E se scoppiasse la guerra civile?
Mentre gran parte del mondo è in guerra e mentre gli Usa, poliziotti dell’Occidente, sono in crisi, rispunta il classico terrore americano. Non tanto questa volta di una invasione di extraterrestri o di mostri oppure di potenze avverse, ma di un crollo della democrazia col conseguente ritorno della guerra civile che si credeva fissata orma in un ricordo del lontano Ottocento.
Il film di Alex Garland racconta proprio questo clima apocalittico attraverso l’impresa di un gruppo di giornalisti di guerra che partono per Washington, assediata dai ribelli del Texas e della California, per intervistare il presidente asserragliato nella Casa Bianca. Sono Joel (Nick Offerman), Lee (Kirsten Dunst), fotografa abituata alle stragi, un vecchio giornalista e una ragazzina che si intrufola. Generazioni di giornalisti a confronto lungo la strada difficilissima a causa di stragi, caos, anarchia totale. La ragazzina dovrà crescere in fretta e abituarsi alla violenza e alla morte. Nonostante siano abituati all’orrore, il gruppo rimane sorpreso di tanta ferocia fin sulle soglie della Casa Bianca.
Il fim racconta con fredda calma, senza perdere attimi, la dimostrazione che in guerra tace ogni briciola di umanità: un uomo tortura un vicino di casa antipatico quasi per gioco, cinicamente. Le reazioni del gruppo sono diverse: il vecchio è saggio, ha visto di tutto, sa di dover difendere i colleghi più giovani. La ragazzina impara ad avere il sangue freddo, anzi quasi disumano. La fotografa forse ritroverà un briciolo di umanità, qualcuno sopravviverà. Ma come? E come saranno gli Usa dopo una simile strage?
Perché vedere Civil War? Non ci sono abbastanza notizie di morte ogni giorno? Eppure è necessario ammettere che la guerra civile che può sembrare impossibile può scoppiare in ogni società attuale,specie in quelle democratiche, perché la democrazia oggi è debole e le spinte separatiste affiorano. Basta poco a far scoppiare un conflitto interno.
Il film, crudo, spettacolare, rapido e riflessivo al contempo, parla con le immagini e i dialoghi. È meno immaginifico di quanto sembri. La disumanità è sempre in agguato. Perciò il film la racconta e dice il desiderio non solo negli States, ma anche nelle persone più riflessive, che un conflitto sociale vada risolto prima di portare ad una apocalisse umana.