Edna, mamma vincente
Nell’epoca digitale che stiamo vivendo, ognuno di noi ha diversi modi per farsi conoscere o per cercare di comunicare agli altri qualcosa di sé. Che sia una semplice frase messa sul profilo di WhatsApp, oppure una foto su Instagram, o ancora un pensiero condiviso su Facebook. In poche parole, o immagini, si cerca di sintetizzare al massimo il richiamo a una specifica “identità”.
Se andate a cercare su Twitter Edna Kiplagat, scoprirete come questa campionessa keniana si presenta al mondo sul suo profilo personale: Mother. Wife. Christian. Nike athlete. Two-time marathon world champion. In poche parole, una dietro l’altra, è condensata gran parte della sua vita. E non crediate che anche l’ordine di queste parole, per chi le scrive, non abbia la sua importanza… Madre. Moglie. Cristiana. Atleta della Nike. Due volte vincitrice della maratona ai campionati del mondo.
Nell’ultima maratona di Boston, disputata il giorno di pasquetta, a farla da protagonisti sono stati (ancora una volta) gli atleti keniani. In campo maschile si è imposto Geoffrey Kirui, mentre tra le donne il successo è andato proprio a quest’atleta 37enne. Madre di 5 figli, prima di tutto, di cui due avuti con il proprio marito (Carlos di 13 e Wendy di 9 anni), ed altri 3 adottati (due dalla sorella Alice, morta nel 2003 di tumore al seno, e uno dopo la scomparsa di una sua vicina di casa, deceduta durante un parto nel 2013). Ad aspettarla a casa dopo il successo alla 121° maratona di Boston, nella sua fattoria in Kenya, Edna ha trovato Gilbert Koech, marito e suo allenatore, con cui condivide anche diverse iniziative ispirate dalla sua profonda fede cristiana. Molto conosciuta e stimata in patria, nel 2013 questa campionessa ha creato ad esempio la Edna Kiplagat Foundation, per raccogliere fondi e sensibilizzare i suoi connazionali nei confronti della ricerca sul cancro al seno. Inoltre, sostiene alcuni bambini meno fortunati pagando le tasse scolastiche, e si reca spesso nelle scuole del suo Paese per incoraggiare le studentesse keniane a formare associazioni per vari scopi umanitari.
Poi, certo, oltre a essere madre, moglie e cristiana, la Kiplagat è anche una grande atleta. Edna ha vinto due titoli mondiali (nel 2011 a Daegu e nel 2013 a Mosca) e ha primeggiato anche in altre maratone prestigiose come quelle di New York e Londra, prima del recente successo ottenuto a Boston nella maratona annuale più antica del mondo.
Torna in gara dopo 50 anni
Kathrine Virginia Switzer nel 1967, fu protagonista di una sorprendente cavalcata di 4 ore e 20 minuti che cambiò la storia dell’atletica, tagliando il traguardo in qualità di prima donna a gareggiare alla mitica maratona di Boston. S’iscrisse registrandosi come K. V. Switzer. Nessuno si accorse che fosse una donna, a parte Jock Semple, giudice di gara che cercò di bloccarla. E c’era quasi riuscito, se la sorte non avesse voluto che a placare il giudice fossero i 106 chili di buone ragioni di Tom Miller, lanciatore del peso allora fidanzato di Kathrine. Nel 1974 vinse la maratona di New York, mentre l’anno dopo, ancora a Boston, registrò il suo record personale chiudendo in 2 ore e 50 minuti. Fondò 261 Fearless (“senza paura”, accanto al numero del pettorale del 1967 diventato un simbolo), un’associazione che promuove l’emancipazione delle donne attraverso il running. Mario Agostino