E se la tosse fosse provocata dai vermi?
Negli articoli precedenti abbiamo parlato di parassiti esterni capaci di veicolare malattie anche pericolose (filariosi, leishmaniosi) ma ben conosciute. Accanto a tali parassiti ne esistono altri in grado di colonizzare gli organi interni di un animale (parassiti interni), a volte in modo subdolo, e causare malattie i cui sintomi, comuni a diverse patologie, spesso rendono difficile o non immediata la diagnosi. È il caso degli strongili, vermi che si nutrono di sangue e vivono tra cuore, vasi sanguigni e bronchi di cuccioli di cani (angiostrongylus vasorum) e gatti (aelurostrongylus abstrusus) che si infestano mangiando ospiti intermedi infestati (lumache) e, per il gatto, anche prede come roditori, uccelli, lucertole o rane.
Una volta contaminati i nostri beniamini rilasciano a loro volta le larve con le feci, che infestano l’ambiente e gli ospiti intermedi se quest’ultimi mangiano le larve. I sintomi più frequenti riguardano l’apparato respiratorio e sono conseguenza della migrazione larvale a livello polmonare, e si presentano con tosse secca, difficoltà respiratoria e debolezza. Sono state riscontrate anche emorragie, dimagramento, crisi epilettiche, vomito e diarrea, ma a volte la malattia passa inosservata perché non accompagnata da sintomi, in altri casi, invece, l’infestazione da parassiti è così massiccia da condurre addirittura l’animale a morte, soprattutto per le gravi lesioni causate ai polmoni.
È il caso di Lola, una nostra piccola paziente, che è giunta da noi dopo aver fatto varie visite e tentato diverse terapie, presentando una tosse secca a volte incontrollabile. La diagnosi non è immediata sia perché in un cucciolo con sintomi respiratori e non vaccinato il primo pensiero corre alle malattie infettive (vedi l’articolo sulle vaccinazioni) sia perché i comuni esami, soprattutto quello delle feci, non mettono in evidenza nulla.
Poi con una tecnica particolare (tecnica di Baermann) usata per controllare le feci, riscontriamo gli strongili. Partiamo immediatamente con la terapia specifica (indichiamo alcuni dei principi attivi spesso utilizzati: milbemicina ossima, fenbendazolo, ivermectina insieme al levamisolo). Dopo un iniziale miglioramento Lola comincia di nuovo a stare male, nel frattempo la proprietaria si è trasferita in Puglia e con lei anche Lola. Il veterinario che ha preso in cura la cagnetta ha continuato la terapia (fatta anche di liquidi in vena, antibiotici e cortisonici per proteggere l’animale dagli effetti negativi causati dalla morte massiccia dei parassiti), ma la piccola cucciola non ce l'ha fatta.
All’esame autoptico il collega ha riscontrato gravi lesioni polmonari. Sono queste, infatti, le cause che più spesso possono condurre a morte l’animale, insieme a infezioni batteriche secondarie. Da allora, quando nel nostro ambulatorio entra un cucciolo, tra i vari esami cui sottoponiamo il paziente, non manca mai un banale esame delle feci con tecnica di Baermann, ripetuto più volte poiché la liberazione esterna delle larve può essere intermittente. Accanto ad esso altra possibilità diagnostica, un po’ più invasiva, è un lavaggio bronchiale.
La strongilosi polmonare è una malattia presente sul nostro territorio, spesso sottostimata perché non diagnosticata. Con tale articolo vorrei stimolare l’attenzione del proprietario verso tale malattia, non perché debba sostituirsi al veterinario, bensì perché conoscendo le abitudini alimentari del proprio beniamino (lumache o prede) e notando qualche sintomo sospetto (tosse e difficoltà respiratoria) può aiutare il proprio medico a giungere in breve ad una diagnosi e ad aiutare così il proprio “amico” a quattro zampe.
(A cura della dott.ssa Letizia D'Avino – Centro medico veterinario "Zoe", via Aldo Moro 75, Somma Vesuviana, Napoli)