È partita Alda Merini

Si è spenta all'età di 78 anni la poetessa milanese. Lasciando la sua città soltanto per il Paradiso, come aveva sempre desiderato.
merini

Nel giorno di tutti i Santi si è spenta a Milano Alda Merini, la voce più limpida della poesia contemporanea. Non a caso. Perché Alda con i suoi versi e con la sua vita ha raccontato la sacralità di ogni aspetto dell’umano: l’amore, la maternità, la sofferenza, la follia, la povertà, l’arte, la fede. Ci ha insegnato che i santi oggi si nascondono tra gli ultimi: tra quelli mai ammessi al banchetto, tra i letti di un ospedale psichiatrico, nelle soffitte dove anziani soli vivono dimenticati. Perché Alda con i suoi versi e con la sua vita ha raccontato il volto umano del divino: Gesù è l’amico, l’amante, lo sposo, il padre, il fratello.

 

Aveva 78 anni. Da qualche giorno era ricoverata in un ospedale cittadino per un tumore osseo. Viveva in una piccola soffitta in Ripa di Porta Ticinese 47, lungo il Naviglio, una di quelle case piene di polvere, libri e quadri. Varie volte avevano tentato di mandarla via da quella casa che conteneva come uno scrigno i ricordi e i pensieri di una vita. Ma Alda aveva sempre resistito ad ogni sfratto: «Lascerei Milano soltanto per il Paradiso», diceva. E così è stato.

Viveva in stato di povertà. Il Comune provvedeva ai suoi pranzi, perché Alda diceva:

 

«Io non ho bisogno di denaro.
Ho bisogno di sentimenti,
di parole, di parole scelte sapientemente,
di fiori detti pensieri,
di rose dette presenze,
di sogni che abitino gli alberi,
di canzoni che facciano danzare le statue,
di stelle che mormorino all’ orecchio degli amanti.
Ho bisogno di poesia,
questa magia che brucia la pesantezza delle parole,
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi».

(Alda Merini, Terra d’Amore, 2003)

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