Eco-ansia ed eco-speranza
Il pianeta sta cambiando, e con esso anche le nostre emozioni. Le nuove generazioni, cresciute con la consapevolezza della crisi climatica, lottano con una sfida inedita: l’eco-ansia.
Non si tratta solo di preoccupazione, ma di un profondo senso di angoscia, alimentato da notizie allarmanti e dalla sensazione di impotenza di fronte a un problema così vasto. Secondo dati Istat, in Italia il 70,3% dei giovani tra i 14 e i 19 anni è preoccupato per i cambiamenti climatici, con molti che ne subiscono gli effetti sotto forma di veri e propri attacchi di panico.
Ma possiamo vedere l’eco-ansia da un altro punto di vista. Può essere anche un segnale, una spinta a prestare attenzione alle sfide ambientali, un grido d’allarme che ci spinge ad agire, come sottolineato da Viviana Carlevaris (psicoterapeuta) e Catherine Belzung (neuroscienziata) nel Convegno Internazionale di New Humanity “Sostenibilità Relazionale” (2024). Le emozioni, infatti, secondo le due esperte, hanno un ruolo determinante nella percezione della realtà ma anche nel prendere decisioni per reagire di fronte ad essa.
L’intelligenza emotiva, infatti, può fornire strumenti per riconoscere e gestire le proprie emozioni, per capire le emozioni altrui e per costruire dinamiche di supporto reciproco e affrontare insieme le sfide del cambiamento del clima. Questo approccio al problema ci apre già alla speranza, ad una speranza che è fiducia nella capacità umana di reagire ed agire, da soli e collettivamente. E pensando alla composizione della parola eco-ansia, possiamo allora coniare anche la parola che le fa da contrappunto e cioè eco-speranza: una fiducia e un’aspettativa positiva riguardo al futuro della nostra casa comune. Una speranza fondata anche sul fatto che il cambiamento climatico è il risultato di azioni umane, il che implica la possibilità di invertire o mitigare i danni già causati.
Pur essendo consapevoli che l’azione collettiva e gli interventi strutturali a livello politico ed economico sono necessari e urgentissimi per affrontare la crisi climatica e ambientale in modo efficace, sarebbe un grave errore sottovalutare l’importanza dei comportamenti individuali.
Quando Lorenz, meteorologo, negli anni ’60 stava lavorando su modelli climatici computerizzati, durante una simulazione, arrotondò un dato di input – una piccola variazione, simile al battito d’ali di una farfalla – e scoprì che questo piccolo cambiamento produceva risultati radicalmente diversi nel modello su cui stava lavorando. Da qui il titolo di una conferenza tenuta da lui nel 1972 per spiegare le sue ricerche: “Può il batter d’ali di una farfalla in Brasile provocare un tornado in Texas?”. Si tratta del cosiddetto “effetto farfalla” che dimostra come piccole variazioni nelle condizioni iniziali possano causare grandi e imprevedibili cambiamenti nel sistema.
Grammenos Mastrojeni, docente di Ambiente e Geostrategia in vari atenei, ha scritto un libro che esplora le dinamiche che ci hanno condotto alla situazione attuale, proponendo dei rimedi efficaci: Effetti farfalla. 5 scelte di felicità per salvare il pianeta (Chiarelettere). Nel testo, a partire da 4 questioni quotidiane: come mangio? come mi vesto? come mi muovo? cosa butto?, si mette in evidenza quanti straordinari effetti farfalla possono partire dalle nostre scelte.
Anche le organizzazioni che aiutano le aziende a diventare più sostenibili dicono che le abitudini delle singole persone sono fondamentali. Per esempio, la GRI (Global Reporting Initiative), un ente internazionale nato per definire gli standard di sostenibilità di aziende e organizzazioni, include, tra i vari indici di sostenibilità, anche la formazione del personale, asserendo che non basta avere macchinari efficienti e buoni contratti se i dipendenti sprecano risorse o lavorano male, perché questo ha una ricaduta non indifferente sul bilancio aziendale.
Naturalmente unirci a chi ha fatto la stessa scelta di vita potenzierà il risultato così come è avvenuto a Roma con l’iniziativa del Centro Culturale Islamico d’Italia La Moschea Verde, immersa nel verde. Oltre 100 volontari, tra musulmani, cattolici e persone di altre fedi si sono rimboccati le maniche e con scope e rastrelli hanno riordinato e pulito l’intera area intorno alla Grande Moschea di Roma del quartiere Parioli raccogliendo oltre 12 metri cubi di rifiuti di ogni genere. E l’imam Nader Akkad ha commentato: «L’urgenza di cui parla sua santità Francesco nell’enciclica Laudato si’ noi la sentiamo sulla nostra pelle, la vediamo nei nostri mari inquinati, nelle nostre città e per questo c’è anche bisogno di una rivoluzione culturale».
E ricollegandoci al documento succitato, che ha raccolto credenti e non credenti in una comune azione per salvare il pianeta, leggiamo le parole piene di speranza di papa Francesco che, dopo aver invitato ciascuno a dare peso ad ogni piccolo atto di cura del creato, dal cucinare solo quanto ragionevolmente si potrà mangiare al trattare con cura gli altri esseri viventi, incoraggia: «Non bisogna pensare che questi sforzi non cambieranno il mondo. Tali azioni diffondono un bene nella società che sempre produce frutti al di là di quanto si possa constatare, perché provocano in seno a questa terra un bene che tende sempre a diffondersi, a volte invisibilmente. Inoltre, l’esercizio di questi comportamenti ci restituisce il senso della nostra dignità, ci conduce ad una maggiore profondità esistenziale, ci permette di sperimentare che vale la pena passare per questo mondo». (LS 212)
Il nostro futuro non è scritto, lo scriviamo noi, giorno dopo giorno, scelta dopo scelta. Quindi – e mi rivolgo soprattutto alle nuove generazioni –, coraggio! Ogni nostra azione, per quanto piccola, conta, nel bene e nel male. Ma se scegliamo il bene, vedremo un effetto a cascata che ci porterà alla speranza.
«Quando si va in bicicletta di notte – ci ricorda Chiara Lubich –, se ci si ferma, si piomba nel buio, ma, se ci si rimette a pedalare, la dinamo darà la corrente necessaria per vedere la strada. Così è nella vita: basta rimettere in moto l’amore, quello vero, quello che dà senza aspettarsi nulla, per riaccendere in noi la fede e la speranza».
E come dice il messaggio del Giubileo indetto per questo anno 2025: “La speranza non delude”. Perciò ci conviene provare ad essere coraggiosi, ad essere noi il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo. E il mondo cambierà.
Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come? Scopri le nostre riviste, i corsi di formazione agile e i nostri progetti. Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni: rete@cittanuova.it