Un’economia diversa: si può fare
L’economia profetica è stata al centro della discussione in tutti gli interventi, ma le parole del professor Luigino Bruni, a conclusione della tre giorni di lavori, hanno chiarito da dove partire: le note profetiche di Geremia e Mosè, che rappresentano un bene comune globale laico. Geremia visse durante l’occupazione della città di Gerusalemme da parte dei babilonesi, un evento da lui preannunciato tra l’incredulità di tutti. Il suo messaggio era chiaro e non catastrofico: non stava finendo la storia, ma solo quella storia specifica, un tramonto che apriva la strada ad un nuovo periodo, che solo un profeta poteva vedere.
Infatti, Mosè condurrà il popolo di Israele verso la terra promessa, ma senza entrarvi, in quanto morirà al termine del suo compito: liberare il popolo dalle catene della schiavitù. Geremia, fidandosi della profezia, prima dell’occupazione della città decise di comprare un terreno da lasciare alle future generazioni. Mosè e Geremia si fidarono, nonostante fossero consapevoli che non avrebbero visto i frutti della profezia, la quale è una visione critica ma piena di speranza.
Necessità di una economia profetica
Il professor Jeffrey Sachs, economista statunitense, già direttore dell’Earth Institute alla Columbia University, nel suo intervento su “Perché abbiamo bisogno di un’Economia Profetica”, ha risposto che essa è necessaria per affrontare la catastrofe ecologica e la povertà. A questo scopo ha indicato la strada da percorrere per salvarci: i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’agenda 2030 dell’ONU, da raggiungere attraverso l’uso dei tre tipi di conoscenza indicati da Aristotele nell’Etica Nicomachea: l’episteme, la conoscenza teoretica, la techne, la conoscenza tecnica, e la phronesis, la conoscenza della testimonianza.
Ma alla conoscenza bisogna aggiungere la responsabilità verso la casa comune, come indicato da papa Francesco nella sua enciclica Laudato si’, al fine di destinare risorse alla lotta contro la povertà, per la promozione dell’educazione e la salvaguardia dell’ambiente, invece di usarle per le armi.
Partendo dalle medesime considerazioni, l’intervento di Gerard Bureau, del Movimento Internazionale ATD Quarto Mondo, ha approfondito la necessità di scegliere il povero, raccontando la storia di Teresa, della Repubblica Democratica del Congo, che ogni giorno trasporta 60 chili di merce sulla testa per 10 chilometri, fino al mercato. Vedendo la sofferenza per fame di una sua vicina, Teresa decide di condividere il lavoro e la paga con lei, sacrificando parte del necessario per vivere. Noi, invece, sottolinea Gerard, non siamo neanche in grado di condividere il superfluo. Quindi, se si vuole cambiare il sistema economico, bisogna imitare queste persone profetiche, seguendo il consiglio dato da Luis Calfa, un giovane boy scout, durante un suo intervento: cambiare a piccoli passi.
La profezia nel presente
Il convegno è stata l’occasione per conoscere le 13 esperienze arrivate in finale, selezionate fra 135 partecipanti, e in particolare i 3 finalisti, oltre l’esperienza premiata dai giovani. Denominatore comune fra loro è stato il duro lavoro e la creatività, il sacrificio, anche della vita, e la speranza nella profezia. Partendo da questi elementi, l’esperienza di Tesendo Brasil, arrivata terza, è stata in grado di salvare dall’umiliazione donne in stato di povertà e senza lavoro, con la promozione e commercializzazione dei loro prodotti realizzati seguendo la cultura locale.
La ONG Jevev (Jeunesse et Emplois Verts pour une Economie Verte) della Valle dell’Ouémé a Dangbo in Benin, arrivata seconda, ha di fatto trasformato l’inquinamento del fiume, infestato dalle piante di Giacinto, in un’opportunità per l’intera zona, scontrandosi anche con le multinazionali presenti sul territorio. La Peace Community of San José De Apartado in Colombia, nata nel 1997 dall’unione di 1350 agricoltori della regione di San José De Apartado, che ha vinto il primo premio, ha avuto la capacità di creare un’economia di pace difendendo la regione dall’economia criminale della droga e pagando questa scelta con il sacrificio e la vita di 300 appartenenti.
La Frutera, un’impresa con 5000 lavoratori con piantagioni a Datu Paglas nella regione del Mindanao nelle Filippine, premiata dai giovani, è riuscita a sopravvivere in una zona di conflitto, integrando lavoratori cristiani e mussulmani e promuovendo la visione di un’unica famiglia sotto un unico Dio, riuscendo così a produrre raccolti abbondanti con costi più bassi degli altri produttori.
Altra esperienza, non in concorso, è stata quella di Felix Finkbeiner, fondatore di “Plant for the planet” all’età di nove anni, che in più di 10 anni è riuscita a piantare più di 15 miliardi piante per compensare le emissioni di CO2 dovute all’attività umana, contrastando così i cambiamenti climatici.
Il cammino per costruire il futuro
Il futuro è già in costruzione e la profezia è già presente nella quotidianità. Quello che bisogna fare è riconoscerla e diffonderla. A questo scopo, molto istruttiva è stata l’esperienza dei giovani studenti universitari irlandesi, rappresentati in sala da Deirdre Duff, che, per contrastare i cambiamenti climatici, sono riusciti a costituire una vasta rete nazionale per fare pressioni sul Parlamento e sul Governo irlandese, ottenendo il disinvestimento dello Stato da fondi che investono sulle fonti fossili.
La loro esperienza non si è fermata al primo risultato, ma si è spinta a supportare a livello internazionale tutte le iniziative simili, come ad esempio quella dei No Tap italiani.
Inoltre, profetiche sono state le proposte finanziarie di Banca Etica, la ricerca del voto con il portafoglio, le iniziative per sostenere ed emancipare i poveri. La fine dell’evento, salutata da una grande foto di gruppo, ha voluto comunicare che all’egoismo dell’economia attuale, la Prophetic Economy risponde con la responsabilità delle comunità unite nella libertà e nella determinazione a cambiare insieme.