Educare alla Pace

La speranza può rinascere dai più piccoli, da coloro che hanno il cuore libero per accogliere l'altro e tessere relazioni senza pregiudizi.

Arrivo davanti alla porta della Terza A e, mano sulla maniglia per entrare, mi soffermo un attimo per raccogliermi. Ho il cuore oppresso dall’angoscia dopo aver ascoltato un giornale radio con le notizie da Gaza. Che futuro avranno i bambini che sto per incontrare? Che futuro per l’umanità?

So che devo essere io per prima a crederci che ce ne sarà uno, che potrà essere migliore, e che tutto è posto nel cuore e nelle mani delle nuove generazioni, nella loro volontà di pace. Forse è stata questa consapevolezza a farmi iniziare con gli alunni un percorso di Educazione alla Pace già dai primi giorni di questo nuovo anno scolastico, con delle attività specifiche sulla Comunicazione non violenta¹, e soprattutto ascoltando i bambini, le loro idee, i loro sogni, il loro desiderio di Bene.

Scelgo di entrare col sorriso. In classe c’è la solita gioiosa animazione, i saluti, le richieste. Si avvicina Silvia e mi dice sottovoce che ha una sorpresa per i compagni, vorrebbe dare loro qualcosa a ricreazione. «Ma certo – dico io –, di cosa si tratta?». E Silvia mi racconta che il pomeriggio del giorno prima, a casa, continuava a pensare ai bambini che stavano scappando dalla guerra e ad una poesia di Gianni Rodari che ci aveva aiutato in classe a riflettere sulla pace.

«Mi sono chiesta cosa potevo fare io per fare crescere di più la pace nella nostra classe…». Così Silvia si è messa a scrivere, su delle striscioline di carta verdi, dei pensieri gentili, delle parole di pace – così si è espressa lei – e poi li ha messi in una busta di carta appositamente confezionata e decorata. A ricreazione con solennità li ha distribuiti ai compagni ed era bellissimo vedere la luce che brillava negli occhi dei bambini mentre leggevano.

Naturalmente anche io ho pescato un biglietto che recitava: «Coraggio, basta un piccolo gesto per fare la pace!». Mi sono commossa profondamente: dai più piccoli, da chi ha il cuore più libero e privo di interessi di parte, può rinascere la speranza, la capacità di tessere relazioni senza pregiudizi, di ricominciare anche quando costa. È per questi motivi e mille altri ancora, che ritengo il mio “mestiere” il più bello del mondo e che posso continuare a credere nell’umanità.

1 Tutti i bambini sono coinvolti in piccoli conflitti con i compagni, spesso senza avere gli strumenti per affrontarli in modo adeguato. È molto importante perciò sostenerli fin dalle prime classi della scuola primaria, sostenendoli ad apprendere modi comunicativi empatici e rispettosi dell’altro e favorire così la cosiddetta “comunicazione non violenta” (CNV) diffusa dagli anni ’60 da Marshall Rosenberg e successivamente rielaborata e riproposta da diversi psicologi dell’età evolutiva.

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