Economia civile e conversione ecologica

Le domande aperte sul contributo della visione e proposta dell’Economia civile per realizzare quella conversione ecologica annunciata da storiche conferenze mondiali dell’Onu, ma non ancora messa in pratica per mancanza di una reale volontà politica. Un invito a seguire l’incontro con gli economisti Stefano Zamagni e Luigino Bruni promosso il 5 ottobre ore 21 nell’ambito della CNweek 2022
Wall Street (AP Photo/Seth Wenig, File)

La crisi ecologica attuale è il risultato di una chiusura dell’essere umano su sé stesso. L’economia ha svolto un ruolo centrale nell’unire un approccio razionale, rivolto alla massimizzazione del profitto ad un individualismo incapace di costruire sul noi. La crisi ecologica è il frutto avvelenato di questa insana unione.

L’economia civile, che ha origine in Italia durante l’umanesimo ed il rinascimento, ha avuto il suo principale pensatore nel 1700 in Antonio Genovesi, che partiva da un paradigma fondamentale: “homo homini natura amicus”. Una fiducia nel prossimo che non è stata scelta dall’Occidente, che ha preferito la visione pessimistica di Hobbes, con il suo paradigma “homo homini lupus”, che rappresentava la condizione precedente la nascita dello Stato.

La casa comune è stata già devastata dall’essere umano per la sua assenza di qualsiasi limite alla ricerca egoistica della realizzazione dei propri desideri. Quindi come si può trasformare la visione ripiegata sull’io in una aperta sul noi? L’umanità ha la capacità di lasciare un modello che ci permette, come dei bambini, di soddisfare ogni nostro desiderio, per uno che richiede di limitarsi per l’altro? Come abbandonare la visione razionale di considerare la massimizzazione dei profitti, l’uso senza limiti dello sviluppo tecnologico, l’utilizzo della guerra per esportare il proprio modello culturale, come il modello vincente e corretto?

Le domande sono più urgenti oggi, di fronte alla crisi ecologica. Sono necessarie per poter rispondere alle sfide lanciate dal papa Francesco con la sua enciclica Laudato si’ ed il suo magistero. Le risposte, nella realtà di tutti i giorni, non ci sono ancora. Anzi, la realtà è un’altra, è quella dove trionfa la visione hobbesiana.

Assistiamo ad un fallimento della politica mondiale che, in 50 anni, non è riuscita a seguire un percorso per cambiare, secondo i contenuti delineati dalle Conferenze delle Nazioni Unite su Sviluppo ed Ambiente di Stoccolma nel 1972 e di Rio nel 1992, il sistema economico in cui viviamo.

Ed è questo stesso sistema, unito ad una tecnologia sempre più evoluta, che si nutre da sempre di povertà, di contraddizioni, di sfruttamento e di competizione. La sostenibilità, come oggi la circolarità, appaiono solo definizioni che sono state puntualmente svuotate nel tempo dal loro contenuto in grado di costruire un nuovo modello di sviluppo. Per questo motivo le due conferenze mondiali hanno prodotto dei risultati, ma non sono stati sufficienti per invertire la rotta e costruire una reale transizione ecologica verso un modello di economia ecologica.

È in tale scenario di una svolta urgente non più rimandabile che si colloca il confronto offerto da Città Nuova con la visione dell’Economia Civile davanti alla sfida della conversione ecologica integrale: è un contributo per capire come si può cambiare realmente la politica e l’economia per salvare l’ambiente.

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