Edith Bruck “scompagina” lo Strega?
È partito l’iter della LXXV edizione del Premio Strega, il più popolare fra i riconoscimenti letterari di maggior risonanza in Italia, accanto al Viareggio, fondato nel 1929, e al Campiello, nato a Venezia nel ‘63.
Lo Strega si può definire il premio letterario romano, legato com’è alla storia del secondo Novecento capitolino, alle atmosfere, agli ambienti, ai personaggi letterari e non della capitale. Ma riprendiamo il discorso più in là. Ora, senza ulteriore indugio, diamo il nome dell’autore che vincerà lo Strega 2021… nascosto s’intende fra gli altri 11 concorrenti!
Eccoli, con i rispettivi titoli, i colleghi scrittori che li propongono e gli editori: Andrea Bajani, Il libro delle case (Feltrinelli), proposto da Concita De Gregorio; Edith Bruck, Il pane perduto (La nave di Teseo), proposto da Furio Colombo; Maria Grazia Calandrone, Splendi come vita (Ponte alle Grazie), proposto da Franco Buffoni; Giulia Caminito, L’acqua del lago non è mai dolce (Bompiani), proposto da Giuseppe Montesano; Teresa Ciabatti, Sembrava bellezza (Mondadori), proposto da Sandro Veronesi; Donatella Di Pietrantonio, Borgo Sud (Einaudi), proposto da Nadia Fusini; Lisa Ginzburg, Cara pace (Ponte alle Grazie), proposto da Nadia Terranova; Giulio Mozzi, Le ripetizioni (Marsilio), proposto da Pietro Gibellini; Daniele Petruccioli, La casa delle madri (TerraRossa), proposto da Elena Stancanelli; Emanuele Trevi, Due vite (Neri Pozza), proposto da Francesco Piccolo; Alice Urciolo, Adorazione (66thand2nd), proposto da Daniele Mencarelli; Roberto Venturini, L’anno che a Roma fu due volte Natale (SEM), proposto da Maria Pia Ammirati.
I 12 finalisti, come da regolamento, sono stati scelti fra i romanzi e i libri di narrativa italiani pubblicati da marzo 2020 a febbraio 2021. Il Comitato direttivo dell’associazione promotrice li ha scelti fra 62 titoli, cifra record per il Premio, proposti dagli Amici della domenica, come si chiamano i 400 giurati dall’anno di fondazione del concorso, il 1944, con Roma in macerie occupata dall’Armata alleata del generale Clark.
A giugno gli scrittori in lizza interverranno in vari festival ed eventi culturali in tutt’Italia. Dopo di che, si avranno i momenti finali: 10 giugno, scelta dei 5 finalisti; 8 luglio, elezione del vincitore. Quest’anno c’è pure un manifesto, Una danza selvaggia, firmato da Lorenzo Mattotti.
Ispirandosi al nome del Premio (che ebbe tra i fondatori Guido Alberti, patron beneventano del liquore Strega, il “Guidone” felliniano di 8 e mezzo) il disegnatore bresciano ha voluto rappresentare «un sabba moderno fatto da Streghe contemporanee che si battono per i loro diritti e la loro condizione». Immagine e idea che cadono a proposito per questa edizione particolarmente rosa, con ben 7 autori su 12 che sono… autrici. A cui si possono aggiungere le 5 presentatrici.
E, fra queste “donne in gara”, sicuramente svetta una concorrente tanto illustre quanto insolita in una situazione del genere. Parlo di Edith Bruck, 90enne scrittrice ebrea ungherese naturalizzata italiana, autrice dal 1959 a oggi di oltre 30 fra romanzi, racconti, libri di viaggi e di memorie, poesie, drammi e sceneggiature televisive e cinematografiche. Opere scritte e pubblicate in italiano e regolarmente tradotte e celebrate in tutto il mondo.
Internata con la famiglia ad Auschwitz, Birchenau, Bergen-Belsen e altri lager dal 1944 al ’45, la Steinschreiben (questo il vero nome) è da 75 anni fra i testimoni dell’Olocausto, con la parola e la penna.
Forse con Primo Levi, suo amico fraterno (“ma non aveva il diritto di uccidersi!”, ha sostenuto Edith in una recente intervista), la più alta voce, sia eticamente che letterariamente, fra quante hanno raccontato l’inferno concentrazionario creato dai nazisti.
Sorprende quindi solo fino a un certo punto che papa Francesco il 20 febbraio scorso si sia recato d’emblée a casa di Edith Bruck, nel centro storico romano, per rendere omaggio alla sua grandezza non tanto artistica (non tocca al papa) ma soprattutto morale e umana, spirituale e religiosa. E fra i tanti temi su cui i due straordinari personaggi hanno conversato c’è stato pure Pane perduto, il libro della Bruck in concorso allo Strega, che papa Bergoglio aveva già letto e di cui ha citato dei passaggi durante l’incontro con la scrittrice.
Il pontefice ha detto di apprezzare quest’ultimo lavoro della narratrice ebrea perché, partendo dalla terribile esperienza dei lager, il libro ricostruisce il percorso successivo della protagonista dall’Ungheria in Israele e infine in Italia, senza tacere le grandi difficoltà, i disagi morali e materiali e il senso di estraneità, di solitudine vissuto da lei e dagli altri reduci nei decenni seguenti.
Ma il papa ammira Edith anche per un’altra ragione. Compagna e poi moglie di Nelo Risi, fratello di Dino, dai primi anni ’60, dopo aver formato con lui un sodalizio poetico e cinematografico, lo ha amorevolmente assistito per 45 anni dopo che il marito si era ammalato di Alzheimer, fino alla morte di lui nel 2015, respingendo i consigli dei medici che la invitavano a non tenerlo ostinatamente in vita.
Insomma un personaggio enorme, una donna e un’autrice unica, che a mio modesto parere sarebbe assurdo non premiare allo Strega. Non a caso il presentatore, Furio Colombo, ha detto di aver introdotto questa candidatura per “scompaginare” un po’ la manifestazione, scivolata col tempo, per le grandi manovre degli editori, verso il consumismo e la mondanità. Incrociamo le dita, dunque.