Ecco gli alloggi per i rom del Triboniano!
Dal prefetto la promessa tanto attesa: le prime case non sono popolari, ma di enti e privati che le hanno concesse
Di via Triboniano si è appena occupato il quotidiano Washington Post . Una squadra di giornalisti americani è venuta al campo, ha ascoltato e scritto che ai nomadi «il comune addebita l’aumento del crimine», per cui in generale, sempre il comune, a Milano, come obiettivo finale, non vuole più nessun campo rom, e dunque in sostanza nessun rom.
«Aspetto dal prefetto la conferma delle disponibilità di case che si era impegnato a reperire come commissario straordinario», aveva detto la Moratti pochi giorni fa, riguardo allo sgombero dell’area del Triboniano dove sorge il campo nomadi che va abbattuto per creare gli spazi per l’Expò. Ora finalmente, la bella notizia! Piccola cosa ma che fa contente tante persone, davvero tante, oltre ovviamente gli interessati.
Le prime case, due dal Pio Albergo Trivulzio, tre dal Policlinico, un’altra decina da privati cittadini, stanno per essere consegnate ai rom. Dopo le promesse mancate, il successivo caos e, perché no, la brutta figura dell’amministrazione comunale, ora il prefetto Gian Valerio Lombardi ha assicurato che «abbiamo trovato le prime case per i rom di via Triboniano», il campo nomadi che dovrà essere abbattuto, poichè sorge su terreni destinati all’Expo.
In parte i rom sarebbero dovuti andare in ex appartamenti popolari di Aler e Comune, peraltro in condizioni drammatiche, mica castelli. Alcuni contratti erano già stati firmati, ci fu un polverone, lo scontro politico, il rimangiarsi e l’accusare, finché il progetto saltò.
Comunque, anche se le nuove case non sono popolari, non importa. Ciò che importa è che ci siano. A sollecitare la questione è stato il sindaco Moratti, che ieri aveva invitato il prefetto a bruciare i tempi, a fare in fretta. Lo sgombero è fissato al massimo per la fine di ottobre, cioè entro poche settimane. Pare probabile che verrà posticipato, con tutti i rischi di farlo in giornate di gran freddo, con le conseguenze del caso. Il campo è attualmente abitato da un centinaio di famiglie. Certamente non a tutti verrà assegnato un alloggio e ci si domanda dove andranno a vivere queste persone, anche perché sono pochi i rom che hanno accettato di rimpatriare, scegliendo l’unica vera offerta del Comune alternativa al venire cacciati e basta.
In Prefettura si susseguono giornate fitte di trattative e incontri. Sembrano importanti, in queste trattative, «figure di primo piano» della società civile cittadina. Il Policlinico fa sapere che «il Consiglio di amministrazione ha deliberato che gli appartamenti siano a misura di famiglia, ubicati in diversi stabili e scelti fra quelli inagibili e richiedenti interventi di ristrutturazione edilizia, previsti a carico degli enti responsabili del progetto di integrazione».