Editori dell’anima

Chiude la veneranda “Encyclopaedia Britannica”. Anzi no, non viene più stampata, ma rimane digitale. È la morte del libro di carta? Città Nuova dice di no
Editoria tradizionale e digitale

Una morte annunciata da tempo, da quando i marketing delle case editrici di mezzo mondo avevano visto arrivare sul mercato mostri informi e inconsistenti, libri senza carta, non scherziamo s’il vous plaît! Come hanno reagito i bibliofili, gli amanti della stampa, i patiti dell’odore di inchiostro, della ruvidezza o della morbidezza dei volumi, dipendenti dai gusti e dai polpastrelli? Hanno scritto libri di carta per protestare, per dire no, basta, giammai la carta andrà in soffitta (anche perché le soffitte non ci sono più). Tanti intellettuali hanno scritto, mai rassegnati alla scomparsa della carta, amata quasi come un feticcio.
 
Di recente ne parlavo con un’amica giornalista di lungo corso, venuta a sapere che un anziano professore di filosofia aveva deciso di devolvere la tappezzeria della sua abitazione (cioè circa 400 metri lineari di libri allineati sulle scansie) a un istituto universitario. Il quale ha rifiutato il lascito, perché impossibilitato a ospitare nei suoi locali altre quintalate di volumi. Disperazione! La moglie preferisce infatti viaggiare e sfogliare riviste leggere, i figli si sono dati al marketing e alla ristorazione, i nipoti sono nativi digitali, allergici alla polvere delle biblioteche.

Non mi è dato sapere se il professore conta nella sua magione, tappezzata di sapienza, una qualsiasi delle 34 edizioni della Britannica. Ma so che l’annuncio della chiusura dell’edizione cartacea dell’enciclopedia più famosa del mondo ripete su larga scala il dramma del professore di filosofia. Un mondo se ne va. Ma quale altro mondo arriva?
 
Anche la nostra, e vostra, amata e rispettata editrice Città Nuova vive i tempi della Britannica. Proprio l’altro giorno è stata in effetti presentata a Milano, agli addetti ai lavori, l’edizione “digitale” dell’"Opera Omnia" di Sant’Agostino (meritoria impresa editoriale che ha prodotto 57 volumi per 30 mila pagine). "Primi secoli" è infatti una piattaforma digitale di ricerca intelligente, in cui tutta l’immensa produzione agostiniana è stata “taggata” (orrido neologismo, mi si perdoni!), cioè punteggiata di segnalibri digitali, che permettono all’utente di eseguire con facilità ricerche sofisticate, vedendo apparire miracolosamente in pochi secondi sullo schermo del computer risultati che senza il digitale avrebbero richiesto mesi di lavoro!

Tale piattaforma è un “motore” che in futuro non conterrà solo Agostino, ma Tertulliano, l’"Opera Omnia" di Ambrogio, Gregorio, o ancora l’"Opera Omnia ineunte" della nostra amatissima fondatrice…
 
Domanda da cento punti: sarà ancora possibile tenere tra le mani il libro di carta, le "Confessioni" di Agostino o l’ultimo ficcante "paperback" di Luigino Bruni, o ancora il ponderoso tomo "Dalla Trinità" del magnifico rettore Piero Coda? Oppure, che ne so, il prezioso volume di Igino Giordani "Il pensiero sociale della Chiesa", 800 pagine di carta india che lessi in quattro giorni di ospedale (operazione di poco conto) nei miei fruttuosissimi 24 anni?
Niente paura, la stampa digitale permette ora di ristampare, a tiratura ridotta, ogni tipo di volume, e quindi anche il catalogo di Città Nuova, passato e presente, potrà essere riportato in vita, risuscitato.
 
Anzi, c’è di più: ben presto ognuno di noi, "aficionados" della vecchia e gloriosa Città Nuova – quella del marchio rotondo con tanti triangolini che riproduce una decorazione dell’abbazia di Pomposa, per un’arguta intuizione di Giuseppe Garagnani (allora grafico dell’editrice per i suoi trascorsi d’architetto, poi tenace e rigoroso direttore della nostra rivista cartacea) –, potrà stampare a un prezzo competitivo il proprio libro con il nuovo marchio che Città Nuova offre ai suoi affezionati lettori, per libri che non entrerebbero nelle collane attuali: CNx, leggi “CN per”. Un marchio, tiburtino come Giordani, che si affiancherà a quello pomposiano, per la nuova avventura editoriale.
 
Tutte queste parole (digitali e cartacee!) le ho scritte per rassicurarvi: il digitale non soppianterà la carta. La vostra amata Città Nuova ha infatti l’ambizione di coniugare la carta ai byte, l’inchiostro all’olografia digitale. «È così che va il mondo», canterebbe Franco Battiato. Ed è così che potremo leggere lo stesso testo su carta o su schermo, ognuno come preferisce. Senza litigare in famiglia!
 
Ma c’è di più. Città Nuova, intesa come gruppo editoriale – riviste, libri, web, CD e altro ancora –, è sempre stata una fucina di idee, una grande impresa editoriale al servizio di una delle massime intuizioni mistiche e concrete del secolo XX, il carisma dell’unità di Chiara Lubich. Siamo stati sin dall’inizio degli “editori di contenuti”, più che degli stampatori o degli editori classici. Interessati all’eccellenza, come voleva Pasquale Foresi, cofondatore dei Focolari e padre della nostra editoria, ma a un’eccellenza che vuol comunicare qualcosa di grande. Che non si accontenta di poco.

Siamo cioè stati ante litteram dei "content publisher", come si dice oggi, cioè editori interessati ai contenuti così come alla forma delle singole pubblicazioni. Ante litteram, ma ancor oggi tali. Le grandi prospettive dell’editoria oggi parlano proprio di "content publisher" che di volta in volta diventano "magazine publisher", cioè editori di riviste, "book publisher", cioè editori di libri, "digital publisher", cioè editori con supporti digitali…
 
Mi si permetta: abbiamo la pretesa di essere addirittura mind publisher, editori d’anima. L’anima del mondo, l’anima di ciascuno. L’anima non è di carta, né di lettere digitali. Ma si serve di carta e di lettere digitali. Chiara Lubich ha venduto milioni di libri (di carta e digitali), ma all’inizio della sua avventura, quando nella Sala Massaia di Trento doveva preparare dei discorsi sul Vangelo e sul Vangelo vissuto, li scriveva diligentemente su fogli di carta con la sua calligrafia arrotondata e ricca di sorprese; fogli che poi bruciava o strappava, perché «bisognava lasciar parlare solo lo Spirito Santo». Il miglior editore che esista.
 

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