E se facessimo il tifo per le Far Oer?
Divagazioni sul tifo a poche ore da una sfida surreale.
A poche ore dal fischio d’inizio, a Firenze, di Italia – Far Oer, valevole per la qualificazione agli Europei di calcio del 2012, sembra che l’unica domanda un po’ interessante riguardi la presenza ed il comportamento del pubblico sugli spalti del Franchi. Quanta gente ci sarà, attirata da una simile impari sfida che non si preannuncia esattamente come uno spettacolo calcistico di alto livello? Ed i tifosi fiorentini come accoglieranno il loro ex allenatore, al rientro sul campo con una divisa diversa da quella viola indossata per anni?
Il primo turno delle qualificazioni europee, venerdì scorso, ha messo in luce che le nazionali con modesta tradizione calcistica non sono più intenzionate a stare a guardare. Cassano ha messo due toppe, con due tocchi di classe, ad una partita tanto noiosa da far sembrare i tanto poco talentuosi estoni interpreti di chissà quale nuova scuola calcistica dell’Est europeo. Ben peggior sorte è toccata al Portogallo, bloccato in casa sul 4 a 4 da Cipro, e soprattutto alla Francia, sconfitta in casa dai modesti bielorussi, apparsi dei fenomeni al confronto dei blues.
Episodio gustoso (qualcuno si è affrettato a definirlo tragico) quello che ha visto il telecronista Rai mandare in onda, contagiato dalla noia e dagli sbadigli evocati dal modesto spettacolo offerto in campo dagli azzurri, la pubblicità proprio mentre Cassano regalava il brivido (sic!) del primo gal azzurro agli estoni. «Se non c’è gioco, che almeno incassiamo i soldi della pubblicità», devono aver pensato in viale Mazzini. La figura rimediata non è delle migliori e non incoraggia a seguire con passione il tentativo, pur ammirevole, da parte di Prandelli di far risorgere un clan azzurro che ancora si lecca le ferite dopo il magro Mondiale in Sudafrica.
Il calcio, orgoglioso del suo matrimonio di reciproco interesse intrecciato da tempo con la pubblicità, si vuole imporre da tempo come lo spettacolo per eccellenza. Esso ormai vive di pubblicità e degli introiti televisivi ad essa legati: ma se lo spettacolo che offre è tanto modesto i conti rischiano di non tornare. Se ne sono accorti a Trieste, dove lo stadio della Triestina, una grande del passato, dedicato al glorioso Nereo Rocco, è semideserto ormai da anni. Così il presidente ha deciso di chiudere al pubblico un settore delle tribune ed al posto delle persone ha fatto mettere un enorme telone con stampate le sagome dei tifosi: non disturbano, non litigano, non lanciano fumogeni. Pazienza se non pagano: i tifosi di plastica fanno da sfondo alle riprese televisive e l’azienda che li ha messi sulle gradinate ricava spazi pubblicitari che portano utili alla squadra alabardata. Chissà come saranno contenti i giocatori, visti da occhi disegnati, applauditi da mani dipinte, anche se i loro stipendi li pagano le televisioni.
A questo punto perché non ci mettiamo a fare il tifo per le Far Oer? Non ce ne voglia Prandelli che ha bisogno di tutto il sostegno per far risorgere un calcio italiano senza vivaio, ma almeno proveremmo un certo interesse ed una certa emozione se Edmundsson o Samuelsen faranno un gol.