Eccellenze di smaltimento

Ci sono cittadini che apprezzano le discariche e imprenditori che in terra di camorra hanno ideato un ciclo virtuoso dei rifiuti: le comunità sono le reali protagoniste della salvaguardia ambientale

Muoversi verso una logica "rifiuti zero": ammesso che non si insegua un’utopia, si tratta di una frontiera di coscienza ormai ineludibile che consente di consegnare ai nostri figli un accesso a possibilità almeno paragonabili a quelle godute da noi. Ma quali passi richiede e, soprattutto, quali speranze scientifiche possono essere perseguibili?

Daniele Fortini, presidente di Federambiente, ha fornito a Greenaccord, forum dei giornalisti dell'ambiente, un quadro completo su cosa accada alle “30 milioni di tonnellate annue di rifiuti urbani italiani: se il 46 per cento va ancora in discarica, sono 5 i milioni che vanno negli inceneritori. Stanno però aumentando in modo notevole – ed è questo il bel rovescio della medaglia – tutte le attività di riciclo e di recupero, con esempi che in certi casi raggiungono livelli di eccellenza e di virtuosità, così come aumentano le aziende capaci di trarre il giusto profitto con progettazioni nuove e prodotti compatibili”.

Il decalogo sulla strategia "rifiuti zero" è stato illustrato da Paul Connett, scienziato ideatore della strategia Zero Waste, a cominciare da un’attenta " separazione alla fonte", per arrivare alla riprogettazione dei prodotti con un cammino assai meno utopistico rispetto a ciò che potrebbe sembrare. “Non sprechiamo soldi per gli inceneritori – ha concluso Connett – perché é più importante far sì che le comunità si riapproprino del proprio futuro”.

Sulla stessa linea Attilio Tornavacca, direttore di Esper, realtà italiana già scelta da numerose amministrazioni pubbliche per imboccare proprio la via dei "rifiuti zero". Interessante in particolare la possibilità per i comuni di ottimizzare costi e tempi rispetto agli imballaggi superflui e giungere alla cosiddetta tariffazione "puntuale" (sistema per cui il cittadino virtuoso viene premiato al momento di ricevere la bolletta). "E' vero – ha concluso Tornavacca – che non tutto si può riciclare, ma é altrettanto vero che non ci si può certo rassegnare a non tentare".

Di estremo interesse l’esempio una discarica ben gestita, conveniente per il territorio e perfino apprezzata dai cittadini del comune di Peccioli (Pisa). Renzi Macelloni, presidente della Belvedere SPA, ha incuriosito gli interlocutori con la singolarità di un’operazione emblematica della possibilità di avere anche discariche ben accette e produttive, attraverso un progetto che chiama in causa cultura, azioni sociali, valorizzazione del territorio, sostegno all'economia locale, ed è basato su una sorta di azionariato popolare che ha visto anche recuperare 40 casati agricoli in un territorio di enorme pregio ambientale.

E proprio dalla terra di Gomorra arriva anche un modello di impresa, capace di abbinare un business di successo ad una rispota concreta contro l’inquinamento: è la storia di Antonio e Nicola Diana e della loro Erreplast di Aversa (Caserta), oggi tra i principali siti di produzione di scaglie in PET da riciclo, che seleziona bottiglie in plastica per reimmettere nel ciclo industriale il materiale trattato, poi destinato ai settori del tessile e dell’abbigliamento. Alle spalle la morte del lungimirante padre Mario, assassinato dai clan nel 1985 perché, anche lui imprenditore, rifiutò di farsi strumento delle cosche camorristiche. Per onore e altrettanta forza, i figli hanno proseguito lungo la stessa strada, regalando un esempio di speranza e coraggio: elogiati pubblicamente dal pubblico ministero Antonello Ardituro, durante la sua requisitoria al processo di primo grado contro gli assassini del padre (“Non si sono fatti fagocitare: è un importantissimo dato sociale e processuale, di grande rilevanza per questa terra”) i Diana vantano oggi “due impianti con una capacità di smaltimento di 125mila tonnellate di rifiuti trattati provenienti dalla Campania, con una disponibilità di bottiglie di plastica che aumenta di anno in anno”.

La natura, come fece notare al mondo qualche secolo fa un certo Leonardo da Vinci, non produce rifiuti e l’uomo, al fine di esserne armoniosa creatura responsabile, non può scordare di seguirne regole di custodia, rispetto ed economia.

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