“E poi c’è Filippo”

La fiction in sei puntate di canale 5 diretta da Maurizio Ponzi, semplice, divertente e lineare, è quello che ci vuole quando comincia a fare caldo e la testa ha bisogno di sole, mare e intrattenimento non troppo impegnativo. Il Filippo dei titoli è un giovane affetto da sindrome di Asperger (il bravissimo Neri Marcoré), che dopo la morte della madre viene affidato alle cure del fratello Stefano (il bel tenebroso Giorgio Pasotti), avvocato dongiovanni ben poco disposto ad occuparsi di lui, ma spinto a farlo volendo assicurarsi una cospicua eredità. I due vivono con lo zio (l’ottimo Riccardo Garrone), lavorano presso il suo studio legale e in virtù di questo spesso si ritrovano a condurre indagini insieme. Messa così, la trama sembrerebbe fatta apposta per descrivere un dramma familiare. Invece, con tratti ora di barzelletta ora di fiaba, è una commedia leggera. La mamma defunta è un simpatico angelo-fantasma (Valeria Ciangottini) che torna spesso a far vi- sita al figlio per dispensargli consigli, il contrasto tra fratelli è in realtà l’altra faccia di un affetto solidale, l’autismo di Filippo è trattato, alla maniera di Rain man, con rispetto, ma anche con una vena ironica esaltata dalla interpretazione di Neri Marcoré, già altre volte in carriera alle prese (nei film di Pupi Avati ad esempio) con personaggi border line. Filippo si accoda spesso al fratello quando c’è da scoprire una truffa o il responsabile di un sequestro. Viene sulle prime respinto, ma poi, mostrandosi alla lunga tra i due, quello più sensibile, più intelligente, più preparato, sempre più spesso viene cercato dal fratello come bizzarro assistente investigativo. I due diventano coppia fissa, Totò e Peppino, il comico e la spalla, e tutto il film si regge sulle alterne vicende di questo rapporto tra fratelli. Con tutti i suoi tic e le molte manie, la fobia per i numeri e le smorfie, il personaggio costruito da Marcoré entra di diritto tra i detective per caso che, come don Matteo insegna, tanto successo riscuotono presso il pubblico televisivo. E poi c’è Filippo è tagliato su misura su un pubblico familiare, con dialoghi a volte fin troppo banali, pensato per una serata gradevole, piacevole, senza complicazioni. Un sorso e via. È gazzosa, ma alle volte è più gradita dello champagne. Gianni Bianco

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