Economia e bene comune
Nel modo di pensare della gran parte degli esperti, ma anche di molti comuni cittadini, ciò che è in gioco nella vita economica è una specie di grande torta, fatta di generi alimentari, vestiti, ingressi al cinema o tagli di capelli, che i cittadini prima producono e poi consumano. E, come ben sappiamo, quello che mangio o indosso io non puoi utilizzarlo tu, e così su quella poltroncina (del cinema o del parrucchiere) o mi ci siedo io o ti ci siedi tu, in quell’orario. In altre parole, il mio consumo è mio e il tuo consumo è tuo. In realtà non siamo affatto separati. Perché si dice che attraverso il proprio lavoro una persona si realizza? La ragione è che quella posizione può fornire a chi la occupa non solo una paga che si trasformerà in generi alimentari o in tagli di capelli, ma anche qualcosa di immateriale che pure ha valore: l’opportunità di crearsi una rete di relazioni diversa da quella familiare e di avere un ruolo riconosciuto agli occhi di colleghi, fornitori o clienti. In ciò la relazione con l’altro ha una funzione cruciale. Qui però non si tratta delle usuali forme di relazione economica, come quella dello scambio, della collaborazione produttiva, o della ripartizione del prodotto. Qui l’altro è colui che riscontra la nostra competenza, che ci accetta come parte di un’organizzazione, che esprime apprezzamenti o ringraziamenti. È l’altro che guarda i vestiti che indossiamo (ammirandoli, disprezzandoli o semplicemente accettandoli); è l’altro che popola le feste a cui partecipiamo (accogliendoci, intrattenendoci, o snobbandoci); e così via. Ma allora, se le cose stanno così, il benessere è qualcosa che tiene conto anche di fenomeni intersoggettivi come la qualità delle relazioni interpersonali in cui siamo immersi e i significati condivisi che possono arricchire il vissuto di un posto di lavoro o di un’esperienza associativa. Nel bene comune – scrive Zamagni nel suo libro L’economia del bene comune (Città Nuova) – il vantaggio che ciascuno trae per il fatto di far parte di una certa comunità non può essere scisso dal vantaggio che altri pure ne traggono. Come a dire che l’interesse di ognuno si realizza assieme a quello degli altri, non già contro né a prescindere dall’interesse degli altri. La compenetrazione tra la nostra vita e quella di tanti altri nostri concittadini è un dato di fatto, che ci piaccia o no. Riconoscerla, anziché relegarla tra i dettagli che la scienza economica può trascurare, permette di sottolineare le grandi potenzialità che essa contiene, se siamo pronti ad impostare le relazioni interpersonali in modo aperto e costruttivo.