Educare oggi
Ciascuno di noi è figlio del proprio tempo e, anche se i cromosomi che possiede provengono da altri, il contesto nel quale vive è differente rispetto a quello da cui proviene. Tale differenza si è tanto ampliata in questi ultimi trent’anni, da determinare una vera e propria rivoluzione culturale e pedagogica in campo educativo e formativo.
È stato il noto filosofo italiano Umberto Galimberti a presentarci la rivoluzione pedagogica avvenuta in questi ultimi quarant’anni grazie all’evoluzione dell’informatica e dei mass media, come talmente grande da comprendere tutte le altre che ci sono state nella storia in precedenza.
La società, appena pochi anni fa, presentava alcune caratteristiche ben precise. I ruoli erano chiari, le norme e le regole sociali muovevano i rapporti tra le persone. I professori erano riconosciuti nel loro ruolo di insegnanti, i genitori avevano il compito di educare, i governanti di esercitare la loro autorità. Insomma, si partecipava di un certo accordo fra le varie istituzioni, una sorta di coerenza educativa che poneva Stato, famiglia e Chiesa sullo stesso piano nell’impegno per la trasmissione dei valori da tutti condivisi. Il rispetto per l’anziano, la coerenza nei princìpi, la tutela dei più deboli e l’ascolto dell’autorità non venivano minimamente messi in discussione e contribuivano a mantenere vivo il tessuto relazionale e sociale. Tutto ciò era possibile grazie a una semplicità dei rapporti che permetteva una certa sobrietà nel vivere. Insomma, era un mondo che poteva gioire dei semplici rapporti legati al territorio.
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In una società del genere, in cui le regole e le norme erano necessarie per mantenere la coesione sociale, tutto ciò che riguardava la sfera emotiva veniva spesso escluso. Le norme sacrificavano sul loro altare le emozioni personali e la creatività dei singoli e, spesso, venivano imposte anche di fronte a vere e proprie ingiustizie sociali e familiari.
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Sulla scia del vento della trasformazione, la società di quegli anni ha ceduto il passo a quella che oggi viene chiamata società postmoderna, caratterizzata da una rapidità e da una vulnerabilità costanti. È stato il grande sociologo Zygmunt Bauman a coniare l’espressione società liquida, caratterizzata cioè da un fluire costante di emozioni, stimoli, variabili spesso contrapposte, talvolta in contraddizione al proprio interno.
Se prima le regole e le norme erano il centro condiviso praticamente da tutti, ora non è più così. Nella società contemporanea sono le “emozioni al centro” che spesso determinano un nuovo modo di vivere: le vicende personali, il pensiero individuale, le opinioni di ognuno hanno valore primario. Ciò che conta è “parlare”, dibattere, discutere, anche fra incompetenti. Il vissuto emotivo è più importante di quello normativo.
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Siamo nell’epoca del boom dei mass media: internet, smartphone, Facebook, Twitter, e tutte le piattaforme di scambi comunicativi che rendono la vita frenetica, veloce, ultrarapida. Questi stimoli, cui vengono continuamente sottoposti i giovani, si stanno moltiplicando, tanto che oggi i bambini crescono giocando non a nascondino o a moscacieca, ma con i videogame, i combattimenti virtuali ecc. Ormai non si studiano più le caratteristiche dei bambini, ma i nuovi “bambini mondo”, dove per “mondo” s’intende tutta la realtà virtuale che influenza i nostri figli.
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Si sta delineando il profilo di un nuovo essere umano che dovrà, col tempo, avere la capacità non solo di valutare un’enorme mole di stimoli e informazioni, ma anche di saperle scegliere, semplificare, di individuare le connessioni che aprono all’informazione. Sarà questo il futuro? Sarà la generazione 2.0 che imparerà a governare il mondo senza trascurare l’impegno, la fatica e la profondità delle relazioni?
Da “Crescere è una straordinaria avventura” di Ezio Aceti (LIBRO+ DVD) , € 16,00