con contratto a tempo indeterminato che abbiano almeno 50 anni di età e almeno 10 anni di servizio oppure almeno 20 anni di servizio acquisiscono direttamente la qualifica di educatore professionale socio-pedagogico.

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