Ecco gli azzurri già ammessi alle Olimpiadi di Rio

Primi atleti italiani qualificati per i Giochi olimpici del 2016. Davvero significative, tra le altre, le storie di alcuni degli azzurri che hanno ottenuto il “pass olimpico” ai mondiali di tiro a segno e tiro a volo
Giovanni Pellielo

Quando mancano poco meno di due anni all’inizio delle Olimpiadi di Rio 2016, per molti atleti il conto alla rovescia è già cominciato. In diversi sport, infatti, sono già iniziate le qualificazioni per prendere parte alla prossima edizione estiva dei giochi a cinque cerchi, e in alcuni di questi sport sono già stati assegnati i primi ambiti “pass” per partecipare all’evento agonistico più importante del pianeta. Nelle ultime due settimane, in particolare, si sono svolti a Santander i campionati mondiali di vela, e a Granada quelli di tiro a segno e tiro a volo, manifestazioni che hanno assegnato diverse “carte olimpiche”.

In entrambi i casi i nostri atleti si sono complessivamente ben comportati. A Santander, dove per dieci giorni si sono sfidati i migliori velisti al mondo, l’Italia ha ottenuto la qualificazione olimpica in ben sette gare. Meglio di noi hanno fatto solamente tre nazioni, Gran Bretagna, Nuova Zelanda e Francia, che hanno già conquistato il diritto a partecipare in tutte e dieci le classi facenti parte del programma olimpico di Rio de Janeiro 2016. Tra gli azzurri si sono distinte particolarmente Giulia Conti e Francesca Clapcich, che nella classe 49er FX hanno conquistato la medaglia di bronzo (e pensare che Francesca era appena tornata in acqua dopo una frattura al malleolo capitatale due mesi fa!). Lasciano ben sperare, in ottica futura, anche il quarto posto di Vittorio Bissaro e Silvia Sicouri nel Nacra 17, e il sesto di Flavia Tartaglini nell’RS:X, ovvero il windsurf femminile.

A Granada, invece, dopo due settimane di gare sono stati assegnati i primi 64 “pass olimpici” tra tiro a segno e tiro a volo (in questi due sport alla fine saranno 390 gli atleti presenti a Rio 2016). A regalare le prime cinque qualificazioni ai colori azzurri sono stati nell’ordine Petra Zublasing, Giovanni Pellielo, Marco De Nicolo, Niccolò Campriani, e infine Antonino Barillà. Tutto sommato un buon bilancio per i nostri tiratori, perché se è vero che le attese sui nostri ragazzi erano molto alte, va anche tenuto presente che meglio degli italiani hanno saputo fare solo gli infallibili “cecchini” cinesi, capaci di assicurarsi già ben nove qualificazioni olimpiche.

Dietro ognuno di questi cinque atleti azzurri, ci sarebbe una storia tutta da raccontare. Prendete ad esempio Marco De Nicolo, che grazie al risultato ottenuto in questa rassegna iridata parteciperà con tutta probabilità alla sua quinta Olimpiade, un record assoluto nella storia a cinque cerchi del tiro a segno italiano. O prendete Petra Zublasing, che per i non addetti ai lavori fino ad oggi era conosciuta soprattutto come la fidanzata di Niccolò Campriani, uno degli eroi azzurri dell’ultima Olimpiade estiva, quella di Londra 2012, quando il tiratore toscano esperto della carabina fu medaglia d’oro nella 50 metri 3 posizioni e argento nella 10 metri ad aria compressa.

Campriani, pur conquistando la qualificazione olimpica, in questi mondiali ha tirato notevolmente al di sotto delle sue possibilità. In parte per il cambio di regole avvenuto negli ultimi due anni in questo sport, ma non solo… Niccolò, infatti, ha spiegato che da qualche tempo un certo “malessere” lo accompagna in gara. Dopo i Giochi di Londra si è dedicato solo a sparare, dimenticando quasi tutto il resto, come ad esempio il fatto di aver dedicato tanto tempo a studiare per diventare un ingegnere. Per sua fortuna accanto a lui c’è chi gli ricorda che il tiro non è tutto. Parliamo appunto di Petra, che in questi anni non ha mai fatto mancare il sostegno al suo ragazzo, e che nel frattempo ha saputo andare dritta per la sua strada arrivando ad essere la prima italiana nella storia del tiro a segno a conquistare il titolo mondiale nella prova della carabina 10 metri donne. «Non mi sembra vero – ha dichiarato dopo aver conquistato la medaglia d’oro -. In realtà non è che mi senta chissà che campionessa. Cerco solo di essere brava in quello che faccio: una brava ragazza, una brava figlia, una brava fidanzata».

E poi ci sono loro, quelli del tiro a volo. Uno giovane, di belle speranze, e uno “anziano”, che però continua a gareggiare con l’entusiasmo di un ragazzino. Fino a questa settimana Antonino Barillà, marinaio ventiseienne di Villa San Giuseppe (Reggio Calabria), vantava nel suo personale palmares due medaglie conquistate lo scorso anno alle Universiadi e ai Giochi del Mediterraneo, ma non aveva ancora vinto niente di veramente importante. Così, in un colpo solo, sono arrivati l’argento mondiale nel double trap e la carta olimpica per Rio 2016, ovvero quella che sarebbe la sua prima Olimpiade. Davvero niente male per un atleta ancora in piena fase di maturazione sportiva.

Giovanni Pellielo, specialista del trap, di anni ne ha invece quarantaquattro. In questo caso parliamo di un veterano del tiro a volo italiano, un ragazzo stimato e ben voluto da tutti, profondo studioso di teologia (in passato aveva anche pensato di farsi sacerdote), uno che non ha mai nascosto la propria fede e che anzi ha cercato di testimoniarla in ogni angolo del mondo in cui ha gareggiato. Johnny, come lo chiamano gli amici, oltre ad aver vinto quattro titoli mondiali, di Olimpiadi ne ha già fatte sei, riuscendo a salire per ben tre volte sul podio (bronzo a Sidney 2000, argento ad Atene 2004 e Pechino 2008).

In questi giorni ha “prenotato” quella che potrebbe essere la sua settima Olimpiade giungendo terzo nei mondiali appena terminati. Il tutto, nonostante abbia vissuto un anno davvero difficile per la perdita del padre. «Non è stato facile recuperare la concentrazione e la motivazione dopo aver perso una delle persone più importanti della mia vita. Ma grazie all’aiuto di chi mi è stato vicino in questi mesi, in particolare Albano Pera (il suo commissario tecnico, ndr), continuo ogni giorno a lavorare impegnandomi al massimo come se fosse l’ultimo». E continuando a sognare di salire un giorno sul gradino più alto del podio a cinque cerchi. Perché in fondo, Rio 2016 non è poi così lontana.

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