Educare alla cultura del dare

«Nella nostra parrocchia si organizzano raccolte alimentari e di soldi per famiglie povere del quartiere, sia italiane che straniere. Noi abbiamo dato qualcosa durante l’Avvento e lo faremo ancora in Quaresima, ma non dovrebbe pensarci lo Stato a risolvere i problemi sociali?». Carla - Roma
Raccolta alimentari

Accendiamo la tv e distrattamente passiamo dal disastro naturale al calcio mercato, dall’interminabile gossip all’ultima rivolta repressa nel sangue dal dittatore di turno; usciamo di casa e incrociamo frettolosamente il vicino, il collega dell’ufficio accanto, il lavavetri dell’incrocio. Con tutti i nostri problemi personali e familiari, come prenderci su quelli degli altri?

È vero: tutti dobbiamo richiedere alle istituzioni, con le loro risorse economiche e organizzative, interventi legislativi e sociali incisivi e duraturi, attenti alle situazioni di povertà e fragilità, nella prospettiva del bene comune.

Ma se ci definiamo cristiani, abbiamo la coscienza di essere figli di un unico Padre che ci ama e ci chiama ad imitarlo, esercitando la cultura evangelica del “dare”.

 

Per questo, sono molte le famiglie che hanno scelto di non delegare a nessuna istituzione la grande chance della condivisione.

Per essa sperimentano la ricchezza di uno stile di vita sobrio, misurato sulle esigenze di chi ha meno, libero dai condizionamenti del consumismo, capace di orientare anche i figli ai valori fondamentali dello stesso vivere sociale: saper dare del proprio, anche se poco, e saper dare insieme: come famiglia, come comunità parrocchiale, come collettività, anche nell’“aprire le mani” alle necessità dei fratelli.

spaziofamiglia@cittanuova.it

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